Sulle tracce del Rinascimento. Pale d’altare nella Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli
3° Itinerario tematico Di pittura, marmo e terracotta: i materiali delle pale d’altare
3° Itinerario tematico Di pittura, marmo e terracotta: i materiali delle pale d’altare
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L’Itinerario vi accompagna alla scoperta dei differenti materiali e delle diverse tecniche impiegate per la realizzazione delle pale d’altare: legno, marmo, terracotta invetriata e dipinti murali.
Diversi fattori hanno contribuito alla scelta dei materiali da impiegare, come il gusto e le possibilità economiche dei committenti.
Le diverse tecniche producono effetti esteticamente differenti ma la struttura delle opere, sia nella forma del polittico che della pala quadra ripete sempre gli stessi schemi.
Dipinte su legno | 8 |
Marmo | 8 |
Terracotta invetriata | 4 |
Dipinti murali | 2 |
La tipologia più nota e quasi certamente la più diffusa sul territorio era quella delle pale d’altare dipinte su legno (1. Pontremoli, 2. Montignoso SS. Vito e Modesto). Erano realizzate con la tecnica della tempera su tavola, che prevedeva un lavoro lungo e minuzioso e coinvolgeva maestranze differenti: non solo pittori ma anche carpentieri, doratori e intagliatori. Le carpenterie, seppur poco conservate, avevano un ruolo di primo piano: esse non solo servivano a legare fra loro le parti dipinte ma fungevano da elemento di raccordo con le architetture del contesto (3. Montignoso S. Eustachio).
La presenza nel territorio delle cave di marmo è sicuramente il motivo della significativa presenza di pale d’altare in marmo bianco scolpito (4. San Terenzo Monti, 5. Fossola). È proprio la familiarità con questa preziosa materia prima a far sì che venga scelta anche per la realizzazione di arredi complessi come le pale d’altare per i quali solitamente si prediligevano altre tecniche. Talvolta alcune di esse presentano ancora tracce di policromia e doratura, secondo un uso diffuso nella statuaria rinascimentale. (6. Licciana Nardi).
Particolare l’esistenza nel territorio diocesano di tre pale d’altare ed un frammento realizzati in terracotta invetriata, una tecnica artistica messa a punto da Luca Della Robbia, intorno al 1440, a Firenze. La diffusione di questa tipologia di pale d’altare è legata in particolar modo all’ordine francescano, che ne apprezzava la povertà della materia prima. Ciò si è verificato anche in questo territorio, dove le pale d’altare in terracotta invetriata erano destinate prevalentemente agli altari delle chiese conventuali francescane a Massa (7. Massa Cattedrale) e a Villafranca in Lunigiana (8. Villafranca in Lunigiana, 9. Villafranca in Lunigiana), con un’eccezione nella chiesa parrocchiale di Antona (10. Antona).
Infine è da segnalare la presenza di due esempi di pale d’altare dipinte su muro (11. Pieve, 12. Torano). A spingere il committente verso la scelta di questa tecnica poteva essere in primo luogo il consistente risparmio economico rispetto ai costi delle pale dipinte su tavola, ma anche la presunta inamovibilità dell’opera e dunque il desiderio di commissionare un dipinto che potesse “sopravvivere” nel tempo.
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