1° Itinerario generale Dai monti al mare: pale d'altare in una terra di confine

18. Benedetto Buglioni, Natività

18. Benedetto Buglioni, Natività

Autore: Benedetto Buglioni
Titolo: Natività
Data: 1508
Materia e tecnica: terracotta invetriata
Misure: 225 x 204 cm
Collocazione: Massa, Cattedrale dei Santi Pietro e Francesco, cappella del Santissimo Sacramento
Vedi Scheda CEI – A (Beni Architettonici)
Vedi Scheda CEI – OA (Opera d’Arte)

 

Benedetto Buglioni (1459/60 – 1521) fu allievo di Andrea e Luca Della Robbia, dai quali carpì il segreto della terracotta invetriata, tecnica messa a punto nella loro bottega intorno agli anni ’40 del Quattrocento. Lavorò molto fuori Firenze e ricevette diverse commissioni anche in questo territorio. A lui è attribuita anche la pala d’altare della Chiesa di San Geminiano ad Antona (Antona).

 

Si ha memoria di un importante documento, datato 1508, in cui lo scultore Benedetto Buglioni dichiara di ricevere dal marchese di Massa, Antonio Alberico Malaspina, 70 ducati d’oro: di cui 35 dal Ser Giovanni, podestà del marchese, e 35 dal Pietro de Zanoli, procuratore dei frati di San Francesco di Massa, per il pagamento di “due tavole per me fatte e poste in opera e finite nella Chiesa de san Francescho de Massa” (Campori 1873, pp. 287-288). L’atto di quietanza sembra riferirsi alle due pale d’altare in terracotta invetriata che nella Visita Apostolica del 1584 sono ricordate all’interno della Chiesa. Esse rappresentavano l’una l’Epifania (dalla quale sembrerebbero provenire i frammenti ancor oggi presenti), l’altra la Trasfigurazione, della quale già nel corso del Seicento si perdono le tracce.

 

Oggi si possono ammirare solo dei frammenti dell’antica pala in terracotta invetriata rappresentate l’Epifania che ha subito diversi spostamenti e perdite nel corso della sua vita all’interno della Chiesa.

La Chiesa di San Francesco (oggi Cattedrale) era nata nel 1477 come Chiesa conventuale dei frati minori osservanti, grazie alla volontà di Taddea Pico della Mirandola, moglie di Jacopo Malaspina, marchese di Massa. Il suo aspetto originario era molto diverso da quello attuale, infatti già nel corso del ‘600 l’edificio, a seguito di un crollo, subì numerosi interventi finanziati dalla munifica famiglia ducale grazie alla quale l’edificio venne interamente ammodernato. La testimonianza più antica della presenza della pala in terracotta invetriata all’interno della chiesa è del 1584, in occasione della Visita Apostolica, che ricorda l’altare dei Magi o dell’Epifania del Signore con un’icona di terracotta, di proprietà della famiglia Venturini. Non sappiamo se la stessa famiglia abbia pagato anche la commissione della pala d’altare ma il documento del 1508 non la ricorda. Forse furono i frati ad acquistare la pala mentre la famiglia si caricò delle spese di realizzazione dell’altare, su cui infatti era scolpito il loro stemma.

Durante i lavori che interessarono la Chiesa tra Sei e Settecento anche questo altare venne modificato. In un contratto del 1730 tra la famiglia Venturini e i padri francescani si legge che l’altare è da molti anni “imperfetto” e che i Padri vorrebbero provvedere a portarlo a termine. Nel documento si stabilisce che i padri possano sostituire l’immagine di terracotta con una dipinta, inserire nel cornicione il loro stemma e un dipinto con Sant’Anna ma che venga comunque mantenuta l’arma della famiglia Venturini.

I frati fecero realizzare dal pittore massese Giacomo Grandi una tela raffigurante l’Epifania che ancora oggi è visibile nel secondo altare di sinistra della Chiesa. Come previsto dal contratto, nella parte superiore dell’altare si trova un piccolo dipinto con Sant’Anna e Maria Bambina e lo stemma francescano, mentre ai lati della mensa lo stemma Venturini è in parte scalpellato, ma il motto “Sempre buona fortuna” è ancora leggibile.

Con l’inserimento della nuova tela la terracotta venne smontata e smembrata, subendo alcune perdite.
Un inventario del 1802, redatto in occasione delle soppressioni napoleoniche, ricorda che i due frammenti di “scultura in terracotta rappresentante il Presepio” erano murati sotto l’organo.
Essi furono nuovamente spostati e collocati nella cappella del SS.mo Sacramento, dove si trovano oggi, verso la fine dell’Ottocento per volontà del Vescovo Emilio Maria Miniati (1894 – 1909).

 

L’opera fa parte dei seguenti Itinerari:

Itinerario generale Dai monti al mare: pale d’altare in una terra di confine

3° itinerario tematico Di pittura, marmo e terracotta: i materiali delle pale d’altare

5° itinerario tematico Pale d’altare tra perdite e dispersioni: storie da ricostruire

Per i personaggi rappresentati vedi qui sotto la mappa dell’opera:

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