1° Itinerario generale Dai monti al mare: pale d'altare in una terra di confine

21. Michele Ciampanti, Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista, Vito, Modesto e Pietro

21. Michele Ciampanti, Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista, Vito, Modesto e Pietro

Autore: Michele Ciampanti
Titolo: Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovanni Battista, Vito, Modesto e Pietro
Data: 1482-1483
Materia e tecnica: tempera su tavol,a
Misure: 150 x 200 circa
Collocazione: Montignoso, Chiesa dei Santi Vito e Modesto, coro
Vedi Scheda CEI – A (Beni Architettonici)
Vedi Scheda CEI – OA (Opera d’Arte)

 

L’ autore (notizie dal 1463 al 1517) fu uno dei più importanti pittori attivi a Lucca negli anni Ottanta e novanta del Quattrocento, dove ricevette numerose ed importanti commissioni e lavorò a stretto contatto con molti artisti, tra i quali Matteo Civitali.

Il suo riferimento fu la pittura fiorentina, conosciuta a Lucca grazie alle opere che i maestri fiorentini, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Filippino Lippi, avevano lasciato in città.

Il suo stile particolarmente originale lo fece definire dalla critica “un estroso pittore dall’umore fantastico e dalle conoscenze variate” (Ferretti 1975). Caratteristici della sua produzione sono ad esempio i volti delle Madonne che si caratterizzano per i lineamenti allungati, la fronte alta, gli occhi staccati e le mani dalle dita affusolate.

 

Si conserva un importante documento, datato 27 maggio 1482, in cui gli operai della pieve dei Santi Vito e Modesto, località Capanne, commissionarono a Michele Ciampanti “de Luca pictor”, una pala d’altare. Il pittore avrebbe dovuto rappresentare i personaggi stabiliti dai committenti ed usare buoni colori, oro e argento fino e blu lapislazzuli; si impegnava inoltre a concludere l’opera entro il 12 giugno dell’anno successivo e sistemare la tavola sull’altare. La scelta di commissionare l’opera al maestro lucchese può essere stata dettata dal fatto che Montignoso era allora un dominio della Repubblica Lucchese e dunque gli operai della Chiesa desideravano rendere omaggio alla città e, al tempo stesso, dimostrare un gusto artistico aggiornato.

 

L’opera fu realizzata per l’antica pieve dedicata ai Santi Vito e Modesto che si trovava in località Capanne a Montignoso.  Già all’inizio del Seicento, tuttavia, a causa dell’impaludamento dell’area, gli abitanti si allontanarono verso il centro del paese (località la Piazza) e la montagna, abbandonando lentamente la pieve. Nel 1673 il fonte battesimale venne trasferito nell’oratorio di Sant’Antonio alla Piazza e qui, a partire dal 1736, vennero svolte tutte le funzioni parrocchiali, tanto che all’inizio dell’Ottocento, per volere della popolazione, l’edificio fu trasformato in Chiesa plebana. L’architetto lucchese Cesare Lazzarini, trovando le fondamenta dell’antico oratorio gravemente danneggiate, decise di ricostruire completamente la fabbrica (1840-1841). Non si conosce il momento preciso in cui la tavola quattrocentesca fu trasportata nel nuovo edificio, sicuramente entro il 1809, anno in cui la pieve fu definitivamente abbattuta. È probabile che a seguito del suo spostamento, l’opera abbia perso sia la cornice, che altre parti quali cuspidi e predella che la completavano.

L’opera fa parte dei seguenti Itinerari:

1° itinerario generale Dai monti al mare: pale d’altare in una terra di confine

2° itinerario tematico Dal Medioevo al Rinascimento: dal fondo oro al paesaggio, dal polittico alla pala quadra

3° itinerario tematico Di pittura, marmo e terracotta: i materiali delle pale d’altare

4° itinerario tematico Il linguaggio delle pale d’altare: codici, iconografie e simboli

Per i personaggi rappresentati vedi qui sotto la mappa dell’opera:

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