Un crocevia di linguaggi. Tavole e polittici nel Levante genovese (XIV-XVI secolo)

Il Trecento: tra persistenze bizantine e influssi toscani

Il Trecento: tra persistenze bizantine e influssi toscani

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Tracciare un profilo completo della pittura genovese del Trecento è un compito complesso. Le fonti documentarie sono scarse e altrettanto esigue sono le opere sopravvissute al tempo e al costante rinnovo della dotazione di immagini sacre presenti nelle chiese. Ciononostante, dalle testimonianze superstiti emerge un panorama connotato da tendenze diverse, che interagiscono tra di loro segnando i caratteri della nascente scuola locale.

Da un lato, il dinamico ambiente artistico della capitale accoglie la proposta degli artisti provenienti da Oriente. Proprio maestranze costantinopolitane sono responsabili del ciclo decorativo realizzato sulla parete di controfacciata della cattedrale di San Lorenzo (1312). Parallelamente Genova intrattiene rapporti sempre più stretti con le botteghe senesi.

La presenza di modelli bizantini e toscani caratterizza anche il Levante Genovese, come testimoniano la Madonna del Ponte venerata nel santuario di Nostra Signora del Ponte a Lavagna e la Madonna dei Disciplinanti già nell’omonimo oratorio di Moneglia.

Sono d’altronde questi gli ingredienti su cui si fonda il linguaggio di Barnaba da Modena, il pittore emiliano destinato a dominare il mercato della pittura genovese per gran parte della seconda metà del Trecento. Titolare di una bottega assai prolifica e indaffarata – che esporta i suoi prodotti ben oltre i confini della città marinara – il maestro elabora una proposta efficace, capace di fare scuola. Se il nostro territorio non conserva manufatti direttamente riconducibili alla mano di questo vulcanico imprenditore del pennello, il successo della sua maniera è attestato dalla Madonna con il Bambino oggi conservata tra le sale del Museo Diocesano, realizzata da un artista formatosi a diretto contatto con i modelli di Barnaba.

Esempi toscani – ma questa volta pisani – nutrono invece sul crinale del Quattrocento l’autore del Polittico di San Lorenzo (Moneglia), che, sintonizzandosi sulle frequenze più aggiornate del clima pittorico genovese, le trasferisce anche in Riviera.

L’influenza pisana perdura ancora nei primi decenni del XV secolo. In opere come la Madonna con il Bambino già nella parrocchiale di Lemeglio è il sostrato su cui si innestano componenti più esplicitamente riconducibili alla tradizionale locale.

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