Il Trecento: tra persistenze bizantine e influssi toscani
Pittore senese, Madonna del Ponte
Pittore senese, Madonna del Ponte
Titolo: Madonna con il Bambino
Materia e tecnica: tempera su tavola
Misure: 80 x 72 cm
La storia della Madonna con il Bambino oggi custodita all’interno del santuario di Nostra Signora del Ponte a Lavagna si intreccia con quella dell’attraversamento che fin dal Medioevo unisce le due sponde del torrente Entella.
Nel 1210 Ugo Fieschi incentivava la demolizione del fragile ponte ligneo preesistente, sostituendolo con un solido manufatto in pietra da taglio, articolato in tredici archi e coperto da un tetto per offrire riparo ai viaggiatori. Presto affiancata da servizi indispensabili – come una stazione di sosta, un pozzo pubblico e una chiesa dedicata alla Maddalena – l’architettura divenne un’infrastruttura nevralgica per la viabilità della Riviera di Levante, una tappa obbligata per chi si spostava dal mare verso l’interno e viceversa. Proprietà e diritti del collegamento passarono dapprima alla Comunità di Chiavari e poi – nel 1428 – ai membri della confraternita dei Disciplinanti di San Francesco e Santa Maria degli Angeli (Chiavari).
Già nel XIII secolo, nei pressi della testata orientale del ponte, si ergeva una piccola cappella intitolata alla Vergine Maria, nella quale venne poi collocata la nostra immagine, probabilmente fulcro di un dossale o di un trittico.
L’effigie catalizza ben presto la devozione dei viandanti. Nel 1485 l’arcivescovo di Genova Paolo Campofregoso ne magnifica già le virtù miracolose (“quedam Imago B[eatae] et Gloriose Marie Virginis que aliquando miraculis suis sublimitate ipsius satisfactiones Virginis declaravit”) e l’anno seguente il cardinale Giuliano della Rovere menziona un “oratorium” edificato non solo per accogliere i pellegrini ma anche per custodire gli ex voto e le oblazioni offerte dai fedeli. Il consistente flusso di devoti spinge infine la confraternita a costruire un vero e proprio santuario, la cui fabbrica – conclusa nel 1492 – è supervisionata dal capodopera Simone Gatto che – secondo la tradizione – avrebbe ricevuto l’incarico per intervento divino. Mentre si trovava infermo all’ospedale di Genova avrebbe infatti sentito una voce che gli comandava di alzarsi e di fabbricare una chiesa nei pressi del ponte sull’Entella.
Fino a tempi relativamente recenti la tavola è stata ritenuta un’antica icona bizantina, attribuita addirittura all’evangelista Luca. Una lettura obiettiva dell’immagine è stata a lungo compromessa dalle ridipinture ed in particolare dall’intervento ottocentesco di Carlo Thermignon. Il restauro condotto nel 2009 ha permesso di recuperare almeno in parte l’aspetto originario, restituendo l’opera al suo corretto ambiente culturale.
La Madonna stringe il Figlio in un abbraccio tenerissimo: il Bambino accosta la guancia al volto della madre e, con un gesto spontaneo, le afferra il mento attirandola a sé. È un motivo iconografico che rimanda alla cultura figurativa senese degli ultimi decenni del XIII secolo, in particolare alla tradizione avviata da Duccio di Buoninsegna. Un richiamo evidente nel protendersi del dito indice della mano sinistra di Maria. Altri dettagli come la definizione dei ricci del Bambino o il motivo ad occhielli della sua veste avvicinano invece l’opera alle prime esperienze di Pietro Lorenzetti. Possiamo quindi datare l’immagine tra il 1305 e il 1310 e ricondurla ad una bottega attiva nella città toscana.
Ancora oggi il manufatto è incastonato nell’altare maggiore della chiesa di Nostra Signora del Ponte, dove continua ad attirare una viva devozione popolare. La sua lunga storia, intrecciata alla presenza dei Fieschi, fa di questo dipinto uno dei più affascinanti testimoni dei contatti artistici fra Genova e Siena nel primo Trecento.
Please , update your browser

