La Parola in-canto e immagini
Gli antifonari della Cattedrale
Gli antifonari della Cattedrale
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Del Fondo del Capitolo della Cattedrale fa parte la sezione definita “Corali” che si compone di ventidue codici manoscritti, di cui sette appartenenti al nucleo antico del fondo e oggetto del presente percorso.
I sette antifonari, un tempo in uso presso la Cattedrale e ora conservati in Archivio storico diocesano, comprendono ciascuno una sezione di antifonario rispecchiante gli usi liturgici a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Disposti secondo la struttura dell’anno liturgico, così si susseguono:
- – Antiphonarium de tempore ab adventu usque ad Septuagesimam (già Cap. E), sec. XV ex.
- – Antiphonarium de tempore a Septuagesima usque ad dominicam Palmarum (già Cap. F), sec. XV ex.
- – Antiphonarium de tempore a dominica Palmarum usque ad Festum Corporis Christi (già Cap. G), sec. XVI in.
- – Antiphonarium de tempore a prima dominica post Penthecostem (già Cap. H), sec. XVI in.
- – Antiphonarium festivum a S. Andrea usque ad SS. Petrum et Paolum (già Cap. B), sec. XV ex.
- – Antiphonarium festivum a vigilia apostolorum Petri et Pauli usque ad S. Andream (già Cap. C), sec. XV ex.
- – Antiphonarium commune Sanctorum (già Cap. A), sec. XV ex.
Il gruppo compatto si presenta attraverso il proprio biglietto da visita che mostra nella rubrica iniziale a f. 1r dell’antifonario E, il primo tomo della serie: «Ad honorem omnipotentis Dei et beatissimæ virginis Mariæ. Incipit antiphonarium feriale secundum <consuetudinem> romanæ curiæ. Amen».
Questa non è semplicemente una rubrica copiata in modo meccanico, ma è una professione di fede che colloca l’antifonario tra i mezzi usati per celebrare la gloria di Dio e dare un giusto culto ai santi, a cominciare dalla Madonna. Un culto che in modo particolare e suggestivo si esprime attraverso il canto. Il canto gregoriano nello specifico. Nonostante le varie libertà di intervento concesse ai musici, è evidente che essi devono sforzarsi di vivere una vocazione: Dio li chiama attraverso la Chiesa a cantare le sue lodi e a santificare l’assemblea orante. E’ in questo spirito ecclesiale che i cantori si sforzano di credere nel cuore ciò che cantano con la bocca o, in altre parole, di esprimere con la voce ciò che sussurra dal profondo della loro persona.
Nei suddetti libri si riscontrano diversi interventi posteriori e locali, ma la linea maestra da seguire è quella proposta autorevolmente dalla Curia romana nel XIII secolo.
Lo stretto legame tra i libri bergamaschi e la liturgia di Roma è confermata, per esempio, nella serie dei responsori della Settuagesima, la terza domenica prima della quaresima. Si tratta della Historia de Adam, dell’antifonario F, nella quale si osserva un netto distacco da più antichi usi italici (attestati negli antifonari dell’XI delle Biblioteche capitolari di Ivrea, Monza e Verona) a favore dell’allineamento con la tradizione romano-francescana.
La celebrazione e il suo riflesso nei libri liturgici evidenziano dunque l’esistenza di una continua tensione esistente tra la fedeltà all’impianto liturgico generale e al contempo l’attenzione alla comunità locale con le sue aspirazioni, la sua cultura e sensibilità teologica, le sue potenzialità operative.
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