Gli antifonari della Cattedrale
Antiphonarium festivum a S. Andrea usque ad SS. Petrum et Paolum
Antiphonarium festivum a S. Andrea usque ad SS. Petrum et Paolum
<< Fuit homo missus a Deo cui nomen erat Iohannes. Hic venit ut testimonium perhiberet de lumine, et pararet Domino plebem perfectam
Un uomo è stato mandato da Dio il cui nome era Giovanni. Eccolo viene per rendere testimonianza alla luce e per preparare un popolo alla venuta del Signore>> (f. 159 r. e v. )
L’antifonario contiene la prima parte del Proprio dei Santi, cioè quella sezione del libro liturgico che comprende il ciclo delle feste dei Santi, che va da Sant’Andrea (30 novembre) ai SS. Pietro e Paolo (29 giugno) escluso. Nel Proprio dei santi ogni formulario ha almeno un brano specifico ed esclusivo che si utilizza per quella determinata festa.
Il codice, membranaceo, presenta una numerazione moderna in cifre arabiche in inchiostro nero in alto a destra sul recto delle carte. La scrittura è una gotica libraria (si individuano almeno otto mani) in inchiostro nero; titoli e iniziali rubricati in rosso. Sei linee di testo si alternano a 6 righi musicali (tetragramma rosso, notazione musicale quadrata). La legatura è formata da due tavole di legno rivestite di pelle marrone decorata con trama impressa in piccoli rombi; bordi esterni dei piatti e labbri ricoperti di lamina metallica decorata a sbalzo con fiori e monogramma bernardiniano IHS. Sul piatto inferiore targhetta in pergamena fissata con sei borchie recante l’intitolazione Antiph(onarium) festivu(m) a S(ancto) Andrea usq(ue) ad S(anctos) Pet(rum) et Paul(um).
Le miniature presenti corrispondono a ricorrenze particolarmente significative, in particolare quella selezionata riguarda la Natività del Battista (24 giugno). Nella miniatura dell’iniziale “F” San Giovanni Battista è rappresentato a mezzo busto con i suoi tipici attributi (vesti di pelle, croce astile, agnello sul libro) e sul cartiglio vi è la scritta ripresa da Gv, I, 29: “Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi” (Gv, I, 29).
La ricca decorazione del codice, con miniature figurate a pieni colori e oro, è una preziosa testimonianza della fervida produzione miniata di Jacopo da Balsemo, nell’ultimo ventennio del secolo.
Dall’analisi stilistica delle miniature di questo codice, emerge la tendenza alla ripetizione di moduli compositivi e schemi iconografici. Molte sono infatti le somiglianze con codici precedentemente miniati e l’utilizzo di immagini di repertorio, soprattutto per le figure dei santi.
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