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    Il racconto del concorso per l’adeguamento liturgico della cattedrale di Santa Maria Assunta, Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca

    Ugento sorge sulla lingua di terra che, tra le acque dall'Adriatico e dello Ionio, all'estremo sud-est della Penisola si protende nel capo di Santa Maria di Leuca. Il suo nome è probabilmente da collegarsi alla radice protoitalica "auso-" da cui deriva il latino "aurum", oro: è un luogo dove si raccoglie tutto lo splendore della luce mediterranea. Una terra dove da tempo immemorabile si coltivano l'ulivo e la vite, e dove nel corso dei secoli si sono intreccianti gli influssi di diversi popoli e civiltà. Come ha scritto il Vescovo, S.E. Mons.Vito Angiuli «Il territorio diocesano di solito viene denominato "Sud Salento", "Basso Salento" o "Capo di Leuca", espressioni estremamente evocative perché richiamano il punto conclusivo della Puglia affacciato sul mare Mediterraneo e sottolineano anche il limite, la frontiera, la soglia dell'Italia e dell'Europa. Un terra-finestra, dunque, come l'ha definita il venerabile don Tonino Bello, figlio di questa terra, con una felice espressione ripresa da papa Francesco, il 20 aprile 2018, in occasione della sua visita e della sua preghiera presso la tomba del venerabile». Se l'agricoltura ha sempre caratterizzato la sua economia, negli anni recenti notevole importanza hanno acquisito alcune attività industriali e soprattutto il turismo, in particolare estivo. L'attuale denominazione della diocesi risale al 1° agosto 1959, quando con decreto della S. Congregazione Concistoriale, su richiesta del vescovo di allora, Mons. Giuseppe Ruotolo, all'antico nome della diocesi Uxentinae è stato aggiunto quello di S. Mariae Leucadensis. Il suo territorio si estende per 475 kmq. È suffraganea della sede metropolitana di Lecce, conta circa 123.000 abitanti (98% cattolici) e comprende 43 parrocchie appartenenti a 17 comuni, nella parte estrema della provincia di Lecce. La cattedrale e la sua storia Ugento nell'alto Medioevo ha subito lo sfregio delle invasioni barbariche e in epoche successive è stata oggetto di incursioni dei Saraceni. Nel corso di una di queste, nel 1537, l'antica cattedrale, sull'acropoli ugentina, è stata distrutta e ne è rimasta solo la cripta. La cattedrale attuale è stata edificata a partire dei primi anni del '700, su pianta a croce latina, in posizione leggermente arretrata rispetto a quella precedente, ed è stata consacrata nel 1745. Nel 1843 le è stato affiancato il campanile e nel 1855 la facciata in pietra dura di Campigliano è stata completata con l'erezione del pronao che, col suo timpano sostenuto da quattro colonne doriche, la rende a un sobrio ed elegante stile neoclassico, risaltando in modo netto seppure discreto sulla piazza principale della città, della quale è l'edificio più importante. Una prima risistemazione dello spazio liturgico è avvenuta a opera di Mons. Giuseppe Ruotolo alla fine degli anni '30 del '900: l'altare maggiore è stato arretrato al fine di collocare nel presbiterio, di dimensioni relativamente ridotte, la cattedra episcopale. Tra le altre opere più recenti di particolare significato si segnala nel 1940 la trasformazione della sacrestia in cappella eucaristica e nel 1944 la realizzazione della grande tela raffigurante i patroni della diocesi, posta nel coro dei canonici. Notevole il fatto che la cattedrale sia rimasta a lungo luogo di sepoltura: fino al 1881, quando è stato costruito il cimitero comunale. È rimasta per molto tempo anche l'unico luogo dove avvenivano i battesimi: sino al 1967, quando è stata istituita la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù nel rione di ponente della città. Le altre parrocchie della città sono sorte nel 1972 (San Giovanni Bosco) e nel 1986 (Santa Maria dell'Aiuto in Torre San Giovanni). L'adeguamento liturgico postconciliare è stato impostato dal vescovo, Mons. Michele Mincuzzi, subito dopo essersi insediato nel 1974: è stato aperto un ampio varco nella balaustra e l'altare è stato modificato, anche se ne è stato conservato il paliotto. Nel 2008 la cattedra, in precedenza collocata sulla predella dell'altare, è stata messa sul lato sinistro del presbiterio ed è stato eliminato l'ambone che si trovava su quel lato: così dei due amboni derivanti dall'intervento precedente è rimasto solo quello sul lato di destra (per chi guarda dalla navata). Negli anni più recenti alcuni restauri hanno interessato l'organo a canne, la sacrestia e gli altari ai lati della navata. Le ragioni del concorso e i passi preliminari Già nei primi anni del XXI secolo, a seguito dei restauri che hanno portato a riscoprire la bellezza policroma degli altari laterali, s'è cominciato a pensare a una più complessiva revisione dello spazio interno. Sebbene l'ubicazione dei poli liturgici fosse ritenuta adeguata, si sentiva la necessità di un loro aggiornamento e di ricavare maggior agio per i movimenti sul presbiterio. La decisione di risistemare i poli liturgici è maturata durante il periodo di riflessione sul tema "Educati dalla liturgia, educare alla liturgia" che ha preso avvio nel 2012 e ha visto diversi incontri su tematiche teologiche, pastorali, ecclesiologiche. In tale riflessione sono stati coinvolti gli uffici diocesani per la catechesi, i beni culturali e l'ecumenismo (quest'ultimo in merito agli influssi sulla cultura locale derivanti dalla tradizione ortodossa orientale). Continua a leggere il racconto a questo link sul sito www.bce.chiesacattolica.it        

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