Chiesa di San Giusto, Sinigo
CARATTERI ARCHITETTONICI
CARATTERI ARCHITETTONICI
La vecchia chiesa, costruita nel 1928 e consacrata nel 1941 è stata restaurata contestualmente alla costruzione della nuova chiesa. Il restauro interessò solamente la navata, costituita da un’aula rettangolare, ed il campanile che, come vedremo, fungerà da perno su cui s’incardinano la vecchia e la nuova chiesa, unite in un’unica armonica struttura. L’abside invece venne abbattuta per far spazio al nuovo corpo di fabbrica.
Questa Chiesa di S. Giusto, con la consacrazione della nuova chiesa, ha assunto la funzione di cappella feriale, in occasione di grandi celebrazioni aprendo la parete dell’abside può espandere la nuova aula aumentandone la capienza.
La nuova chiesa, consacrata solennemente il 4 maggio 2003 dal vescovo Wilhelm Egger, si presenta con un’unica grande navata disegnata su un settore circolare corrispondente ad un quarto di circonferenza. La superficie, complessiva anche dei locali della nuova sacrestia, sfiora i 700 mq. Uno dei due lati rettilinei della navata coincide in parte con il lato della vecchia chiesa su cui si apre l’arco absidale e su di esso è anche allineato il campanile, mentre l’altro lato rettilineo è la prosecuzione della parete meridionale del vecchio edificio di culto. Per chi giunge dalla Piazza Vittorio Veneto la facciata della nuova chiesa si presenta pertanto arretrata di circa 20 m rispetto alla facciata della vecchia.
La facciata si presenta come una imponente parete ricoperta di lastre d’arenaria estratte nel vicino Altopiano di Avelengo (Meltina) e trasmette un’impressione di solidità e di forza.
Il rosone, con la sua forma ottagonale richiama il rosone della vecchia chiesa. Ha al suo interno una vetrata che con semplici linee curve rappresenta una colomba stilizzata, simbolo dello Spirito Santo, luce che illumina e fortifica.
Sull’architrave del portale troviamo incisa la parola greca “SYN” (insieme) motto del defunto vescovo mons. Egger, richiamo alla convivenza, all’unità.
Il portone a due battenti è rivestito in noce, con venature simmetriche, con fini disegni.
All’esterno e centralmente ricoperto da un elemento scultoreo, che raffigura una croce formata da filamenti lineari in bronzo e particolarmente al centro è posta una forte scultura in bronzo dorato che rappresenta il pane della vita spezzato, prorompente di energia, che si dona ai credenti.
Lo spazio architettonico dell’interno della chiesa accoglie e avvolge subito il visitatore in un abbraccio unitario di piacevole armonia.
Il presbiterio e l’aula sono distinti, ma nello stesso tempo correlati, per cui tutti, sacerdoti e fedeli sono invitati ad unirsi in comunione fra di loro e con Cristo risorto, per essere con Lui, in Lui e per Lui, offerta gradita al Padre.
In armonia sono pure collocati gli arredi liturgici.
L’insieme richiama la realtà della Chiesa-Comunione.
Le due acquasantiere sono di arenaria, con lame di bronzo e anticipano le morbide linee del Fonte Battesimale.
Il soffitto a forma di tenda ha il suo punto focale sopra il tabernacolo e si estende a raggiera, con le sue sette travi che poggiano su sette colonne di pietra arenaria (7 è simbolo di perfezione), ciò vuol onorare la Santissima Eucaristia e custodire la santa assemblea dei credenti.
Nello stesso tempo questo si proietta verso l’esterno, dove si intravede, attraverso la vetrata trasparente di fondo, la natura circostante.
La cantoria è raggiungibile salendo una scala interna. Con la sua superficie di circa 80 metri quadrati ospita cori e bande musicali, secondo la tradizione tirolese. L’organo, opera del maestro organaro Paolo Ciresa da Bolzano, ha 26 registri.
Nel perimetro interno della chiesa sette colonne in arenaria sostengono altrettante travi maestre del tetto in legno lamellare. Esse richiamano alla memoria il tempio, la tradizione, e il numero sette ci rammenta un passo del libro dei Proverbi “la Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sette colonne.” (Pr. 9,1)
Lungo la parete di fondo della navata, in alto si sviluppa una vetrata a forma di una lunga falce di vetro trasparente che fa intravedere la natura circostante, con boschi, campi, cielo e montagne.
Il pavimento dell’aula sacra è in beola, pietra quarzifera della val Passiria, quello del presbiterio è in pietra arenaria.
I banchi della chiesa sono costruiti in faggio, disegnati dal Centro Ave e dall’architetto Flaim, e offrono circa 300 posti a sedere. La parete mobile, posta tra il tabernacolo e il muro del campanile, è aperta in particolari occasioni e così la vecchia chiesa di San Giusto fa corpo con la nuova chiesa in modo armonioso e funzionale.
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