Chiesa di San Giusto, Sinigo

PROGETTO LITURGICO E PROGRAMMA ICONOGRAFICO

PROGETTO LITURGICO E PROGRAMMA ICONOGRAFICO

L’assemblea celebrante è disposta a ventaglio intorno alla pedana presbiterale semicircolare in cui sono collocati i principali poli liturgici. L’altare si innalza al centro dello spazio absidale, concepito come ara sacrificale, centro della vita liturgica. In esso sono state inserite le reliquie dei tre santi patroni, San Giusto, San Giuseppe Freinademetz e Beato Giovanni Nepomuceno Tschiderer Von Gleifheim. In prossimità della mensa eucaristica, l’ambone è pensato con una forma ascendente e slanciata a significare la forza della Parola di Dio.

Il tabernacolo è posto nel punto focale dello spazio. E’ ricavato da un blocco monolitico di pietra portoghese, finemente scolpita dallo scultore Edoardo Dini, su disegno del Centro Ave Arte. Il tema del bassorilievo è “Eucaristia che ci fa Corpo mistico di Cristo”.
Sono raffigurate una schiera di persone che si armonizzano fra di loro e rivolgono lo sguardo adorante verso l’Eucaristia. Le figure salgono verso l’alto via via più sfumate, in una crescente spiritualizzazione fino ad unirsi in Cielo con gli angeli. Al centro del bassorilievo è scolpita una coppia di sposi che si tengono per mano e guardano a Cristo eucaristico.

Il Fonte battesimale è posizionato quasi specularmente all’ambone; l’opera, scolpita in pietra arenaria, si articola in tre vasche ricavate in altrettanti cilindri che si compenetrano formando un solo elemento. L’ acqua scorre nei tre livelli, a significare la Vita che sgorga da Dio, circolo tra le tre divine persone e si effonde sui battezzati.

Il Crocifisso, nel centro dell’abside, trasmette un potente e glorioso slancio verso l’alto: è il Cristo Pasquale che “esplode” nella Risurrezione, mistero di morte e di vita. L’opera in bronzo dorato è alta m. 3,10. Maria, posta accanto a Gesù, è la Desolata Gloriosa.
La statua ha le caratteristiche del bassorilievo e si erge verso l’alto con il tutto tondo.
Guardandola da sinistra è in armonia con il bassorilievo ligneo dei santi padroni, come guardandola da destra è in unità volumetrica con il Cristo. E’ alta m.2,70 in bronzo dorato.
Le statue della Vergine e del Cristo sono state realizzate dalla scultrice Ave Cerquetti del Centro Ave Arte di Loppiano.

Occupano una posizione privilegiata i tre compatroni raffigurati sulla parete a destra dell’abside. Diversamente dalle sculture di Cristo risorto e Maria, i santi patroni sono scolpiti a bassorilievo su tre tavole di legno di tiglio.
San Giusto, martire del III secolo a Trieste, san Giuseppe Freinademetz, missionario ladino con la Sacra Scrittura in mano e beato Giovanni Nepomuceno Tschiderer Von Gleifheim. La comunità di Sinigo ha proposto questi tre santi come compatroni al vescovo, che li ha approvati, perché i fedeli dei tre gruppi linguistici presenti nella parrocchia siano richiamati e aiutati a vivere nella comunione fraterna, per realizzare una autentica comunità. Tale trittico si inserisce in un più articolato gruppo scultoreo, più a sinistra della parete, in aderenza ad altre tavole scolpite con la stessa tecnica che raffigura la chiesa post-conciliare.
Al centro è posto il beato Papa Giovanni Paolo II, in un gesto di abbraccio universale. Alla sua sinistra è raffigurata Chiara Lubich fondatrice del Movimento dei focolari, simbolo del carisma della donna nella Chiesa, messaggera di unità e testimone del dialogo. Accanto a Chiara, la beata Madre Teresa di Calcutta, che sorregge un povero, rappresenta la dimensione della carità nella chiesa.
Il Papa è in dialogo con esponenti di altre religioni: un ebreo, un mussulmano, un buddista e due volti più sfumati privi di un esplicito riferimento religioso.
Il gruppo scultoreo ha la lunghezza di 6.60 m e 4 m di altezza; lo spessore delle tavole è di 12 cm mentre l’altezza delle figure va da 2,90 a 2,30 m. L’opera è stata eseguita dallo scultore Peter Kostner di Ortisei ed inaugurato il 4 maggio 2008.

Tutte le opere devozionali e i principali poli liturgici sono monocromatici. A tale austerità fa da contrasto la ricchezza visiva delle vetrate policrome concepite come pareti di luce. Si richiama in primo luogo la vetrata che collega il primitivo edificio di culto e il campanile con la facciata della nuova chiesa. L’opera, realizzata dalla pittrice Dina Figueredo del Centro Ave Arte con vetri “dallas” di 2 cm di spessore, è sorretta da una struttura metallica, alta 10 metri e larga 5; nell’essenzialità delle linee si presenta maestosa e allo stesso tempo sobria, introducendo dolcemente chi la guarda nella storia di Sinigo, avvolta e incamminata verso la luce dei “Cieli nuovi e terre nuove.”

Costituisce un richiamo visivo altrettanto significativo una seconda vetrata posta all’estremità orientale della parete presbiterale. L’opera articolata in 8 riquadri, è formata da un’unica composizione di linee, che disegnano una strada di luce (i colori luminosi) e di dolore (i colori cupi dell’azzurro e del viola). Esse vogliono esprimere i momenti più significativi della vita di Maria. I quadri raffigurati sono: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, le nozze di Cana e la vita pubblica di Gesù, il silenzio di Maria, Maria Desolata e la Gloria di Maria.

Nella cornice di porfido del campanile, sul lato destro dell’aula, è collocato il gruppo ligneo di piccole dimensioni raffigurante la Natività; si tratta di una composizione dello scultore Adolf  Vallazza di Ortisei alta 80 cm e larga 50 cm realizzata con vecchi pezzi di legno ricuperati. Con questo materiale povero l’autore ha raffigurato Maria che s’inchina in silenziosa adorazione sul bambino Gesù, un essere fragile, disceso dal cielo attraverso di Lei. Giuseppe, custode del Redentore, assorto in profonda contemplazione. Il tutto è dentro una capanna semplice ed essenziale.

 

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