Un crocevia di linguaggi. Tavole e polittici nel Levante genovese (XIV-XVI secolo)

Immagini dal nord: presenze d’Oltralpe nel Levante genovese tra XV e XVI secolo

Immagini dal nord: presenze d’Oltralpe nel Levante genovese tra XV e XVI secolo

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Nel corso del Quattrocento Genova si configura come uno dei principali crocevia mediterranei non solo per il commercio, ma anche per la circolazione delle immagini.

I rapporti intensissimi tra la Superba e il nord Europa – in particolare le Fiandre -, alimentati dalle imprese armatoriali e bancarie delle grandi famiglie cittadine, creano infatti un canale privilegiato per l’arrivo in Liguria della nuova pittura d’Oltralpe, così diversa da quella italiana per precisione analitica e luminosità dei colori.

Di questa ricca stagione di scambi, che percorre l’intero secolo e prosegue nel successivo, il territorio conserva oggi due testimonianze eccezionali: il Trittico di Sant’Andrea conservato nella chiesa di San Lorenzo della Costa, uno dei massimi esempi di pittura fiamminga ancora integra nel Levante genovese, e il frammento con l’Angelo della Passione oggi al Museo Diocesano di Chiavari, preziosa reliquia di un’opera più ampia.

A queste testimonianze superstiti occorre idealmente affiancare anche i manufatti che un tempo arricchivano il panorama artistico del Levante ma che oggi non si trovano più sul territorio. Tra essi occorre menzionare almeno il grande polittico realizzato da Gerard David per il convento di San Girolamo della Cervara, presso Santa Margherita Ligure: una macchina d’altare di qualità altissima rimossa dalla sua sede dopo le soppressioni dei conventi del 1798 e successivamente smembrata; i pannelli sono oggi dispersi tra i Musei di Strada Nuova a Genova, il Metropolitan Museum di New York e il Louvre di Parigi.

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