VIAGGIO NELLA CATTEDRALE DI ALTAMURA: da Federico II di Svevia all'ecclettismo ottocentesco

I matronei e il Mudima – Museo Diocesano Matronei Altamura

I matronei e il Mudima – Museo Diocesano Matronei Altamura

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La sede espositiva del MUDIMA costituisce la realizzazione di un modello di valorizzazione attraverso l’utilizzo consapevole degli spazi dei Matronei – ovvero dei camminamenti presenti sulla parte superiore delle navate laterali della Cattedrale di Altamura – e rappresenta la prima delle sedi  dell’unico Museo Diocesano che nel futuro sarà aperto verso le altre città della diocesi.

Il percorso museale si divide in più sezioni, disposte su più livelli, nelle quali sono conservate opere che vanno dal XV al XIX secolo, che molto spesso si intersecano e si amalgamo tra di loro in maniera armonica, presentando ai visitatori manufatti altrimenti caduti nell’oblio di depositi e archivi; essi costituiscono una testimonianza della ricca e oculata committenza artistica e devozionale dei prelati della chiesa altamurana nel corso dei secoli. A tale proposito proprio le prime sezioni sono state strutturate in modo da ricordare il percorso di fede e spiritualità che parte dalla Croce, fondamento della nostra fede e punto di partenza della liturgia, opera in argento cesellata da ignoti maestri meridionali tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo e sulla quale furono effigiate le figure del Cristo Crocifisso da un lato e di San Francesco, l’Alter Christus della tradizione francescana. La visita si articola poi tra manufatti d’argento come coperte di evangelari, calici, carte gloria e reliquiari, fino ad arrivare alla parte in cui sono conservati i paramenti sacri, sui quali spicca un piviale, conosciuto nella tradizione altamurana con il nome di Mantello di Murat, ma sicuramente realizzato reimpiegando un tessuto femminile della fine del XVIII secolo; il paramento, grazie agli stemmi presenti nella parte antistante dello stesso, sappiamo essere appartenuto al prelato Gioacchino De Gemmis. Attraverso un ballatoio che permette una visione ravvicinata dell’interno del rosone cinquecentesco della chiesa altamurana, si giunge nella seconda ala dei matronei, dove l’allestimento ha privilegiato la suggestione della fuga prospettica offerta dall’architettura senza intaccare la visione delle opere. Apre questa seconda parte una sezione dedicata alla scultura lapidea, dove è possibile ammirare opere che vanno dal XV al XVIII secolo, mentre la successiva è dedicata alla scultura lignea, con particolare riferimento a quella barocca del XVII e XVIII secolo. Tra le maestranze presenti in quest’ultima sezione vi sono interessanti testimonianze degli scultori altamurani Nicola e Filippo Altieri, attivi tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo e legati alla scuola di intagliatori barocchi napoletani. Conclude la parte di allestimento museale dei matronei la sezione dedicata all’archivio, dove sono esposte testimonianze cartacee conservate presso l’archivio capitolare come le pergamene in scrittura benedettina cosiddetta “beneventana”risalenti al XI-XII secolo e imbreviature notarili, platee, diplomi papali e regali e libri musicali compresi tra il XV e il XVIII secolo.

Nel piano inferiore è infine allestita una sala particolare perché pone l’accento sulla ricchezza dei depositi della nostra chiesa e su alcune “emergenze” conservative che pongono l’osservatore di fronte al problema annoso della conservazione e della tutela delle opere d’arte. Tra le testimonianze presenti segnaliamo un registro di amministrazione delle masserie del capitolo che, all’anno 1800, contiene una cronaca minuziosa delle vicende del 1799 ad Altamura, con il titolo evocativo di Zecher la Chorban, che in ebraico significa Ricordati della distruzione.

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