Miracoli eucaristici
Il miracolo custodito nella chiesa di Santa Croce
Il miracolo custodito nella chiesa di Santa Croce
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Tramanda la tradizione che nella seconda metà del ‘200 vi fosse a Lanciano la casa dove vivevano il carrettiere Jacopo Stazio e sua moglie Ricciarella e dove nel 1273 avvenne il prodigioso evento che rappresenta il secondo Miracolo Eucaristico della città.
La storia narra che Ricciarella per riconquistare l’amore del marito si recò da una fattucchiera e su suo consiglio durante la messa trafugò un osta consacrata. Tornata a casa la mise su una tegola arroventata per ricavarne un filtro d’amore; al momento della profanazione la particola, mutatasi in carne, cominciò a sanguinare e Ricciarella, inorridita, avvolse coppo e particola in un panno occultandolo sotto lo strame della sottostante stalla.
Il racconto prosegue narrando che, la sera, quando Jacopo cercò di far rientrare l’asino nella stalla l’animale, dopo molte insistenze vi si introdusse in ginocchio.
Dopo sette anni dai fatti, nel 1280, Ricciarella, sconvolta, confessò il suo delitto al frate agostiniano Jacopo Diotallevi dell’attiguo convento di Sant’Agostino, il quale scavando nel luogo indicato dalla donna recuperò l’involto e al suo interno la particola ancora sanguinante.
Il frate condusse le reliquie nel suo paese, Offida, nelle Marche, e da allora iniziò la venerazione delle tre Santissime Reliquie.
Dall’epoca del miracolo si diffuse nei paesi vicini l’uso di indicare i lancianesi come “frijaCriste” ovvero “friggitori di Cristo”, ritenendoli pertanto capaci di qualsiasi altra nefandezza.
A Lanciano due grandi storici parlano, nei loro scritti, del secondo miracolo Eucaristico di Lanciano: Antonio Ludovico Antinori e Omobono Bocache.
Mons Anton Ludovico Antinori, Arcivescovo di Lanciano dal 1745 al 1753, nelle sue “Antichità storico-critiche sacre e profane esaminate nella regione dei Frentani” racconta la storia del miracolo e ricorda la trasformazione della casa di Ricciarella in oratorio con il pieno consenso del suo predecessore Mario Bolognini (Arcivescovo di Lanciano dal 1579 al 1588).
Omobono Bocache (1754-1824) nel volume XI della sua “Cronaca” parlando degli agostiniani ricorda il miracolo di Offida.
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