Il miracolo custodito nella chiesa di Santa Croce
Lanciano e Offida: un miracolo condiviso
Lanciano e Offida: un miracolo condiviso
La storia dell’Ostia Miracolosa che a Lanciano nel 1273 si convertì in carne sanguinante e che oggi si venera in Offida è documentata in una pergamena dell’epoca, della quale purtroppo l’originale è irreperibile, ma di cui si conserva una copia autentica fatta per mano di notaio nel 1788.
Oltre la pergamena del sec. XIII esistono molti altri documenti che confermano la realtà del prodigio ed il suo culto ininterrotto nei secoli. Vi sono infatti numerose bolle di papi a cominciare da quella di Bonifacio XIII del 20 settembre 1295 a Giulio II, S.Pio V, Gregorio XIII, Sisto V, Paolo IV, Pio IX; interventi di Congregazioni romane; decreti vescovili dell’arcivescovo di Lanciano e del vescovo di Ascoli; gli statuti comunali di Offida risalenti ai primi del ‘400; doni votivi, i più antichi dei quali del sec. XIV e fra questi due anelli pontifici con stemma, tiare e chiavi incrociate, l’uno dono di Pio II e l’altro di Paolo II; epigrafi, iscrizioni, lapidi e gli affreschi di Ugolino di Ilario nella cappella del SS. Corporale del duomo di Orvieto che illustrano il miracolo di Offida.
Il miracolo è raccontato nella pagina “Il Miracolo custodito nella chiesa di Santa Croce”
Ad Offida le reliquie sono attualmente conservate nella chiesa Maria SS. Assunta nella Collegiata a seguito del sisma del 2016 che ha reso inagibile la chiesa di Sant’Agostino dove erano collocate.
Percorrendo la navata nella cappella del transetto a destra troviamo l’edicola che contiene le Sacre Reliquie. Il sacrario è stato riprodotto fedelmente all’originale, chiuso da due sportelli di legno simile nella decorazione a quello più antico del secolo XV (rimasto nella chiesa di Sant’Agostino). Nella costruzione originaria una volta aperto il sacrario si trovava una solida inferriata in ferro battuto munita di 13 serrature di sicurezza.
Aperto il sacrario ci si trova di fronte le tre reliquie
LA CROCE SANTA
E’ un artistico reliquario d’argento a forma di croce, su armatura lignea, ed estremità trilobate, adorne di sfere. Esso è rivestito di cinque lamine. In quella centrale è raffigurato Gesù crocifisso. Nelle altre quattro, sono quattro busti, dei quali i due del braccio trasversale rappresentano l’Addolorata e San Giovanni Evangelista; i due busti delle testate verticali rappresentano due angeli. Nella parte opposta una stauroteca bizantina che contiene quattro insigni frammenti della Croce e nella parte più alta, dietro un cristallo, sono visibili frammenti di carne insanguinata e tenui frammenti di pane.
IL COPPO
Secondo la pergamena del XIII nella quale viene raccontato il miracolo il “coppo irrigato di sangue” costituiva una prova della verità del racconto. Infatti nella parte concava, esso presenta macchie diffuse di colore grigiastro che sfuma verso il nero e che la tradizione riferisce al sangue del miracolo.
LA TOVAGLIA
E’ di lino grezzo con ricami di seta, come si legge nella pergamena, con tracce di bruciature, due macchie rotonde e alcune piccole gocce di color sanguigno. La tovaglia oltre al valore religioso ha senza dubbio un argomento di studio in quanto è l’unico tessuto profano, cioè casalingo, esistente al mondo che ci sia giunto dalla fine del secolo decimo terzo. Infatti mentre si possono trovare in musei e chiese tovagliati d’uso liturgico, la tovaglia di Offida è l’unica tra le preziose testimonianze dell’arte tessile e del ricamo medievale di uso domestico.
All’interno della chiesa di Sant’Agostino sono presenti gli affreschi che raccontano la storia del miracolo.
Ogni anno il 3 maggio si commemora l’evento miracoloso con una grande festa religiosa.
A tal proposito è interessante menzionare l’inno delle lodi mattutine alla Santa Croce compilato da Tomas Gualterij Giudonis il 10 gennaio 1330 e cantato dalle monache Benedettine in occasione della ricorrenza del 2016.
I dipinti di Ugolino di Prete Ilario nel Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto
Un prezioso documento narrativo del miracolo eucaristico di Offida esiste da secoli nel duomo di Orvieto risalenti al 1357.
I dipinti si trovano nella cappella del santissimo Corporale sopra l’altare di San Felice martire e rimasero a lungo nascosti dietro la “Madonna dei Raccomandati” di Lippo Memmi. Nel 1916 questo quadro fu rimosso e gli affreschi tornarono alla luce. La cappella del Corporale era stata iniziata nel 1351; nel 1357 si cominciò ad istoriarne la volta e le pareti. Poiché il ciclo pittorico è inteso ad esaltare l’Eucarestia si può pensare che quando Ugolino d’Ilario cominciò a dipingere dovevano già essere pronti i cartoni perciò la datazione del racconto pittorico può verosimilmente stabilirsi intorno al 1357.
I dipinti che ci riguardano sono quattro disposti ai lati dell’ogiva sovrastante l’altare di San Felice. Il primo e il terzo pannello sono a sinistra della monofora; il secondo e il quarto a destra.
Primo riquadro
Una donna ha gettato l’Ostia in una teglia ardente e , vedendola riempirsi di sangue, la ricopre di cenere; ma il sangue rifluisce maggiormente
Didascalia
Ista fecit maliam corpus Christi in teghiam ardentem quae impleta sanguine et stupefacta misit cinerem sed sanguis magis habundabat
Traduzione
Costei fece un maleficio mettendo il corpo di Cristo in una teglia ardente che si riempì di sangue, e spaventata (vi) mise (della) cenere, ma il sangue maggiormente abbondava
Secondo riquadro
Il dipinto è quasi completamente scomparso ma dalla didascalia si può riconoscere : la donna inginocchiata in una stalla nasconde le reliquie del miracolo sotto il letame
Didascalia
Quod absondit…. cooperiebat t…. sanguis habundabat (?) et tugulus (?)
Traduzione:
….Ciò…. (?) nascosto (o nascoste ?)… copriva… il sangue abbondava… e il tegolo (?)….
Terzo riquadro
La donna inginocchiata davanti ad un monaco confessa il sacrilegio
Didascalia
Mulier nomine…a.io..anda…om.da de contrada (?) parionis confessa fuit quod fecit maliam de corpore Christi mictendo in teghiam ardentem et abscondendo in stabulo
Traduzione
La donna di nome… (?) della contrada Parione confessò che fece un maleficio col corpo di Cristo mettendolo in una teglia ardente e nascondendolo nella stalla
Quarto riquadro
L’Ostia, sospesa sulla teglia piena di sangue, è rinvenuta nella stalla della donna e dal monaco in adorazione, mentre da un lato due giumenti si prostrano
Didascalia
Frater ru d… dra (?) invenit hostiam super teghiam… igurio de feno adorandam ipsam boves … (?)…
Traduzione
Il frate … (?) rinvenne l’ostia sulla teglia.. (?) dal fieno ad adorarla… (?) i buoi…
Benchè dalle didascalie manchino riferimenti topografici ed onomastici a Lanciano e Offida è sicuramente lecito pensare che questi dipinti illustrino il nostro miracolo.
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