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La vita di San Ranieri, patrono di Pisa

La vita di San Ranieri, patrono di Pisa

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La figura di San Ranieri, santo laico, è particolarmente degna di essere studiata e indagata perché vissuto in un periodo molto importante per la storia religiosa, civile e politica della città di Pisa, repubblica marinara e quindi fortemente condizionata dalla presenza del mare. Tra XI e XII secolo Pisa attraversò un periodo di grande sviluppo economico, giuridico e civico in cui furono realizzati i monumenti della piazza del Duomo: nel 1063 fu posta la prima pietra della cattedrale e nel 1118 fu consacrata; nel 1153 iniziò la costruzione del battistero; nel 1173 si ebbe la fondazione del Campanile e nel 1254 iniziarono i progetti per il Camposanto. Un’epoca particolarmente significativa anche per la storia religiosa di Pisa, che vide la presenza del vescovo Daiberto a Gerusalemme durante la prima Crociata e la erezione della chiesa di Santa Maria Maggiore di Pisa in arcivescovile, con poteri metropolitici sulle diocesi della Corsica (bolla del 22 aprile 1092). Infine nel 1138 papa Innocenzo II concesse alla Chiesa pisana la primazia sulla metropoli sarda di Torres.

Le fonti agiografiche relative al santo hanno di fatto contribuito a ricostruire la storia del territorio nel suo complesso, dalla topografia all’assetto urbanistico (si veda in questo percorso la pagina dedicata alle chiese di Pisa all’epoca di San Ranieri), dalle malattie alle attività lavorative, dalle abitudini e costumi locali alla mentalità della società di questo periodo.

La più importante e antica fonte agiografica, ossia la Vita Raynerii, fu realizzata dal canonico pisano Benincasa, compagno e amico di San Ranieri, pochi anni dopo la sua morte, avvenuta il 17 giugno 1160. Naturalmente l’esperienza di vita del santo raccontata nella Vita è fortemente condizionata dalla personale spiritualità e concezione della santità del Benincasa, così che ciò che emerge dall’opera è un  esempio di vita, un modello di santità cui la società del tempo doveva mirare. Questa fonte fu utilizzata dai pittori che nel Trecento realizzarono un ciclo di affreschi per il Camposanto pisano.

Nel fondo del Capitolo del Duomo di Pisa, nella raccolta Manoscritti, si conservano due redazioni della Vita, contenute in codici manoscritti, rispettivamente del XIV e del XVI secolo: il primo (Ms. C181) – passionario membranaceo trecentesco proveniente dal monastero di San Martino di Pisa – era conservato presso il monastero di San Silvestro di Pisa, prima di giungere al Capitolo. Il secondo (Ms. C37), cartaceo, contiene la traduzione in volgare, non datata realizzata prima del 1570. Esiste inoltre un’altra redazione contenuta nel manoscritto cartaceo Ar 7/23 (cc. 1-152) della Biblioteca del convento della Santissima Trinità di Livorno, risalente alla fine del Duecento.

Ranieri, figlio di Gandolfo e Mingarda, nacque a Pisa intorno all’anno 1115. La famiglia, di cui faceva parte anche la sorella di Ranieri, Bella, apparteneva al ceto medio mercantile e molto probabilmente risiedeva nel quartiere di Kinzica, a sud dell’Arno fuori le mura: dalla Vita sappiamo infatti che Ranieri fu istruito da un sacerdote di San Martino e la madre fu sepolta nella chiesa di Sant’Andrea (oggi non più esistente, sorgeva nell’area del Giardino Scotto). Alcuni eruditi del Seicento supposero che il padre di Ranieri appartenesse alla famiglia di mercanti Scacceri, attestata a Pisa in pieno Duecento e la madre fosse una Sismondi Buzzacarini, importante casata consolare.

Ranieri condusse la sua giovinezza in maniera spensierata, come tutti i giovani del suo ceto sociale fino a quando, trovandosi ad Arsiccio (località tra San Vito e Barbaricina) a casa di una sua parente, vide passare Alberto, nobile cavaliere corso che aveva abbandonato tutto ed era diventato oblato presso il monastero di San Vito. La parente invitò Ranieri a seguirlo e dall’incontro con Alberto iniziò la sua conversione: dalla confessione dei peccati presso il priore di Sant’Iacopo in Orticaia, ai primi segni della sua santità, come le numerose visioni.

Imbarcatosi intorno al 1137 su una nave mercantile diretta in Terrasanta per svolgere alcune operazioni commerciali per conto del padre, dopo una serie di eventi miracolosi decise di rimanervi permanentemente. Giunto all’altare del Calvario, nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, si spogliò dei sui abiti, indossò la pilurica del pellegrino e lasciò tutti i suoi beni alla sorella Bella. Iniziò così per Ranieri una vita fatta di preghiere, digiuni, visite dei luoghi sacri e visioni e doni mistici. Scelse come sua dimora la casa di una vedova a Gerusalemme, dove rimase fino al 1154 quando si imbracò ad Accon sulla galea che riportava a Pisa Ranieri Bottacci, importante esponente del ceto consolare. A Pisa la sua fama di santità si era già affermata e, al suo arrivo, Ranieri fu accolto dai canonici del Duomo.

Il giorno dopo si recò nella chiesa di Sant’Andrea in Kinzica per visitare la tomba della madre e infine si ritirò presso il monastero benedettino di San Vito, continuando la sua vita da laico penitente. In questo periodo operò numerosi miracoli, guarigioni e resurrezioni di morti (la Vita del Benincasa si dilunga particolarmente nel descrivere questi episodi). La sera di venerdì 17 giugno 1160 Ranieri morì a San Vito e il suo corpo fu trasferito in processione nella cattedrale ove, dopo la messa funebre celebrata dall’arcivescovo Villano, fu sepolto.

Per saperne di più visita le seguenti pagine del percorso:

Le chiese di Pisa al tempo di San Ranieri

Gli affreschi della vita di San Ranieri:

 

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