Le Confraternite religiose di Gubbio

La Confraternita di Santa Maria dei Laici o dei Bianchi

La Confraternita di Santa Maria dei Laici o dei Bianchi

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Note storiche biografiche e gli obbiettivi: II 13 agosto 1313 nobili, giudici, notai, mercanti e altri benestanti eugubini crearono una Confraternita sotto l’invocazione della Beata Vergine Maria. Nel 1315 essi ottennero dal consiglio comunale una casa e della terra (la casa è l’attuale parte del complesso di S. Maria dei Laici ad est, oltre il confine del porticato inferiore), risvoltante sulla via della Repubblica, la terra era lo spazio, allora non edificato, compreso fra detta casa e il “ponte nuovo”, quello che oggi conduce a via Piccardi. Nel 1338 l’Arte degli Scalpellini offrì alla Confraternita della Beata Vergine Maria una scultura lignea raffigurante la Madonna col Bambino con due Angeli assistenti e un bellissimo tabernacolo.

La Confraternita dei Bianchi ha avuto sempre un’importanza essenziale per la vita della città, per il notevole numero di iscritti al Sodalizio (oltre tremila) e per la particolare dedizione all’assistenza degli ammalati nell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia, il più grande della città, al quale, con Bolla di papa Giulio II il 9 agosto 1505, vennero uniti gli altri ospedali della città creando una nuova entità lo Spedal Grande. Fin dal XII secolo le Chiese erano in gran parte provviste di un ospizio per offrire vitto e ricovero ai forestieri di passaggio, nonché ai poveri ed agli infermi del luogo, in particolare a Gubbio dove il senso dell’ospitalità era molto sentito. Nel 1314 si ebbe il primo statuto rinnovato, secondo il Menichetti nel 1463. A parere di altri la data di costituzione non si conosce ed essi affermano che solo dieci anni dopo la sua istituzione, venne emanato il primo statuto e quindi è evidente che la sua costituzione risale al secolo XIV. Inizialmente la confraternita ebbe solo pratiche di pietà e il suo scopo era quello di provvedere alle elemosine per visitare i poveri e gli infermi e assicurare loro il vitto. Un documento importante è lo statuto scritto per ordine di mons. Mariano Savelli vescovo di Gubbio nel 1580, diviso in 7 Capitoli. C’è da rilevare che qualsiasi istituzione, nei secoli passati portava con sé l’obbligo di speciali pratiche religiose per i congregati nonché l’obbligo di frequentare il proprio oratorio nei giorni stabiliti. Interessante è il documento dove veniva definito l’abito che dovevano indossare i confratelli. Così vestiti con tutti i fedeli cristiani dovevano andare in giro nel mese di Settembre cantando “Misericordia Virgo Pia”. Il Mazzatinti dice che la Confraternita di S. Maria si occupava di uffizi drammatici che si rappresentavano nella Chiesa dove normalmente i fedeli convenivano e certe laudi sarebbero state cantate, per queste manifestazioni veniva utilizzato l’oratorio ipogeo detto più comunemente cripta.

Data di fondazione: 13 agosto 1313

Chiesa: aveva sede presso la chiesa di S. Maria dei Laici o dei Bianchi

Abito: sacco bianco, di lino, con un cappuccio largo, cinto di una corda e decorato con tre croci di lana rossa: una sul cappuccio e due in corrispondenza delle scapole. Inoltre avevano l’immagine di Santa Maria della Misericordia dipinta a colori su tessuto di lino applicata sul petto a destra.

Gonfalone: non conservato. Il 19 aprile 1456 ser Guererius di Ser Silvestri e Mariozus Rubei, come priori della Confraternita, commissionarono a Dominicus Cecchi pittore, un Gonfalone. Il pittore promise di dipingerlo, sul modello di quello vecchio, per 8 fiorini. Oderigi Lucarelli ricorda inoltre nel 1888 che “Lo stendardo attuale della Confraternita, surrogato a quello di Giuliano da Gubbio, è opera dell’Allegrini (1661).” Attualmente si trova negli U.S.A.

Fondo Archivistico: Archivio Diocesano di Gubbio, Fondo Curia Vescovile

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