La Confraternita di Santa Maria dei Laici o dei Bianchi
Chiesa di Santa Maria dei Laici o dei Bianchi
Chiesa di Santa Maria dei Laici o dei Bianchi
Nel 1313 essi ottennero dal consiglio comunale una casa e della terra (la casa è l’attuale parte del complesso ad est, oltre il confine del porticato inferiore), risvoltante sulla via della Repubblica, la terra era lo spazio, allora non edificato, compreso fra detta casa e il “ponte nuovo” quello che oggi conduce a via Piccardi. Su questa terra costruirono nel 1325 la chiesa ed alcuni anni dopo eressero l’ospedale per il quale la comunità di Gubbio donò la pietra. Nel 1377 le autorità della Confraternita dei Laici chiesero alla città di Gubbio di concedere la licenza per allungare il colonnato esistente di altre due o tre colonne Nel periodo 1400/1500 la Chiesa era parte integrante dell’ospedale. Quando quest’ultimo venne trasferito in un’altra parte del mercato (Campus Mercatalis), essa restò indipendente dal complesso. Il resto venne venduto alla Corporazione della lana. E’ solo agli inizi del XVII secolo che sopra di esso fu costruita la “Loggia coperta” per alloggiarvi 40 “tiratoi per la lana” e vi ricavarono 7 botteghe.
Nel 1467 venne costruito il campanile della Chiesa, che era decorata con numerosi affreschi. Nella cappella sotterranea le pareti erano tutte affrescate con episodi della Passione attribuiti a Giacomo di Beda di Benedetto, ma ancora tutti da studiare. Alcuni di questi affreschi nel 1966 furono «strappati», restaurati e trasferiti nel Museo Diocesano. Gli affreschi del cielo del presbiterio sono dell’Allegrini. Nella chiesa è anche conservato un dipinto ad olio, l’Annunciazione, di Federico Barocci.
Questo dipinto ha una sua storia.
Fu commissionato l ‘8 aprile 1610 dalla Confraternita dei Bianchi, e precisamente dal suo Priore, conte Muzio Beni, all’urbinate Federico Fiori detto il Barocci (1535-1612).
In quell’occasione furono stipulati dei patti:
– Le dimensioni del «Quadro d’Altare raffigurante la Nunziata», dovevano essere quelle richieste dalla Confraternita.
– Gli onorari venivano fissati in 400 scudi (con anticipo di 200 scudi).
– Qualora l’opera fosse rimasta incompiuta per sopravvenuta morte dell’artista, un collegio di periti avrebbe dovuto computare il valore della parte realizzata.
Il Barocci venne realmente a morte nel 1612 e l’opera rimase incompiuta. Gli eredi ebbero la somma stabilita dal collegio peritale, e il compimento dell’opera (l’Angelo annunciatore) fu affidato al suo allievo Ventura Mazza o Mazzi di Cantiano, per 45 scudi.
L’Annunciazione della Confraternita dei Bianchi è senz’altro l’ultima opera del Barocci, di poco successiva al Commiato di Cristo dalla Madre, conservato nel Museo Condé di Chantilly. Nel giugno 1619 il dipinto fu portato a Gubbio. Sostò qualche giorno nella chiesa di Madonna del Ponte, qualche altro in quella di S. Secondo, e il 4 luglio 1619, con imponente corteo a cui presero parte il Vescovo, le autorità comunali, molti cittadini, al suono della banda musicale, attraversata la città, fu deposto nell’Altare grande della Chiesa dei Bianchi.
Per dare maggior risalto a quest’opera, i confratelli tentarono ripetutamente (1633, 1648, 1650) di far sopraelevare la chiesa, ma inutilmente. Il dipinto è rimasto sempre al suo posto. Durante l’occupazione francese del 1798, il giorno 7 Germinale dell’Anno VI repubblicano (27 marzo 1798) il prezioso dipinto fu trasferito nella chiesa di S. Maria dei Servi, chiesa ufficiale della Municipalità, per impedirne una eventuale esportazione. Cessato il pericolo, fu riportato nella sua sede originale.
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