Le fonti di acqua viva nella Diocesi di Cuneo

Dalla sacralità al segno battesimale

Dalla sacralità al segno battesimale

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L’acqua è stata riconosciuta fonte di vita fin dai primordi della cultura umana. Nei miti, nelle cosmogonie e nei riti dei popoli l’acqua è considerata come supporto dell’origine degli esseri viventi. Essa porta germi di vita, alimenta, guarisce, purifica interiormente ed esteriormente, ringiovanisce.

Fin dalle remote epoche preistoriche si attestano segni di culto dei fiumi, delle sorgenti ed anche dei mari, con personificazioni di divinità che operano in questi fluidi. Per contrasto, nella sua funzione purificatrice l’acqua può diventare anche punitiva, in tal caso diventa segno negativo delle forze divine, raggiungendo il culmine nel diluvio sterminatore dei viventi.

Tuttavia nella tradizione biblica si è sviluppato un legame positivo tra l’acqua e la potenza superiore dello Spirito sia nell’opera creatrice (Gen 1,2) che nell’esodo (14,21). Nei profeti si preannuncia l’abluzione escatologica (Ez 36, 24-28), simbolizzata nell’acqua risanatrice che sgorga dal tempio (Ez 47, 1-12)

Questi elementi di rinnovamento vengono espressi nel battesimo conferito da Giovanni Battista sulle rive del Giordano, a cui lo stesso Gesù si sottopone. La comunità cristiana ha fatto di questo evento, celebrato nella fede in Gesù Cristo e nel nome del Padre, Figlio e Spirito, il sacramento fondante dell’appartenenza al nuovo popolo di Dio.

Nei primi secoli il battesimo cristiano venne praticato presso sorgenti o corsi d’acqua (Atti 8,36; 16,13). Gradualmente si strutturarono spazi per il battesimo nelle domus ecclesiae, anche trasformando i bagni in spazi di celebrazione rituale. Con lo sviluppo di strutture cultuali dal IV secolo sorsero i battisteri, edifici destinati a questo sacramento, costruiti al di fuori delle basiliche sacre.

L’area pedemontana presso le Alpi Marittime per oltre un millennio restò marginale alle vaste diocesi di Torino ed Asti, suddivise in questa zona dal solco del fiume Stura. Le poche pievi sorte nel territorio, Santa Maria di Pedona, Santa Maria di Caraglio e San Giovanni di Demonte, con ubicazione tutt’ora incerta, avevano nelle loro prossimità sia sorgenti che corsi d’acqua.

La più antica memoria di un luogo di battesimo, in questa zona pedemontana, è posta vicino alla tomba di san Dalmazzo a Pedona (attuale Borgo S. Dalmazzo), con riferimento ad una sito battesimale presso una sorgente verso il corso del torrente Gesso, dove un tempo era situato il tempio di Apollo, sostituito in seguito da un edificio sacro alla beata Tecla.

L’omelia che conserva queste memorie, attribuita a Valeriano di Cimiez, verso il 450, conserva accenni espliciti al battesimo, come inizio della fioritura della comunità dei credenti e dei frutti di vita rinnovata.

 

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