L'arte della miniatura
La produzione artistica di Jacopo da Balsemo
La produzione artistica di Jacopo da Balsemo
A Bergamo la figura dominante nel campo della miniatura fu quella di Jacopo da Balsemo.
Nato nel 1425 circa, il cognome “da Balsemo o Balsamo” indica presumibilmente una provenienza di area milanese.
Il padre Ambrogio era definito lui stesso con l’attributo “maestro” per cui presumibilmente svolgeva il lavoro di decoratore, artista, ornamentista o calligrafo. La prima menzione del miniatore a Bergamo risale al 1451, quando nel “Libro degli Estimati del Comune di Bergamo“, ora presso la Biblioteca civica A. Mai, risulta essere residente nella vicinia di S. Andrea, in città alta, nella casa di proprietà di Salvino II Dell’Acqua, conte palatino e padre della moglie Ursina (c. 92r.). Non è detto cittadino di Bergamo, “titolo” che acquisisce l’anno successivo e nemmeno maestro (lo sarà a partire dal 1453 quando nei documenti figurerà come «magistrum … miniatorem»).
Nel 1453, alla morte del suocero, Jacopo è istituito suo erede universale con l’obbligo di eseguire i legati specificati nel testamento e saldare i debiti pendenti. Di quell’anno è anche il primo lavoro noto di miniatura a lui attribuibile con certezza, cioè quello realizzato sullo Statuto di Bergamo. La morte dell’artista avvenne presumibilmente nei primi anni del 1500 (il suo testamento è del 1503), senza discendenza artistica.
La sua attività, che si concentrò soprattutto nel territorio di Bergamo, fu particolarmente duratura e feconda. A tal proposito, oltre ai Corali per Santa Maria Maggiore e della Cattedrale, ricordiamo le seguenti opere:
– Due breviari del Monastero benedettino femminile di S. Grata in Columnellis (uno ora conservato a Stoccolma e uno nella Biblioteca civica A. Mai) realizzati tra il 1485 e il 1486.
– Due corali per la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna. I due codici, un Antiphonarium ab Epihifania usque ad Pascha (n. 280) e un Antiphonarium ab Pascha usque ad Adventu (n.281), attualmente sono custoditi presso la Biblioteca del clero dell’omonima parrocchia che ha sede presso la Biblioteca mons. G.M. Radini Tedeschi dei Preti del Sacro Cuore di Bergamo. Nel primo l’artista sviluppa a colori ed oro le iniziali di diversi fogli, mentre nel secondo si conservano, oltre ad iniziali ornate a colori e oro senza scene, 6 miniature figurate. Qui l’opera di Jacopo, sempre di alta qualità, è più sobria e meno ricca di temi figurali, rispetto al lavoro di miniatura eseguito per i due maggiori templi della città. Lo stile iconografico, tecnicamente più acerbo, induce a collocare la loro esecuzione, o in una fase antecedente a queste due principali commissioni.
– Decorazione di quattro esemplari del Supplementum Chronicarum dell’umanista Giacomo Filippo Foresti; un’opera ricca di notizie storiche su Bergamo pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1483. L’incarico viene affidato al Balsemo dall’autore stesso, con il quale il miniatore intrattiene rapporti tra il 1483 e il 1486.
– Rilievi topografici di tutto il territorio bergamasco, eseguiti nel 1497-1498 per il Comune di Bergamo.
– Le Insegne del Podestà veneto, Stefano Contarini, e l’effige di San Marco sui libri Criminali del Comune nel 1502.
Dal punto di vista stilistico Jacopo da Balsemo è un esponente del tardo manierismo gotico lombardo, stile diffuso nello Stato di Milano a metà Quattrocento, che vive del riflesso della pittura del Foppa e del Borgognone. La sua cifra stilistica rimane pressoché costante in tutto il periodo d’attività e spesso è difficile riconoscere la sua mano da quella dei suoi collaboratori di bottega.
Singolarmente attaccato alla tradizione e a vecchie forme locali, non approccia alla “maniera” umanistica. Quest’ultima assai diffusa in area toscana e caratterizzata da strane incorniciature, grandi figure disinvolte, fregi marginali ornati di imprese e medagliette con alloro, putti vivaci che scherzano tra i fitti intrecci dei racemi. A Milano, nella prima metà del XV secolo, il miniatore a cui tutti guardano è il Maestro delle Vitae Imperatorum (attivo in Lombardia tra il 1430 e il 1450), il cui riflesso troviamo anche nel lavoro di Jacopo da Balsemo, ad esempio negli archetti di biacca nel campo interno. Nel lavoro di Jacopo si aggiunge però una grazia, una perizia e una finezza riconducibili alla figura di Michelino da Besozzo e che riscontriamo ad esempio nella raffinatezza dei panneggi della Santa Lucia dell’Antifonario B della Cattedrale.
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