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Il culto nell’ecclesia cittadina

Il culto nell’ecclesia cittadina

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Il cuore della Bergamo cristiana, di ieri e di oggi, è il complesso cattedralizio, o insula episcopalis, che dall’epoca medievale si è costituita intorno all’attuale piazza Duomo. Esso essenzialmente formato dalla chiesa di San Vincenzo (con i due Capitoli di San Vincenzo e Sant’Alessandro) e della chiesa di Santa Maria (sia la “vetus” che la Maggiore) rappresenta il modello liturgico e architettonico “a cattedrali doppie”, tipico di tutte le città lombarde.  Ancora nel XV secolo, sono infatti attestate numerose celebrazioni (collecta) che vengono iniziate in una chiesa e terminate nell’altra (stazione), o celebrazioni che vedono riunirsi tutto il Capitolo cattedrale nell’una o nell’altra delle due chiese, a seconda del calendario liturgico e delle consuetudini locali (es. in S. Maria si celebrava per le solennità della Beata vergine, nella messa in aurora di Natale e nelle veglie di Pasqua e Pentecoste per antico diritto del vescovo sul fonte battesimale).

La liturgia cristiana è nata nel canto e col canto. La prima testimonianza di un’istituzione musicale al servizio della chiesa Cattedrale di Bergamo probabilmente risale all’897 quando il vescovo Adelberto (894-929) istituì in S. Vincenzo non solo un Capitolo di Canonici ma anche, annessa ad esso, una Schola puerorum, nella quale accanto all’insegnamento della grammatica vi era quello della musica e del canto per il servizio religioso. La Schola, sicuramente dal secolo successivo, era deputata stabilmente all’esecuzione di quel canto, detto gregoriano, che proveniva proprio dalla fusione del canto romano antico con quello franco e che la riforma carolingia propugnava come mezzo di unificazione liturgico-musicale del regno e della chiesa latina. E’ del 973 l’atto con il quale il vescovo Ambrogio (c.970-975) dona in usufrutto degli immobili ai due ecclesiastici, maestri di grammatica e canto, perché possano dedicarsi assiduamente all’insegnamento, liberi da preoccupazioni economiche.

I primi codici musicali custoditi a Bergamo risalgono, all’XI e al XII secolo, anche se, con tutta probabilità, non sono stati scritti né per la cattedrale né per altre chiese della Diocesi e quindi riflettono usi liturgici e musicali propri dello scriptorium di provenienza o della committenza (es. il Graduale di area monzese del sec. XII presente nella gallery fotografica).

Serve attendere la seconda metà del XV secolo, per aver testimonianza dei primi libri liturgici espressamente confezionati per la Chiesa di Bergamo, che furono commissionati a seguito del distacco canonico-giuridico di S. Maria dal complesso cattedralizio avvenuto nel 1449 e la conseguente esigenza pratica di dotarsi di libri corali propri da parte di ciascuna delle due chiese.

La Misericordia Maggiore o MIA, alla quale fu affidata la gestione della basilica di S. Maria, negli anni 1449-1468 si occupò di dotare la basilica degli gli otto Antifonari (i libri della liturgia delle Ore con Antifone, Responsori, Versicula) i più necessari per la vastità del repertorio cantato; mentre agli anni 1479-1489 risalgono i quattro Graduali (contenenti il repertorio della Messa), il cui corpus musicale era più stabile e conosciuto e quindi meno impellente.

Per gli Antifonari, la prima menzione la si trova in un Inventario dei beni appartenenti alla chiesa di Santa Maria Maggiore del 1449; mentre nel “Registro delle Terminazioni” della MIA relativo agli anni 1467-1473, alla data 19 dicembre 1468 si trova annotato l’incarico affidato a don Giacomo Cifrondi e al consigliere Monello de Bullis, di valutare le miniature eseguite da Jacopo da Balsemo. Il termine “factas“, non chiarisce però se a quella data fossero state realizzate tutte, visto che vi sono Antifonari che presentano spazi vuoti per miniature mai compiute. Per quanto riguarda i Graduali invece, essi compaiono per la prima volta negli “Inventari della chiesa di Santa Maria Maggiore” del 1479.

Il Capitolo della Cattedrale di San Vincenzo, a cui almeno dal IX secolo si occupò dell’officiatura solenne della chiesa madre, provvide invece a far miniare cinque antifonari tra il 1486-1498, mentre gli ultimi due, li fece confezionare prima del 1493 da Giovanni Pietro Gadio da Cremona, ma decorare nel primo ventennio del sec. XVI. Così ci suggeriscono le attestazioni di pagamento  riportate rispettivamente nel “Registro degli instrumenti” (1488-1538) e nel “Sommario delle parti del Capitolo della Cattedrale” (1458-1746) in cui venivano annotate le delibere in materia giuridico-amministrativa del Capitolo, riunito in sede plenaria.

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