Il culto nell’ecclesia cittadina
La liturgia medievale
La liturgia medievale
Il culto a servizio dell’intera societas christiana si sviluppava con caratteristiche precise, che sono espressione della mirabile fusione tra le arti, il pensiero e la spiritualità che hanno permeato quest’epoca.
- Quella medievale è una liturgia ordinata, sia nella distribuzione dello spazio sacro che nella gestione rituale delle persone, riflette la struttura gerarchica della Chiesa sulla quale è strutturata anche la società civile. Lo spazio sacro ne è epifania: il santuario al cui fondo si staglia l’altare è il cuore dell’edificio sacro e del rito; dinanzi lo spazio della preghiera corale, il coro, che racchiude il clero; una iconostasi (con la sua teoria di Santi) che separa in modo più o meno evidente il presbiterio dalla navata; ed infine la navata riservata ai fedeli. Tutti indistintamente rivolti a Cristo, il Veniente, raffigurato nell’abside o anche solo simboleggiato da essa, con la sua forma concava. Tutti orientati nella stessa direzione.
- La liturgia medievale è una esperienza immersiva. Passa innanzitutto attraverso l’udito e in seconda battuta attraverso gli altri sensi. Non si deve vedere la liturgia per parteciparvi, è abbastanza essere immersi nello spazio sacro e sentire. Quello che si vede e che si può vedere (celebranti, movimenti, processioni, arredi) è sufficiente per stimolare l’immaginazione e la fede: l’immaginazione della Gerusalemme celeste e della sua splendida liturgia, di cui la liturgia terrena è specchio, e la fede che a questa Gerusalemme fa tendere. Il vedere diventa una preoccupazione tutta tridentina, quando le istanze umanistiche e luterane spingono verso una partecipazione soprattutto visiva e in un certo senso spettacolare. Ascolta nel video che segue, alcuni brani che appartengono all’epoca d’oro del gregoriano (secc. IX-XI) in cui i canti da sillabici diventano melismatici, cioè con più note per ogni sillaba, in funzione espressiva (per sottolineare alcune parole importanti) e più in generale musicali, fino allo jubilus dell’Alleluia che prende il posto del testo, “perché l’anima non sa più cosa dire”, come chiosa S. Agostino.
- E’ un rito fortemente simbolico in cui tutto ciò che si compie nella coscienza deve obbligatoriamente tradursi in un gesto; ciò soddisfa un bisogno profondamente umano: quello del segno fisico senza il quale la realtà rimane imperfetta, incompiuta, fatiscente. L’interpretazione mistica di ogni singolo aspetto del rito della Messa, anche minimo – dai paramenti del celebrante alle singole genuflessioni e a ogni singola parte delle celebrazioni – sono ulteriori significati di senso che si aggiungono in senso verticale e si stratificano. Ciò permette al fedele di passare dal meno – cioè dal più elementare significato di natura anche pratica – al più, cioè ad una comprensione mistica sempre più sofisticata e spirituale, in vista di una partecipazione piena al Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo.
In questo senso le chiese di questo periodo, diventano un microcosmo nel quale il macrocosmo si rivela e l’uomo medievale si sente a casa sia quando è in chiesa, che quando ritorna nel mondo, che, per quanto differente, è estensione stesso dello spazio sacro ed immagine del creato.
Musica Cathedralis - Codices Antiqui - Jubilate Deo
Esibizione della Schola gregoriana del Duomo di Bergamo, diretta da don Gilberto Sessantini, in occasione di Musica Cathedralis - Itinerari di Musica sacra nel Duomo di Bergamo (ed. 2011)
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