La Cattedrale di Sessa Aurunca: monumento di Arte e Fede
L’Ambone ed il Candelabro per il cero pasquale
L’Ambone ed il Candelabro per il cero pasquale
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L’arredo liturgico medievale, sebbene fortemente cancellato dai lavori di ammodernamento dei secoli successivi, presenta ancora delle valide testimonianze riferibili a quel momento storico. Tra questi vi è l’ambone ed il candelabro per il cero pasquale che fanno bella mostra sul lato destro della navata centrale. L’ambone fu realizzato nella prima metà del XIII secolo in linea con lo stile dettato da quelli della Cattedrale di Salerno (in particolare l’ambone “Romualdo Guarna”). Quattro leoncini stilofori e due leopardi fanno da base ad altrettante colonnine aventi capitelli fogliati ed abitati da figure femminili e maschili. I plutei della cassa sono mosaicati con paste vitree e riproducono prevalentemente elementi geometrici ad eccezione di due fenici o pavoni. Lo spostamento settecentesco ha verosimilmente causato un’alterazione di alcune sue parti. Tra queste vi è l’uomo avvolto dalle spire di un serpente ed afferrato saldamente da un’aquila che sembra essere posizionato fuori contesto e privo di qualche sua parte. Al lato dell’ambone vi è il candelabro per il cero pasquale caratterizzato da un’alternanza di strisce mosaicate con altre in marmo bianco. I due nodi riproducono a bassorilievo scene attinenti la Veglia pasquale, momento dell’anno liturgico in cui l’ambone ed il candelabro sono utilizzati per la proclamazione dell’Exultet, l’accensione della luce e delle letture. La base del candelabro è anch’essa decorata da sculture a bassorilievo, che si discostano per il risultato plastico da quelle dei nodi avvicinandosi alle Storie di Giona realizzate dallo scultore Pellegrino, nome riportato sull’iscrizione posta ai margini del pluteo. Questo è attualmente posizionato sulla parete retrostante l’ambone ma in precedenza era murato nella parete del coro settecentesco a seguito dei lavori d’ammodernamento. Non tutti gli studiosi concordano nel ritenerlo come parte integrante dell’attuale ambone per una discordanza di forme che “non si accordano con quelle richieste dai pezzi con le storie di Giona”. Innegabile è la sua bellezza che si differenzia con la resa formale, l’accuratezza dello studio anatomico e l’innovativa spazialità da soluzioni presenti su altre lastre analoghe.
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