La Cattedrale della Madonna del Ponte: storia, arte, devozione

I lavori nella Cattedrale tra il XVIII ed il XIX secolo

I lavori nella Cattedrale tra il XVIII ed il XIX secolo

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L’attuale assetto della Cattedrale della Madonna del Ponte di Lanciano è il risultato di modifiche e innovazioni architettoniche e artistiche contraddistinte dal richiamo alle più avanzate influenze lombarde, romane e napoletane, apportate in più fasi tra il XVIII ed il XIX secolo.

A inaugurare il nuovo corso dei lavori a inizio XVIII secolo furono i repertori decorativi ad affresco con ordini architettonici, Profeti, Dottori e Sibille realizzati dal pittore Antonio Maria Purano, mentre nel 1740 fu predisposta la posa in opera di una nuova pavimentazione di mattoni con fasce ed ellissi di pietra: un contesto rinnovato che fu celebrato dalla riconsacrazione dell’edificio nel 1752 da parte dell’Arcivescovo Antinori. Solo due anni dopo, nel 1754, l’arrivo da Napoli di Monsignor Giacomo Leto fu contrassegnato da uno spiccato desiderio di rinnovamento della Cattedrale per adeguarla alla pari degli edifici religiosi napoletani e romani.

L’impresa prese avvio con la demolizione nel 1762 dell’altare in laterizio cinquecentesco ai fini della sostituzione con un esemplare analogo in marmo, mentre nello stesso anno si consacrò il nuovo capoaltare progettato dall’architetto napoletano Gennaro Campanile e realizzato dal marmoraro napoletano Crescenzo Trinchese. Infine, nel 1778 i procuratori della Santa Casa conferirono l’incarico di realizzare un progetto di ristrutturazione del tempio all’ingegnere napoletano Domenico Prezioso e all’architetto e stuccatore ticinese Carlo Fantoni, iniziato nel 1785 e concluso nel 1794 seppur con modifiche: il risultato finale è una navata unica preceduta da un vestibolo, con presbiterio rialzato e coperto a cupola, che risente dell’influenza del modello del Vignola per la Chiesa del Gesù a Roma soprattutto nell’unità dei rapporti prospettico-luminosi, mentre l’apporto di stuccatori e decoratori è da attribuire a comaschi come Alessandro Terzani, autore dei rivestimenti in finto marmo e stucco veneziano. Gli ingenti lavori determinarono la distruzione degli apparati decorativi realizzati solo a inizio secolo da Antonio Purano; pertanto, fu incaricato il napoletano Giacinto Diano di realizzare un nuovo ciclo di affreschi per le volte e la cupola, realizzate tra il 1787 e il 1788, mentre tra il 1790 e il 1793 eseguì anche venti semilunette e due grandi pale per gli altari laterali con la Natività di Maria Santissima e il Martirio di Santo Stefano. Nel 1788 la chiesa fu riaperta mentre i lavori erano ancora in corso, e tra il 1790 e il 1792 la realizzazione di cinque altari lateri minori oltre alla Cappella del Sacramento, chiusero, di fatto, una lunga e complessa stagione settecentesca di rinnovamenti della Cattedrale.

Il XIX secolo si aprì con la realizzazione di progetti di facciata per la Cattedrale da parte dell’ingegnere teramano Michitelli, che tra il 1822 e il 1825 porta a termine il prospetto in stile neoclassico con pronao tetrastilo aggettante scandito in tre parti mediante l’utilizzo di quattro colonne corinzie, sacrificando tuttavia l’antico atrio costruito nel 1640 e l’adiacente chiesa dell’Annunziata.

A partire dalla seconda metà del XIX secolo l’Ingegnere Filippo Sargiacomo è chiamato a più riprese a collaborare al cantiere plurisecolare della Cattedrale di Lanciano: nel 1894 e successivamente nel 1908 è invitato a realizzare un progetto di completamento del prospetto, mentre al 1870 è riferibile l’incarico per la pavimentazione (nel 1850 era stato precedentemente pavimentato in marmo il presbiterio), realizzata poi dal marmoraro veronese Giuseppe Lugo Boni; di entrambi gli interventi resta traccia in disegni, spaccati assonometrici e schizzi conservati nel suo archivio privato. Anche i progetti per il trono episcopale (1894), per il pulpito ligneo (1873), e per il camminamento esterno dalla Cappella del Sacramento al retro dell’altare maggiore coincidono con effettive realizzazioni, mentre la sensibilità dimostrata nell’ideare nel 1918 un basso porticato sul prospetto laterale adiacente al Nuovo Corso Trento e Trieste non fu mantenuta nel successivo occultamento del fianco della Cattedrale con la costruzione di un edificio a più piani privo di portici.

 

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