L'antica chiesa di San Rocco
Le epidemie a Trapani e la devozione a San Rocco
Le epidemie a Trapani e la devozione a San Rocco
Nel 1574 la peste si diffuse anche a Trapani e fra i cittadini, colpiti da straordinaria mortalità, si affermò la devozione a San Rocco come protettore dal male. Un benefattore stabilì per testamento che in una parte delle sue proprietà, accanto all’Ospedale Sant’Antonio, si costruisse un Oratorio al santo taumaturgo protettore contro la peste, con l’obbligo di celebrazioni di messe.
Trapani, oltre ad essere particolarmente esposta alle epidemie di peste o di colera a causa del vivace traffico mercantile che portava in città gente d’ogni paese, risultava ulteriormente penalizzata dalle particolari condizioni climatiche e da fattori socio-economici. Le pessime condizioni igieniche della città derivavano dalla particolare conformazione del territorio, associata alla perenne carenza d’acqua dolce. I bagni non esistevano: i poveri facevano i loro bisogni all’aperto, in un luogo comune spesso situato nel cortile, da dove le deiezioni venivano convogliate in pozzi neri od avviate, tramite canali di scolo, verso il mare. Solo i benestanti disponevano dei càntari, il cui contenuto veniva sversato in botti trasportate da carri che passavano per le vie della città. Anche il sistema fognario, costruito soltanto nell’Ottocento, lasciava molto a desiderare, in quanto, a causa della configurazione pianeggiante del sito, veniva a mancare un sufficiente dislivello necessario per lo smaltimento delle acque nere.
Secondo la Chiesa i malati dovevano esser coscienti che ad essi era dovuta assistenza non tanto per se stessi, ma per quello che rappresentavano, per onorare Dio che li aveva prescelti sottoponendoli a dure prove. Poiché soltanto attraverso l’espiazione e la penitenza sarebbe stato possibile meritare la grazia, ne derivava la prescrizione di mezzi che nulla hanno a che vedere con la malattia, quali le acque battesimali, gli scapolari benedetti, l’apposizione di reliquie o di immagini sacre sulla parte malata, e per finire l’esercizio costante dei sacramenti e di tutte le altre pratiche religiose, prima fra tutte la confessione. Il ricorso alle seppur incerte e discutibili cure mediche del tempo costituiva una opzione del tutto secondaria.
Molti ospedali erano affiancati a conventi o monasteri. I monaci curavano con le erbe coltivate nei loro “orti dei semplici”, ma chiedevano il supporto dei santi: San Biagio per la gola, Santa Lucia per gli occhi, Sant’Agata per la mammella, Sant’Antonio per la lebbra, San Rocco per la peste.
La statua lignea di San Rocco, proveniente dalla chiesa di Santa Maria di Gesù e oggi custodita in una piccola cappella laterale dell’Oratorio, al piano terra del Museo San Rocco, è probabilmente l’unica testimonianza artistica in loco dell’antica chiesa. L’effigie del santo, di autore ignoto, realizzata totalmente in legno, si può fare risalire alla seconda metà del XVI secolo, in epoca precedente alla scultura polimaterica in legno, tela e colla che si diffonderà in città e che, grazie a sapienti artigiani, darà vita ad opere artistiche di grande pregio come i gruppi scultorei della secolare Processione dei Misteri del Venerdì Santo. Al momento non ci sono certezze documentarie sulla sua provenienza ma quasi è assai probabile che essa facesse parte degli arredi sacri della chiesa di San Rocco, ove doveva essere collocata nel cappellone maggiore, dal momento che i documenti non ci danno testimonianza dell’esistenza di una cappella appositamente dedicata al santo.
San Rocco è raffigurato, secondo la tradizionale iconografia, con il cane e il bastone del pellegrino, sulla coscia sinistra compare un bubbone della peste che egli indica sollevando la veste. Il cane ha in bocca un pane. Si narra infatti che mentre il santo giaceva moribondo in una grotta, colpito dalla peste, un cane che si era accorto di lui, lo aiutò a guarire portandogli ogni giorno un pezzo di pane rubato alla tavola del suo ricco padrone. Il suo gesto così sensibile fece il miracolo e San Rocco dopo qualche giorno inaspettatamente guarì e da quel momento non si separò più dall’animale e rinunciò a tutte le sue ricchezze per aiutare tutti coloro che come lui erano stati colpiti dalla peste. Dal 2020 è stata ripristinata in agosto la festa del Santo, presso l’Oratorio del San Rocco vengono benedetti i cani e si consegnano ai fedeli dei pani benedetti a forma di cappasanta o conchiglia di San Giacomo, simbolo del viandante e del pellegrino, in particolare simbolo del Pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela.
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