Il Beato Don Giuseppe Beotti: carità e sacrificio

L’operato di Don Beotti

L’operato di Don Beotti

Don Giuseppe Beotti, ordinato sacerdote il 2 aprile 1938,

Don Giuseppe Beotti, giovane sacerdote

dopo la prima messa celebrata a Gragnano, inizia la sua attività pastorale come curato nella parrocchia di Borgonovo Val Tidone, dove era particolarmente apprezzato per la sua indole buona ed accogliente. Sapeva capire la gente e durante la messa le sue prediche erano sintetiche ma ricche di spunti concreti in modo da non stancare l’assemblea.

Negli anni presso la chiesa parrocchiale di Borgonovo  Val Tidone si prese cura soprattutto dei giovani, ascoltandoli e facendoli sentire importanti, sempre con spirito bonario ma fermo. Insegnò loro il catechismo e li spinse a partecipare al concorso per la dottrina cristiana indetto dall’Azione Cattolica nel 1939, dove Borgonovo vinse il primo premio regionale. Si prese attenta cura anche dei dodici seminaristi della parrocchia, che, durante i periodi di vacanza, amava riunire per il gioco, la preghiera e soprattutto per la lettura e meditazione condivisa della Bibbia.

Essendo cresciuto in una famiglia povera era una persona estremamente generosa e attenta verso ogni bisognoso, al punto da donare addirittura i propri abiti.

Nel gennaio 1940 fu convocato dal vescovo mons. Ersilio Menzani che gli propose la parrocchia di Sidolo.  A malincuore ma con spirito di obbedienza verso il suo Vescovo accettò l’incarico e si traferì nella nuova parrocchia di Sidolo in una fredda giornata del gennaio 1940, portando con sé solo poche cose. Vi rimase sei anni, sino alla morte.

Inizialmente faticò ad adattarsi al nuovo stile di vita che imponeva una parrocchia di montagna, dove trovò anche una canonica vecchia e poco funzionale. Ma con determinazione e fede superò le difficoltà iniziali.

Incominciò a lavorare insieme alla gente del posto per restaurare la canonica e renderla abitabile e volle che su una parete fossero scritte in latino le parole di S. Agostino “Nella mia casa sempre amore fraterno”. In una piccola parrocchia di poco più di cento anime dove non c’erano giovani, bambini e la scuola, Don Beotti superava i momenti di sconforto rifugiandosi nella fede e nella preghiera. Come pastore del suo gregge viveva in mezzo alla gente che ben volentieri lo accoglieva in casa. Nella predicazione era diretto, equilibrato e convincente e spesso esprimeva il desiderio di donare la propria vita per la salvezza degli uomini. Non esitava a recarsi a piedi, sia in estate che in inverno, a Bardi per le confessioni e per insegnare matematica al liceo aperto per i figli degli emigrati rientrati per la guerra.

Don Beotti tra i parrocchiani a Bedonia

Pur trovandosi in luogo piccolo, isolato e impervio Don Beotti dimostrava ogni giorno che con la buona volontà, l’amore per Dio e il per prossimo, c’era sempre qualcosa per cui impegnarsi.

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