Il Beato Don Giuseppe Beotti: carità e sacrificio

Il giovane Giuseppe Beotti, curato a Borgonovo Val Tidone

Il giovane Giuseppe Beotti, curato a Borgonovo Val Tidone

Il giovane Don Giuseppe Beotti fu curato presso la chiesa collegiata di Santa Maria Assunta in Borgonovo Va Tidone, un edificio sacro di grande suggestione.

L’imponente chiesa è il risultato dell’evoluzione dell’architettura padana nel corso del XIII-XIV secolo, verso un’autonomia espressiva tra la suggestione di nuove forme nordiche e la tradizione romanica. La torre campanaria quadrangolare e risale alla prima metà del Duecento. Il resto della costruzione, più tarda, si appoggia alla torre stessa. L’opera gotica è giunta ai giorni nostri quasi intatta. Tre lapidi recitano: Jus patronatus communitatis Burginovi MCCXXVII. Il primo impianto della fabbrica risalirebbe ai primi decenni del XIII secolo, ma in un documento del XVII secolo si parla di una chiesa “ampliata et de novo extructa”, in occasione della nuova consacrazione avvenuta il 21 settembre 1455 da parte di Monsignor Campesio. La ricostruzione fu necessaria in seguito ai danni subiti dalla chiesa duecentesca per le devastazioni sofferte dal paese nel corso del XIII-XIV secolo.

 

La chiesa, all’interno del centro abitato, è caratterizzata dalla facciata gotica, in mattoni a vista è a vento, mono cuspidata, rinserrata agli angoli da robusti contrafforti. Al di sopra dei contrafforti laterali e al colmo del tetto si innalzano pinnacoli ottagonali, su due ordini, con colonnine ed archi a sesto acuto, al secondo ordine, coperti con guglie coniche in laterizi. Al centro e ai lati, nella parte alta della facciata si aprono tre rosoni strombati, quelli ai lati con pilastrini a raggiera in cotto. Al centro si apre l’unico portale, con stipiti in marmo, sormontato da una lunetta dipinta con la raffigurazione della Madonna tra santi, opera di Franco Corradini. I fronti laterali sono a salienti, in mattoni a vista, scanditi da alti contrafforti in quattro campate con finestre a sesto acuto strombate. Sul retro l’abside poligonale è forata da quattro finestre a sesto ribassato.

Nell’interno, a tre imponenti navate con archi ogivali impostati su possenti colonne cilindriche, si conservano opere di pregio come l’affresco su pilastro raffigurante la Crocifissione con la Madonna e San Giovanni, databile a metà sec. XV.

Nella quarta campata della navata destra permane un affresco dedicato alla Madonna del latte, della seconda metà del sec. XV dal buon chiaroscuro.

Una delle opere di maggior pregio è il polittico dell’Assunta, scolpito in legno, dipinto e dorato nel 1474 dai maestri lodigiani Bongiovanni e Giovanni Bassiano Lupi.

In sacrestia  si ammira la Madonna immacolata del bavarese Ignazio Stern, databile al 1722-1725. Fu commissionata da Monsignor Gherardo Zandemaria per la collegiata di Borgonovo, feudo della famiglia. L’opera dello Stern in Piacenza si concentra negli anni venti del Settecento, in particolare tra il 1722 ed il 1725, intervallo cronologico cui è presumibilmente ascrivibile anche la tela in questione.

Del pittore locale Luigi Mussi sono invece, nella cappella della Madonna del Rosario, gli affreschi con i Misteri e la Incoronazione della Vergine nella volta. Le quadrature sono invece di Antonio Alessandri e l’altare marmoreo di Onorato Buzzi (1751).

In sacrestia si conservano imponenti mobili in noce facenti parte di un complesso omogeneo da riferirsi sulla scorta dei documenti a Giuseppe e Bernardo Cattanei, intorno al 1739-1740.

 

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