Ovest Ticino

Basilio, Corona, Leone, Primo, Simplicio – Romentino

Basilio, Corona, Leone, Primo, Simplicio – Romentino

Il caso delle reliquie di Basilio, Corona, Leone, Primo e Simplicio, che furono donate nel 1676 alla chiesa parrocchiale di Romentino, si presenta come emblematico per comprendere come, ancora in pieno Novecento, fosse assolutamente vivo il richiamo devozionale che un corposanto poteva costituire.

La loro storia ha inizio il 22 settembre del 1675, quando in una seduta del consiglio comunale del paese si deliberò formalmente di procedere con una richiesta alle autorità ecclesiastiche per ottenere qualche corposanto da mettere in venerazione nella chiesa di San Gaudenzio.

Il desiderio di poter ottenere un esclusivo protettore per il paese venne esaudito con la donazione di cinque frammenti di corpisanti recuperati nella catacomba di Callisto che, il 28 aprile del 1676, vennero donati al parroco don Camillo Rossi. Le ossa, inserite in una cassetta di legno, giunsero a Milano, ove il nominato cancelliere Occhetta, si recò a prelevarle e le trasportò presso la curia diocesana per il canonico riconoscimento. La ricognizione venne compiuta il giorno seguente 13 agosto, alla presenza del provicario generale don Pietro Antonio Avogadro che, verificata l’autenticità dei sacri resti, ne autorizzò l’inserimento in appositi reliquiari da approvare e benedire da parte del vicario foraneo don Alberto Zoppi.

La solenne accoglienza delle reliquie a Romentino fu organizzata per la fine di settembre: il 27 avvenne la benedizione dei contenitori realizzati in cui furono inserite le ossa, mentre il 29, festa di San Michele all’ora di precetto, ci fu la processione per le strade della località, alla presenza di molta folla, arrivata anche dai centri viciniori. In ottobre si provvide a dare degna collocazione ai reliquari, realizzati a forma di busto e di braccia, in una nicchia aperta a lato dell’altare maggiore.

 La storia di queste reliquie, simili a tantissime altre giunte dalle catacombe romane, cambia radicalmente nel 1937 quando l’allora parroco don Valente Donetti decise di costruire un elegante scurolo in cui porle in adeguata venerazione. Venne preparata una apposita urna, opera dalla ditta Cipolla di Milano, nella cui base, entro quattro aperture, sono le ossa di Corona, Leone, Primo e Simplicio e al cui interno è invece stato creato, dal milanese dottor Alessandro Rivolta, un manichino che contiene il femore di Basilio. Chi si reca in visita allo scurolo si trova dianzi al manichino di un vescovo giacente, essendo la reliquia attribuita a Basilio vescovo nel Ponto, martirizzato durante la persecuzione di Licinio e ricordato nei martirologi al 26 aprile.

Sopra all’urna, verso l’ambiente dello scurolo, vi è una tavola dipinta in cui compaiono i cinque supposti martiri, identificati con il loro nome e la data della loro festa liturgica. L’opera è di fattura settecentesca ed è racchiusa da una preziosa cornice lignea dorata e scolpita.

Il ricordo annuale dei Santi Martiri – come sono chiamati dai romentinesi – si celebra nell’ultima domenica di settembre o nella prima di ottobre, in ricordo della prima festa organizzata in loro onore per l’accoglienza delle reliquie.

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