Ossola
Vittoria – Baceno
Vittoria – Baceno
Santa Vittoria è la compatrona di Baceno, paese della Valle Antigorio situato all’estremità settentrionale dell’Ossola, nella cui monumentale chiesa di San Gaudenzio se ne conserva il corpo.
La storia di questo corposanto, di nome proprio, ha inizio il 5 gennaio del 1702, con la sua estrazione dalla catacomba di San Ciriaco, come ricorda l’autentica a firma del cardinale vicario di papa Clemente XI Gaspare Carpegna. Le ossa della martire vennero già destinate alla parrocchia di Baceno, ove il 5 settembre dello stesso anno se ne fece la formale ricognizione, per opera del Vicario Foraneo della Valle Antigorio, auspicando che presto si potessero sistemare in più adatta forma.
Il corpo, ricostruito come di consueto a modi scheletro, insieme al vaso di sangue venne inserito in un’urna, poi posizionata in una cappella che si apre sul lato destro della chiesa, entro una nicchia appositamente ricavata. Nel 1715, accrescendosi sempre più la devozione alla nuova santa, venne eretto un altare davanti al sacro deposito, per poter celebrare le messe che i fedeli ordinavano.
Nel 1794 si avanzò formale richiesta al Sommo Pontefice Pio VI, per la concessione di un’indulgenza plenaria in occasione del giorno della festa di Santa Vittoria, fissata alla quarta domenica di luglio, con il privilegio di una ufficiatura e messa dal Comune delle Vergini e Martiri.
Il 17 agosto 1810, su richiesta del parroco don Giuseppe Frasetti, il vescovo di Novara Balbis Bertone autorizzava l’apertura dell’urna per procedere alla pulizia del corposanto, nonché all’estrazione di due denti da porsi in un reliquiario da offrire alla venerazione dei fedeli. Proprio per venire incontro alla crescente venerazione verso questa reliquia, don Antonio Fodrini, già vicario della Valle Antigorio, dal 1842 chiese il permesso per poter trasportare l’urna all’altare maggiore, in occasione della festa, tanta era la gente che assiepava la cappella in occasione della ricorrenza.
All’inizio del Novecento sorse il desiderio di procedere ad un rinnovamento della composizione del corposanto che, su interessamento del parroco Don Francesco Fornara, il 17 agosto 1902 venne affidato alle mani esperte delle Suore della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, perché procedessero alla rivestitura in cera del volto, delle mani e dei piedi. Il 29 dello stesso mese, con una solenne celebrazione presieduta dal monsignor Cocchinetti, poi divenuto vicario generale, si inaugurò la rinnovata composizione della reliquia in occasione della ricorrenza due volte centenaria del suo arrivo tra i monti ossolani, con la partecipazione di fedeli da tutte le parrocchie della vallata.
Questo intervento conferì al manichino quel grazioso aspetto che ancora oggi si può osservare, con l’originale postura della presunta martire che, a differenza di altri corpisanti, è ritratta sveglia, con la testa semi rialzata e la mano destra sollevata a indicare il cielo. Vittoria è rivestita di un manto di velluto rosso decorato con fregi dorati, mentre dal suo capo, cinto con una corona di fiori bianchi, scendono dei capelli veri; con la mano sinistra tiene una palma e un giglio simboli del martirio e della verginità a lei attribuiti.
Una tela, che viene calata a chiusura del vano in cui è conservata l’urna, rappresenta Santa Vittoria tra un tripudio di angeli; nella parte inferiore dell’immagine due figure allegoriche ritraggono la fede, sulla sinistra, e la fortezza sulla destra. Sulla volta della navata centrale dell’edificio è invece rappresentata la gloria della santa che viene portata in cielo dagli angeli. Un’altra immagine di Vittoria è visibile in un affresco sulla parete destra dell’oratorio della Madonna della Neve in località Crampiolo, sul pianoro dell’Alpe Devero.
In onore della Santa si celebrano a Baceno due ricorrenze: una più solenne e partecipata, che è divenuta la festa del paese, generalmente nella quarta domenica del mese di luglio e una, propriamente liturgica, il 23 dicembre. Quest’ultima celebrazione deriva dal fatto che la tradizione locale, non suffragata da alcuna fonte storica, attribuisce i resti venerati alla omonima e più celebre martire compagna di Santa Anatolia, il cui culto è assai diffuso specialmente nell’Italia centrale.
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