Borgomanerese e Aronese
Antonino e Placida – Cavaglio d’Agogna
Antonino e Placida – Cavaglio d’Agogna
Il 24 settembre del 1615, a meno di due settimane dalla sua morte, il venerabile Carlo Bascapè concesse alla parrocchia di San Mamante in Cavaglio d’Agogna i corpisanti dei presunti martiri Antonino e Placida. L’atto di donazione specifica che i loro resti, appartenenti al gruppo di reliquie pervenute grazie all’iniziativa del Cavagna, erano contenuti in una cassetta di piombo a forma di tumolo opportunamente sigillata. Il reliquario venne poi inserito nella mensa dell’altare maggiore, ove restò custodito fino al 1749; in quell’anno, rispondendo alle mutate esigenze cultuali dell’epoca, si procedette alla ricomposizione dell’impianto scheletrico dei due creduti martiri, ad opera del frate francescano Giuseppe Maria da Varallo, vicario del convento di Oleggio. I due corpisanti, rinnovati nella loro composizione, furono inseriti in una nuova urna di legno e cristalli, che il 18 novembre venne trasportata in solenne processione per le vie del paese. Terminati i festeggiamenti, essa trovò sistemazione nell’apposito scurolo che era stato costruito sul lato meridionale della chiesa. La volta della grande cappella venne decorata con un affresco di Francesco Quaresima, raffigurante la gloria dei due santi.
In questo nuovo ambiente le reliquie rimasero però poco tempo; nel 1775 il vescovo Balbis Bertone ordinò che, per motivi liturgici, i corpisanti venissero trasferiti nella cappella di Sant’Anna (oggi del Sacro Cuore). Anche questa però non fu la soluzione definitiva e, nel 1798, si procedette all’acquisto di una nuova urna in rame argentato, che tutt’ora contiene i due corpisanti ed oggi conservata non più nella cappella dedicata alla madre di Maria, ma un altro scurolo che venne costruito, accanto al precedente, tra il luglio del 1877 e l’agosto del 1878. Non volendo contravvenire alle indicazioni suggerite dal vescovo, non si ritenne opportuno riutilizzare l’esistente ambiente vicino all’altare maggiore, riconvertito alla memoria del patrono San Mamante, ma, grazie all’intraprendenza del parroco don Zonca, si decise di realizzarne uno nuovo, su progetto del sacerdote ed architetto Ercole Marietti.
All’interno della grande urna i due corpisanti sono simmetricamente contrapposti in posizione supina, ancora conservati nella loro ricomposizione settecentesca. Antonino e Placida sono rivestiti degli abiti allora confezionati, seppur sottoposti a qualche pulizia e sistemazione nel corso del tempo, mentre i due teschi, sempre modellati nel Settecento, sono oggi ricoperti da due maschere in metallo argentato, collocate nel 2005. Alle pareti sono appesi alcuni ex voto, a testimonianza delle grazie che i devoti attribuiscono all’intercessione dei due santi. Il creduto martirio di Antonino e di Placida è invece rappresentato in due dipinti realizzati sulle pareti della cappella sulla quale si apre il loro scurolo. Le figure dei due santi compaiono anche nelle vetrate più alte dell’abside ed in due statue collocate nelle nicchie della parte inferiore sulla facciata della chiesa.
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