Borgomanerese e Aronese
Anatolia – Borgomanero
Anatolia – Borgomanero
Anatolia – chiesa della Santissima Trinità – Borgomanero (No).
Il corposanto di Anatolia è oggi custodito all’interno della chiesa della Santissima Trinità a Borgomanero. La sua storia inizia il 22 aprile del 1847, quando le ossa di Anatolia, di nome proprio, vennero estratte da un loculo catacombale nel cimitero di Ciriaca, presso il Campo Verano.
Il 20 giugno 1847, i resti della ritenuta martire vennero concessi a don Luigi Ridolfi, sacerdote originario di Verona. Furono poi ritirati da un certo Carlo Toni, originario di Auzate emigrato a Roma per lavorare nel settore alberghiero, probabile tramite per farli giungere a Borgomanero. Don Rinolfi, come da sua facoltà, donò il sacro pegno a don Pietro Molli, canonico della collegiata di San Bartolomeo, figlio di Carlo Molli, avvocato e insigne storico.
Il 16 luglio, ottenuta la delega dal vicario generale monsignor Bracchi, don Pietro, coadiuvato dal fratellastro don Giuseppe Epifanio Molli, anch’egli canonico, procedette alla prima ricognizione del contenuto della cassetta giunta dall’Urbe. L’intenzione era quella di collocare il corposanto nell’oratorio dedicato a Sant’Antonio abate, che sorgeva in località Valera, oltre il corso del torrente Agogna, presso cui vi era il cimitero nel quale aveva trovato sepoltura il padre dei due sacerdoti. Il trasporto della reliquia, nella cornice di una solenne festa, avvenne il successivo 5 settembre, prima domenica del mese, data poi scelta per l’annuale celebrazione della santa.
A distanza di poco più di trent’anni, durante i quali venne a mancare don Pietro Molli, Santa Anatolia venne trasferita nella chiesa della Santissima Trinità, sede dell’omonima confraternita annessa all’ospedale cittadino. La traslazione del corposanto nella sua nuova sede comportò il rifacimento del manichino, forse opera di don Guglielmetti, deterioratosi per l’umidità. La nuova figura venne realizzata a Roma da Matilde Scevola, figlia di Modesto Scevola inventore e sculture in ceroplastica.
Nella domenica 21 ottobre 1877, una folla di popolo accompagnò in processione attraverso le vie del borgo il corposanto nella dimora dove tutt’ora si trova. Per accoglierlo venne completamente rifatto l’altare maggiore: sopra al tabernacolo, tra la mensa ed il quadro raffigurante la Trinità, un loculo, con apertura su entrambi i lati, accoglie il simulacro della presunta martire. La veste rossa ed il manto di seta oggi visibili non sono più quelli dell’epoca del trasporto, ma risalgono ai festeggiamenti indetti nell’agosto del 1927, per celebrare i cinquant’anni della traslazione e vennero realizzati da Rosa Crola, giovane che si fece poi religiosa col nome di suor Giuliana nell’ordine delle suore Medee.
Non esistono opere d’arte che riproducano Santa Anatolia, al di fuori del simulacro che ne contiene le reliquie; in occasione dell’arrivo del corposanto venne realizzata un’incisione, eseguita da un certo Pagani, che fu poi utilizzata per stampare immagini devozionali. La santa è raffigurata con abiti all’antica, reca in mano la palma simbolo del presunto martirio da lei subito e, in basso a destra, compare l’ampolla del sangue
Attualmente il culto nei confronti di Anatolia è scomparso e non se ne celebra una festa annuale. Un telo rosso, sopra il quale vi è la scritta del suo nome con degli elementi floreali a decorazione, chiude il vano in cui è contenuta l’urna, celandola alla vista di coloro che entrano nella chiesa.
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