Le adunanze capitolari
La Sala Capitolare
La Sala Capitolare
Con tredici voti a favore e cinque contrari, il 13 aprile 1785 i canonici approvarono la costruzione della nuova aula capitolare su uno spazio in parte di proprietà vescovile e gentilmente concesso da Mons. Giuseppe Luigi Avogadro. Tale operazione si era resa ormai necessaria in quanto per circa un secolo le adunanze capitolari avevano avuto luogo nella stanza alla base della torre campanaria (oggi stanza del Tesoro), considerata ormai troppo piccola e non adeguata alle esigenze. In occasione della seduta capitolare dell’8 aprile 1785, il canonico Ignazio De Giovanni, ufficiale della Fabbrica, aveva infatti presentato un «tipo ben regolato per formare un’aula capitolare con due stanze che potranno servire una per l’archivio e l’altra per la guardaroba» progettato da Giuseppe De Giovanni, come testimoniato dai mandati di pagamento. Il nuovo fabbricato, adiacente alla sacrestia, fu costruito probabilmente già a partire dalla metà del 1785 dalle maestranze coordinate dal capomastro Bernardo Lombardi. La nuova fabbrica fu probabilmente terminata nel corso dei primi mesi del 1786, in quanto a luglio risalgono i pagamenti al signor Giuseppe Marmori, stuccatore di Torino che realizzò il fregio che corre tutt’intono alla Sala Capitolare. Il resto degli stucchi, invece, risulta essere opera di Giovanni Battista Bernero, (1736 – 1796) scultore attivo presso la corte sabauda e già autore del gruppo scultoreo della Maddalena oggi collocato in Duomo sull’omonimo altare e della decorazione marmorea della Cappella di Sant’Evasio. I quattro ovali, collocati al centro di ciascuna parete, infatti, rappresentano i modelli in stucco di quelli marmorei ancora oggi visibili nella cappella del Santo Patrono e furono completati intorno alla fine del 1787. Furono messi in opera nella seconda metà dell’anno successivo e rappresentano i Fatti della vita di Sant’Evasio:
- La consacrazione a vescovo di Evasio (parete a destra dell’ingresso): Sant’Evasio, patrono della città e della Diocesi di Casale Monferrato, visse intorno al III secolo. Nella scena è rappresentato inginocchiato ai piedi del Papa che tende le mani sul suo capo nell’atto di benedizione. In secondo piano due figure reggono gli oggetti simboli dell’episcopato come la mitra, il pastorale e il Vangelo;
- La predicazione del Santo a Sedula (parete lato finestre): inviato dal pontefice in missione in Piemonte, Evasio diede inizio al suo mandato nella città di Asti dalla quale dovette fuggire perché perseguitato dai pagani. Giunse con alcuni compagni, tra i quali i santi Natale e Proietto, a Sedula, da alcuni studiosi identificata con l’attuale città di Casale e lì diede inizio alla sua predicazione, come raffigurato nel rilievo;
- Il martirio di Sant’Evasio (parete di fronte all’ingresso): nel capoluogo monferrino, secondo la tradizione, Evasio fondò una chiesa dedicata a San Lorenzo, primo martire dell’Occidente. Fu proprio davanti a quest’edificio che il santo trovò la morte per decapitazione nel corso delle persecuzioni;
- La traslazione dell’urna con le reliquie (parete di ingresso): le reliquie del Santo patrono furono custodite nella chiesa di San Lorenzo (poi demolita e successivamente ricostruita sotto la titolazione a Sant’Evasio) fino al 1215 quando la città di Casale subì l’assedio da parte delle truppe alleate di alessandrini, vercellesi e milanesi che le asportarono per collocarle nel Duomo di Alessandria. La scena raffigurata rappresenterebbe, al contrario, il momento del ritorno delle sante reliquie in città grazie all’intervento del condottiero Facino Cane che dopo una sosta a Borgo San Martino e a Santa Maria del Tempio portò in città l’urna e il prezioso crocifisso ligneo ricoperto in lamina d’argento e rame del XII secolo appartenuto alla Cattedrale alessandrina e ancora oggi esposto nel presbiterio del Duomo evasiano.
Di più difficile comprensione risulta essere la lettura delle scene rappresentate nei quattro rettangoli posti nella cornice superiore e realizzate dal medesimo scultore. Attualmente ancora in fase di studio, le scene rappresentate nei rettangoli mostrano un evidente legame formale con i tondi sottostanti e, nell’ambito delle ricerche condotte in occasione della riapertura della Sala Capitolare, si è avanzata l’ipotesi che possa trattarsi di Eleazaro. L’individuazione delle scene sarebbe la seguente:
- Mosè consacra il sacerdote Eleazaro (parete a destra dell’ingresso): Dio ordina a Mosè di prendere Aronne e suo figlio Eleazaro e di farli salire sul monte Cor. Là Aronne si sarebbe spogliato delle sue vesti e le avrebbe fatte indossare al figlio che nell’immagine è, infatti, raffigurato con le vesti da sommo sacerdote mentre viene consacrato da Mosè, riconoscibile per via dei raggi posti sul suo capo (Nm, 6, 20-25)
- Eleazaro parla ai soldati tornati dalla guerra contro i Madianiti (parete lato finestre): il sacerdote Eleazaro parla ai soldati che erano tornati dalla guerra comunicando loro quanto il Signore aveva prescritto a Mosè: sia il bottino che le loro vesti avrebbero dovuto essere purificate o con il fuoco o con l’acqua prima di entrare in città (Nm, 31, 21-24).
Tuttavia, le scene rappresentate negli altri due rilievi non trovano riscontro con la vita del sacerdote, figlio di Aronne, mentre sembrerebbero poter fare riferimento a un altro Eleazaro presente nel testo biblico, ovvero al fratello di Giuda Maccabeo, le cui vicende si trovano raccolte nel secondo libro dei Maccabei:
- Martirio di Eleazaro (parete di fronte all’ingresso): Antioco, re dell’Egitto, aveva deciso di costringere i Giudei ad abbandonare le leggi dei propri padri e, per tale motivo, i suoi soldati cercarono di costringere il vecchio e rispettabile Eleazaro a mangiare carne di maiale; questo, tuttavia, si rifiutò preferendo morire “sotto i colpi”. Il passo biblico si conclude dicendo “In tal modo egli morì, lasciando non solo ai giovani ma alla grande maggioranza del popolo la sua morte come esempio di generosità e ricordo di fortezza.” (Mc, 6, 18-31).
Questa scena, quindi, potrebbe essere stata scelta come esempio di integrità paragonabile a quella di Sant’Evasio che, secondo la tradizione, preferì la morte al rinnegamento della propria fede.
- Il trasporto dei cadaveri dei Giudei “pagani” (parete di ingresso): nel racconto delle lunghe battaglie condotte da Giuda Maccabeo, fratello di Eleazaro, contro i pagani, si racconta della morte di alcuni valorosi soldati giudei. Quando i compagni si apprestarono a recuperare i corpi per seppellirli insieme ai loro parenti “trovarono sotto le tuniche di ciascuno dei morti oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei. Così a tutti fu palese perché erano morti” (Mc, 12, 38-42).
La raffinata scelta del Capitolo, quindi, sembrerebbe essere stata guidata dalla volontà di creare un evidente rapporto formale tra le scene che narrano la vita del Santo e quelle di personaggi dell’Antico Testamento e, allo stesso tempo, creare un rapporto simmetrico tra vite esemplari che si erano particolarmente distinte per un’irreprensibile condotta morale. Queste scene furono consegnate per una somma totale di 450 lire insieme a quattro tondi collocati ai quattro angoli della sala raffiguranti simboli allusivi alla Chiesa e all’episcopato e a sei sovrapporte, sempre in stucco, rappresentanti, per motivi di spazio, sei delle sette virtù (procedendo in senso antiorario a partire dalla parete di destra rispetto all’ingresso troviamo: la Giustizia, la Temperanza, la Fede, la Speranza, la Carità, la Prudenza, mentre manca la Fortezza).
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