La cartografia storica e i progetti della Mensa arcivescovile di Pisa

La Tenuta di Vada e il nuovo ‘Casone Franceschi’

La Tenuta di Vada e il nuovo ‘Casone Franceschi’

L’arcivescovado, grazie soprattutto alle numerose donazioni di fedeli possidenti, divenne nei secoli proprietario di una grande vastità di terreni, prevalentemente boschivi, come la pianura di Vada, la proprietà più estesa che comprendeva oltre 2300 ettari di terreno, tra il fiume Fine e il torrente Tripesce, dall’antica via Emilia al mare. Queste proprietà venivano gestite dalla Mensa arcivescovile, nella maggior parte dei casi, mediante la concessione a livello.

A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, sia in ambito civile sia ecclesiastico, furono intraprese varie azioni per bonificare la Maremma, che si conclusero definitivamente solo verso la metà del secolo successivo. Nel 1789 fu realizzato, per volere dell’arcivescovo Angelo Franceschi, il prosciugamento dei paduli della tenuta di Vada e, tra il 1795 e il 1797, fu realizzato il nuovo ‘casone Franceschi’. Quest’ultimo è ben illustrato nelle tavole del progetto disegnato dall’Ing. Stefano Piazzini, ingegnere della Camera di Soprintendenza Comunitativa di Pisa: un grande edificio articolato su due piani, un pianterreno diviso in grandi stanze destinate a dispense, magazzini e forno, e un piano nobile per ospitare i ministri della Mensa arcivescovile – che avevano il ruolo di sorveglianza  e di controllo amministrativo sulla tenuta- e i vari lavoranti, bestiai e porcai, butteri e bifolchi, capocaccia, vetturali, lombardi, guardie e operanti uomini e donne. Sull’ingresso principale della facciata a ponente era collocato lo stemma dell’Arcivescovo.

 

 

 

 

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