Chiesa dell’Immacolata Concezione

Beni architettonici

Chiesa dell’Immacolata Concezione

chiesa sussidiaria
Monticchio Sgarroni - Monticchio Sgarroni, Monticchio Sgarroni - Rionero in Vulture (PZ)
Parrocchia di Santa Maria delle Vittorie - Diocesi di Melfi - Rapolla - Venosa
Regione ecclesiastica Basilicata

La nuova chiesa dedicata all’Immacolata Concezione sorge in un’area rurale quasi incontaminata rispetto ai processi insediativi tardo ottocenteschi, un ambito territoriale dal grande valore paesaggistico. Quasi stranisce infatti la presenza di un complesso ecclesiastico ampio, polifunzionale (aula liturgica, locali di ministero pastorale e casa canonica) e contemporaneo in uno spazio immerso nel verde della foresta mediterranea e segnato da pochi e isolati addensamenti edilizi costruiti a margine di strade campestri e antiche mulattiere. Tuttavia l’avvio del processo costruttivo trova giustificazione nel vissuto religioso di una comunità agricola che, pur essendo sparsa tra la Riserva naturale di Grotticelle (a ovest) e i laghi di Monticchio (a est), fin dagli anni Trenta del secolo scorso è abituata a riunirsi per celebrare i Santi Misteri in tale zona elevandola a luogo di preghiera e di comunione. Uno dei primi obiettivi del progetto è infatti ridare dignità all’ecclesia che non ha mai avuto un edificio degno per vivere l’Eucarestia domenicale: dapprima attorno a un edicola votiva mariana, poi nel magazzino di un’azienda agricola e dopo il terremoto del 1980 in un container di alluminio. A questo si aggiunge la volontà del vescovo Gianfranco Todisco (al governo della diocesi da dicembre 2002 ad aprile 2017) di costruire un centro pastorale capace di accogliere gruppi per raduni spirituali e incontri scout, un complesso capace di farsi punto di partenza per escursioni nel Parco del Vulture. Inoltre la vicinanza all’abbazia di San Michele Arcangelo di Monticchio (struttura monastica risalente all’VIII secolo) fa sì che la nuova struttura ecclesiastica si configuri come una tappa di incontro e sosta per i pellegrini in cammino verso il santuario micaelico a ridosso tra Basilicata e Campania. Questa è la ricca trama motivazionale che ha portato la comunità parrocchiale e diocesana a investire su una progettualità che supera i segni grafici, la materialità dei singoli manufatti e i desiderata della poca popolazione residente. Se infatti le architetture così come le opere d’arte della nuova chiesa sono compiute, le necessità “spaziali” dei parrocchiani pienamente soddisfatte, l’impegno pastorale “a scala vasta” e la missione ecclesiale a portata territoriale rimangono un cantiere vivo, in pieno divenire.

Caratteri architettonici

Il progetto architettonico punta a far convergere due aspetti tra loro concorrenti a delineare un linguaggio “singolare” ma “inclusivo”: l’inserimento paesaggistico e l’eredità tipologica dello spazio ecclesiale. Le forti valenze espressive dell’ambiente naturale in cui il nuovo complesso parrocchiale si inserisce obbligano il gruppo di progettazione a scelte di “fedeltà”. Il master plan, i volumi, i rivestimenti, tutto è pensato in modo che l’intorno non sia sopraffatto dalle nuove costruzioni. Una “dedizione” allo scenario agricolo che tuttavia non si traduce nell’emulazione o nella ricostruzione tematica dei prototipi edilizi campestri locali ovvero capanni o altri modelli derivati della tradizione contadina. La composizione degli elevati è molto lontana da questi processi morfologici “memoriali”, viceversa si propone con un linguaggio decisamente contemporaneo ma tuttavia non antitetico rispetto al paesaggio vegetale. Le linee nette e le masse spigolose del disegno complessivo, caratteri che trovano la maggiore tensione visiva nel campanile quasi “scomposto”, sono ammorbidite dai rivestimenti lapidei “sbozzati” che insieme al manto di copertura in alluminio color rame anticato restituiscono il pur necessario senso del “rurale”. Anche l’articolazione distributiva del complesso è studiata in modo da ricercare la prossimità architettura-ambiente. Il dislivello orografico del lotto parrocchiale, pur imponendo un “monoblocco” funzionale (salone nell’interrato, aula liturgica in elevato), facilità la “permeabilità” dell’edificato dando campo libero a fughe prospettiche panoramiche. Tutta l’organizzazione spaziale esterna, con i suoi ambiti scoperti (il piazzale-sagrato, il vano terrazzato e la piccola arena nel livello inferiore) e quelli protetti (manica porticata lungo il piazzale) concorre a costruire un luogo organico, orgogliosamente inserito in un ricco sistema di relazioni visive e sensoriali.

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Processi e contesti

Le dinamiche costruttive della chiesa di Monticchio Sgarroni sono correlate ai processi trasformativi di un ambito territoriale molto vasto compreso tra la città di Melfi e i comuni di Rionero in Vulture e Atella. Tutta quest’area, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, è teatro di complesse vicende che segnano profondamente gli assetti sociali, economici e urbanistici; l’applicazione delle leggi eversive con la chiusura del convento di San Michele e la relativa demanializzazione dei suoi possedimenti, le attività dei “Briganti” che secondo le fonti storiografiche locali avevano un centro operativo a Monticchio, il processo di infrastrutturazione ferroviaria lungo il fiume Ofanto, sono circostanze politiche che si riflettono nelle dinamiche insediative locali, tracciandone una variazione. In particolare la costruzione della nuova linea ferroviaria Ponte Santa Venere-Melfi pone tutto il comparto a ovest del monte Vulture al centro di importanti interessi agricoli e progettualità industriali. Nel 1879 i fratelli Annibale e Ubaldo Lanari, dopo aver vinto l’appalto per l’esecuzione di un lotto della linea ferrata, acquistano all’asta la selva di Monticchio (5.000 ettari) da cui trarre il legname per le traverse. Gli imprenditori marchigiani in questo luogo avviano un articolato progetto volto alla creazione di un’azienda agricola all’avanguardia capace di sfruttare non soltanto i possedimenti arborei esistenti, ma di rilanciare tutto il meccanismo agricolo con la diffusione intensiva di nuove colture mediante l’apporto di nuove tecnologie, investendo anche sull’industria dell’acqua delle sorgenti del Gaudianello. Nel 1892 la società Lanari inizia un processo di “colonizzazione” incentivando il trasferimento di numerosi mezzadri marchigiani con le relative famiglie e la costruzione di poderi per lo più addensati nella frazione di Monticchio Bagni. In questo processo è costruita anche la chiesa parrocchiale Santa Maria delle Vittorie a cui fa riferimento anche il vicino territorio di Monticchio Sgarroni. Nel 1903 la società si divide. L’azienda di Monticchio Bagni rimane alla famiglia Lanari, Monticchio Sgarroni è trasferita al Credito Mobiliare. A partire da questa scissione amministrativa inizia il disagio relazionale e spirituale degli abitanti di quest’ultima frazione che iniziano a sentire l’assenza di un luogo proprio in cui celebrare i sacri riti e in particolare l’Eucarestia domenicale. È costruita così un’edicola votiva, tutt’ora esistente, dedicata a Maria Immacolata intorno alla quale si aduna la piccola comunità agricola nei giorni festivi e nelle solennità liturgiche. Nei periodi invernali è utilizzato uno spazio diverso, uno magazzino aziendale (un pagliaio) in prossimità dell’edicola. Questa situazione, già abbastanza precaria, si incrina con il terremoto dell’Irpinia nel 1980; le incerte condizioni statiche delle strutture esistenti spingono la comunità a costruire un container in alluminio in modo da riavviare in sicurezza lo svolgimento delle attività pastorali e liturgiche.

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Progetto liturgico e programma iconografico

Se l’assetto architettonico è tutto articolato sulla ricerca di una sintassi geometrica e materica equilibrata tra il rispetto del contesto naturalistico e sulla volontà di suggerire un’idea di spazio sacro “popolare” diverso è lo studio condotto sul piano liturgico e iconografico. La chiave di lettura di questa diversità di approccio potrebbe essere ritrovata nel ridisegno richiesto dagli organismi della CEI a seguito della valutazione del progetto preliminare. La committenza e l’equipe di progettazione sono “costretti” a ripensare globalmente all’insediamento e alle forme dei poli liturgici pur nel rispetto dell’ordo celebrativo ipotizzato ovvero l’assemblea posta frontalmente alla pedana presbiterale plenaria. Nell’impianto iniziale il presbiterio era più compatto e l’asse longitudinale era ancora più rimarcato dalla collocazione della sede presbiterale al centro della terminazione absidale, affiancata da panche a emiciclo. Anche l’ambone, nelle forme inziali di un leggio, era privo di una spazialità propria, quasi a convergere sulla fuga visiva principale. Più estrema è la valutazione del Comitato della CEI sul piano artistico con la richiesta di semplificazione del linguaggio di tutte le opere, considerato eccessivamente iconico e tradizionale. La complessità di questa analisi è tale da spingere la parrocchia a ripensare al riutilizzo delle statue esistenti dei Santi titolari (Maria Immacolata e Sant’Antonio Abate), gli unici elementi di continuità tra la chiesa vecchia e quella nuova, a favore di manufatti artistici da realizzare ex novo in chiave più moderna. Gli esiti di questo discernimento, lungo un anno, portano alla maturazione della configurazione attuale: un presbiterio plenario ma reimpostato in chiave più partecipativa (sede e ambone più vicine all’assemblea), poli liturgici aniconici e geometrici (quasi da post-avanguardia) e opere devozionali con un linguaggio plastico più astratto. Il nuovo e attuale programma iconografico rinuncia alle mediazioni e agli equilibri che caratterizzano il concept architettonico, facendosi presenza pulsante, visione quasi “ingombrante” rispetto all’ambiente circostante. Anche i materiali utilizzati, pietra vulcanica del Vulture bocciardata e maiolicata con cromie cremisi-porpora (sede e ambone) che si innestano al marmo bianco Apricena (altare) o al giallo Gerusalemme (tabernacolo), puntano a “scardinare” il tenore percettivo globale, convogliando le attenzioni sulle eminenzialità dello spazio liturgico.

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  • Costruzione chiesa container [1980]
  • Prime ipotesi di costruzione nuova chiesa [2009]
  • Trasferimento lotto da IDSC alla parrocchia [4 giugno 2009]
  • Avvio progettualità costruzione complesso parrocchiale [2013]
  • Valutazione preliminare del progetto dagli organismi della CEI [luglio 2014]
  • Approvazione preliminare del progetto dagli organismi della CEI [marzo 2015]
  • Presentazione progetto alla comunità [14 aprile 2015]
  • Approvazione del progetto definitivo dagli organismi della CEI [marzo 2016]
  • Benedizione prima pietra [11 settembre 2016]
  • Rilascio Permesso di costruire [26 ottobre 2016]
  • Inizio lavori [4 novembre 2011]
  • Sottoscrizione incarico artisti [28 marzo 2018]
  • Fine lavori [21 giugno 2019]
  • Rito di dedicazione [24 giugno 2019]
  • Pianta chiesa, sagoma esterna [lunghezza con retro abside 17.27 m ca, larghezza massima 14,53 m ca]
  • Pianta aula liturgica, sagoma interna [lunghezza 13,10 m ca, larghezza massima 13,10 m ca]
  • Esterno aula liturgica [altezza massima 9,20 m ca]
  • Interno aula liturgica [altezza massima 6,52 m ca]
  • Campanile [altezza 14,23 m ca]
  • Portale [altezza 3,60 m, larghezza 1,46 m]

Ruoli e professionalità

Cronologia

  • Costruzione chiesa container [1980]
  • Prime ipotesi di costruzione nuova chiesa [2009]
  • Trasferimento lotto da IDSC alla parrocchia [4 giugno 2009]
  • Avvio progettualità costruzione complesso parrocchiale [2013]
  • Valutazione preliminare del progetto dagli organismi della CEI [luglio 2014]
  • Approvazione preliminare del progetto dagli organismi della CEI [marzo 2015]
  • Presentazione progetto alla comunità [14 aprile 2015]
  • Approvazione del progetto definitivo dagli organismi della CEI [marzo 2016]
  • Benedizione prima pietra [11 settembre 2016]
  • Rilascio Permesso di costruire [26 ottobre 2016]
  • Inizio lavori [4 novembre 2011]
  • Sottoscrizione incarico artisti [28 marzo 2018]
  • Fine lavori [21 giugno 2019]
  • Rito di dedicazione [24 giugno 2019]

Dimensioni architettoniche

  • Pianta chiesa, sagoma esterna [lunghezza con retro abside 17.27 m ca, larghezza massima 14,53 m ca]
  • Pianta aula liturgica, sagoma interna [lunghezza 13,10 m ca, larghezza massima 13,10 m ca]
  • Esterno aula liturgica [altezza massima 9,20 m ca]
  • Interno aula liturgica [altezza massima 6,52 m ca]
  • Campanile [altezza 14,23 m ca]
  • Portale [altezza 3,60 m, larghezza 1,46 m]
Autore della scheda
arch. Giuseppe Giccone

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