Chiesa dell’Ausiliatrice

Beni architettonici

Chiesa dell’Ausiliatrice

chiesa parrocchiale
via San Giovanni Bosco, 6 - Ponte Arche - Comano Terme (TN)
Parrocchia dell'Ausiliatrice - Diocesi di Trento
Regione ecclesiastica Triveneto

Lo sviluppo e la trasformazione dei territori hanno spesso un impatto rilevante sulla vita delle comunità parrocchiali, che comporta l’esigenza di ampliare o ridisegnare gli spazi liturgici in dotazione. Tale necessità, talvolta, entra in conflitto con la volontà di conservare e preservare le memorie storiche della vita religiosa, o recuperarne qualche traccia. Sorge quindi il tema dell’“implementazione” degli edifici esistenti attraverso l’aggiunta di nuove volumetrie che ne reinterpretano l’assetto spaziale trasformando in maniera significativa anche l’immagine urbana.

La chiesa storica di Ponte Arche, frazione capoluogo del comune di Comano Terme, costruita negli anni Trenta del Novecento, a partire dagli anni Settanta risulta non più sufficientemente capiente. La circoscrizione territoriale della parrocchia dell’Ausiliatrice, infatti, si inserisce in un contesto sviluppatosi rapidamente, grazie alla posizione centrale, sul fondovalle, rispetto ai nuclei abitati delle Giudicarie Esteriori e alla presenza del vicino centro termale di Comano, meta annuale di ospiti per attività turistiche o curative. Per tali ragioni, il nucleo di Ponte Arche risulta l’abitato più popolato della vasta area e l’unica chiesa presente non è più idonea ad accogliere sia la popolazione residente, sia il grande numero di turisti presenti nella zona durante le stagioni estive.

La necessità di un edificio più capiente è suggerita già nel 1966 dal parroco don Pio Casagrande, il quale, a margine di un questionario rivolto alla comunità sui bisogni della parrocchia, annota che “la realizzazione di una chiesa più grande sarà un problema da affrontarsi inevitabilmente, visto lo sviluppo del paese[1]. L’iniziativa è molto sentita dall’intera comunità. Alcuni parrocchiani costituiscono un gruppo di lavoro con l’obiettivo di studiare possibili soluzioni di ampliamento della chiesa. Lo stesso gruppo, negli anni Settanta, si occupa dell’adeguamento liturgico dell’edificio. Il dibattito sulla capacità ridotta della chiesa fa emergere anche l’ipotesi di realizzarne una ex novo in un diverso sito; il desiderio dei parrocchiani, tuttavia, è quello di proseguire la storia costruttiva dell’edificio storico secondo la logica dell’ampliamento, in modo tale da conservare il luogo e la memoria della chiesa cui erano legati.

Nel 1993 la parrocchia bandisce un concorso di idee per l’ampliamento dell’edificio esistente e la costruzione di un campanile. Il progetto vincitore pone nuovi spunti circa la necessità di ripensare anche la viabilità limitrofa e di dotare la chiesa di un adeguato sagrato. L’iter, però, subisce un rallentamento a causa di ulteriori interventi improrogabili da realizzare nel territorio parrocchiale.

L’esigenza di un’aula liturgica adeguata è nuovamente manifestata nei primi anni Duemila, durante l’episcopato di mons. Luigi Bressan (1999-2016), dal parroco don Antonio Sebastiani e dall’intera comunità, poiché anche la struttura esistente richiede ormai significativi interventi di manutenzione e restauro. Dopo diversi ostacoli per la definizione di una strategia progettuale e per il reperimento dei fondi necessari, nel 2010 la parrocchia affida all’architetto Sandro Giongo il progetto di ampliamento e riqualificazione della chiesa dell’Ausiliatrice.

Il desiderio condiviso di costruire una chiesa più grande si concretizza nel 2015, anno in cui la diocesi presenta la richiesta di contributo alla Conferenza Episcopale Italiana. I lavori iniziano il 26 novembre 2018. La cerimonia di riapertura al culto della chiesa, prevista per il 19 dicembre 2019, è rinviata a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. La chiesa è inaugurata il 31 gennaio 2021, nel giorno della festa di San Giovanni Bosco, patrono di Ponte Arche, insieme a Maria Ausiliatrice.

 

[1] Per approfondimenti si rimanda alla pubblicazione a cura di Severino Riccadonna:

https://issuu.com/tomasoiori/docs/la_nuova_chiesa_ultimissima_versione

Caratteri architettonici

Nella definizione dell’ampliamento della chiesa dell’Ausiliatrice, l’intenzione progettuale è quella di costruire un edificio dalle linee contemporanee pur conservando la memoria della preesistenza attraverso il mantenimento dell’abside. Ci si orienta pertanto verso l’approccio della “crescita” dell’edificato, modellato nel rispetto dei vincoli imposti dall’orografia: la strada provinciale che costeggia il lotto e il pendio che si sviluppa a ridosso della chiesa.

L’assetto planivolumetrico è generato dalla fusione tra la nuova aula e il presbiterio dell’edificio storico. Tale incontro ridefinisce l’intera planimetria dando luogo a una rotazione degli assi liturgici secondo un orientamento est-ovest che obbliga a percorrere un primo tratto verso il pendio per poi volgersi al nuovo presbiterio. Questa rotazione ha consentito di realizzare la facciata principale e l’ingresso della nuova chiesa nella stessa posizione della facciata della chiesa preesistente.

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Processi e contesti

La chiesa di Ponte Arche è l’esito della storia di un edificio fortemente voluto dalla comunità e “cresciuto” con essa. Della realizzazione della chiesa storica se ne fa inizialmente promotore don Eliseo Busatti, parroco del limitrofo abitato di Càres, dalla cui Curazia dei Santi Pietro e Paolo dipendeva la frazione fino al 1959. Attorno alla carismatica figura del sacerdote si sviluppa anche la comunità di fedeli alla quale, nel 1921, lo stesso propone la costituzione di un comitato per l’edificazione di un adeguato luogo di culto nell’unico nucleo della valle delle Giudicarie che ne risultava ancora sprovvisto. Per le celebrazioni, infatti, la comunità utilizzava una stanza di un albergo adibita a cappella.

Il primo progetto della chiesa, elaborato nel 1926 dall’architetto Aristide Marazzi, viene respinto dall’Ufficio Belle Arti di Trento in quanto troppo ambizioso e non coerente con l’architettura rurale dell’abitato. Nel 1927, su consiglio della Curia, il progetto viene affidato all’architetto Giovanni Tiella di Rovereto. Il 18 luglio dello stesso anno l’arcivescovo mons. Celestino Endici (1904-1940) presiede la cerimonia per la benedizione della prima pietra, su un terreno donato dalla benefattrice del luogo Maria Tomasi. Dopo circa tre anni, il 16 novembre 1930, l’intera comunità, che aveva partecipato attivamente all’iniziativa attraverso il reperimento dei fondi necessari, assiste alla benedizione della chiesa di Ponte Arche dedicata alla Beata Maria Vergine Ausiliatrice, presieduta dal decano di Lomaso don Davide Gregori. Le decorazioni murali del presbiterio e le stazioni della Via Crucis vengono realizzate qualche anno più tardi dal pittore trentino Matteo Tevini. Il 5 luglio 1959 mons. Carlo De Ferrari (1941-1962) eleva la chiesa a parrocchia affidandone il servizio ai frati francescani del vicino Convento di Campo.

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Progetto liturgico e programma iconografico

L’ampliamento della chiesa dell’Ausiliatrice è un’occasione per instaurare un rapporto qualificante con un ambiente urbano già coinvolto nella trasformazione dell’edificato pubblico verso un linguaggio più contemporaneo. Sin dalla fase progettuale, infatti, la nuova addizione è pensata per accostare i segni della contemporaneità al nucleo storico della preesistenza, preservandone la memoria e l’originario equilibrio architettonico[3]. La crescita e l’evoluzione della comunità si riflettono, pertanto, nella “mutazione” della chiesa, seguendo l’auspicio che la nota pastorale della CEI[4] incoraggia, ovvero che una nuova costruzione debba entrare in dialogo con il territorio, arricchendolo.

La realizzazione di una chiesa più ampia è anche l’opportunità di dotare l’edificio di un adeguato sagrato, spazio di relazione e di filtro con il contesto urbano. Elemento di connessione tra esterno e interno è il portale, “la soglia”, identificata da una pensilina in calcestruzzo di tonalità più scura rispetto al resto dell’edificio; tale colorazione scende fino a diventare fascia basamentale per poi risalire fino a rivestire anche il campanile, la porzione aggettante della nuova parete absidale e l’ingresso secondario. La percezione, attraverso la cromia, fa della “soglia” una cerniera tra l’elemento di richiamo per i fedeli a livello urbano e il luogo che identifica “l’oltre”, a riunire, per mezzo di un singolo elemento, la casa degli uomini e la casa di Dio.

 

[3] Dalla relazione di progetto (aprile 2016)

[4] Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia “La progettazione di nuove chiese” (1993), 9

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  • Anno costruzione chiesa storica [1930]
  • Sottoscrizione incarico progettazione per ampliamento [2016]
  • Sottoscrizione incarico progettazione opere artistiche [2016]
  • Approvazione progetto da parte del Comitato della CEI [17 gennaio 2017]
  • Inizio lavori [26 novembre 2018]
  • Fine lavori [27 gennaio 2021]
  • Consegna alla comunità [31 gennaio 2021]
  • Pianta, larghezza media [15,00 m ca]
  • Pianta, lunghezza media navata [23,50 m ca]
  • Pianta cappella feriale, sagoma interna [lunghezza 8,40 m ca, larghezza 6,00 m ca]
  • Prospetto principale [altezza massima 12,00 m ca]
  • Campanile [altezza 20,00 m ca]

Ruoli e professionalità

Cronologia

  • Anno costruzione chiesa storica [1930]
  • Sottoscrizione incarico progettazione per ampliamento [2016]
  • Sottoscrizione incarico progettazione opere artistiche [2016]
  • Approvazione progetto da parte del Comitato della CEI [17 gennaio 2017]
  • Inizio lavori [26 novembre 2018]
  • Fine lavori [27 gennaio 2021]
  • Consegna alla comunità [31 gennaio 2021]

Dimensioni architettoniche

  • Pianta, larghezza media [15,00 m ca]
  • Pianta, lunghezza media navata [23,50 m ca]
  • Pianta cappella feriale, sagoma interna [lunghezza 8,40 m ca, larghezza 6,00 m ca]
  • Prospetto principale [altezza massima 12,00 m ca]
  • Campanile [altezza 20,00 m ca]
Autore della scheda
Arch. Lorella Palumbo

Poli liturgici realizzati ex novo

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