Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Beni architettonici

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù

chiesa sussidiaria
Pallino - Urbino (PU)
Parrocchia di San Martino di Pallino - Diocesi di Urbino - Urbania - Sant'Angelo in Vado
Regione ecclesiastica Marche

La nuova chiesa di Ca’ Stoccolo si inserisce in una realtà ecclesiale segnata da aspettative e progettualità pastorali che superano i confini parrocchiali e diocesani. L’ambizione di costruire un polo cultuale destinato alla devozione universale del Sacro Cuore di Gesù e all’accoglienza della pastorale universitaria pone le sue fondamenta nella fede coraggiosa e nell’esperienza mistica di don Elia Bellebono (1912-1996). Tuttavia tale progetto, nella sua complessità e articolazione, non è ideato dal sacerdote bergamasco (ordinato nel 1977), che si fa promotore e realizzatore di un “desiderio” consegnato direttamente da Gesù in uno dei “colloqui/apparizioni” (canonicamente ancora non riconosciuti) che hanno contrassegnato la sua vita terrena. In particolare nel 1969, ad Urbino nella chiesa di San Franceso, Elia riceve l’incarico di «costruire un Santuario dedicato al Mio Cuore Sacratissimo. Farai dipingere un quadro come tu mi vedi, che abbia a regnare nel centro del Santuario stesso e lí farò piovere tante grazie» (dal testo del colloquio). Di tale missione don Bellebono farà il centro del suo apostolato, con l’appoggio di mons. Ugo Donato Bianchi (arcivescovo di Urbino dal 1977 al 1999) che benedirà la prima pietra nel 1998. Anche i suoi successori mons. Francesco Marinelli (guida della diocesi dal 2000-2011) e l’attuale pastore mons. Giovanni Tani (dal 2011 ad oggi) avranno un ruolo determinante nel lungo iter edilizio, che si dispiega per 25 anni. Mons. Tani in particolare rende ancora più prossime le interlocuzioni tra le diverse istituzioni operanti nel “vissuto religioso” del nascente santuario, a partire dalla Fondazione Opera del Sacro Cuore di Gesù (istituita nel 1993 e originaria titolare della proprietà), la parrocchia San Martino di Pallino, gli organismi statuari e partecipativi diocesani, l’università e la società civile. Nella programmazione dell’attuale arcivescovo le strutture e le attività avviate dalla Fondazione acquisiscono un inedito ruolo strategico nell’ordinarietà della vita pastorale di tutta la chiesa locale e nello specifico per tutte le 7 parrocchie orbitanti sul centro storico di Urbino. Le generose dimensioni della nuova struttura in costruzione, la topografia “accessibile” dell’area di progetto e la vicinanza di quest’ultima a nuovi quartieri residenziali sempre più popolosi sono considerati dal presule, così come dai vari consigli diocesani, fattori propizi nella risoluzione di diverse criticità che negli ultimi tempi preoccupano il magistero episcopale urbinate. Uno dei principali problemi è infatti rintracciabile nello spopolamento del centro cittadino, discriminato dalla sua peculiare orografia e da un’accessibilità di riflesso poco praticabile, resa ancora più compressa da un rigido quanto necessario sistema ZTL. Tali aspetti hanno penalizzato anche la frequentazione della Cattedrale nelle celebrazioni diocesane; pertanto la nuova grande aula liturgica è vista non soltanto come luogo privilegiato per la devozione al Sacro Cuore, ma come una concreta alternativa all’edificio princeps della diocesi, un nuovo spazio in cui l’assemblea santa con la «sacra presidenza del vescovo» (Lumen Gentium 26) possa adunarsi nel massimo numero possibile e senza difficoltà.

 

Oggi, tutti i programmi abbozzati e le opere per lungo tempo rimaste incomplete risultano compiuti. La chiesa è stata consegnata alla comunità diocesana, ai giovani universitari e ai pellegrini, con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Presidente della Cei mons. Gualtiero Bassetti il 4 novembre 2021.

Caratteri architettonici

L’edificio si insedia nel territorio campestre con l’intento progettuale di farne il protagonista. Tutto il versante collinare di Ca’ Stacciolo, salvo la direttrice stradale verso Montefabbri e isolati edifici residenziali, è privo di particolari riferimenti topografici e urbanistici; il paesaggio è abitato da prati aridi e cespugliati, colture selvatiche e distese boschive degradate di latifoglie. I progettisti ricercano così le coordinate insediative nel simbolismo dell’orientamento est-ovest, nelle geometrie della cinta urbica curvilinea di Urbino e nei parallelismi assiali tra la direzionalità della chiesa e la mediana che attraversa le logge dei due “torricini” del Palazzo Ducale e che converge a Roma. Nel concept è posto quindi il problema di interpretare lo spazio sacro in un disegno urbano – se così si può definire – non materialmente costituito, ma radicato su qualità spirituali e meccanismi plastici di natura deduttiva. Con questi espedienti il nuovo edificio chiesastico si incardina quindi nelle logiche formali dell’edificato storico del centro urbano (anche se fisicamente distante) e nelle convergenze ideali con Roma, centro della Chiesa Universale. L’aula liturgica già esternamente denuncia la sua missio: accogliere e orientare. Due infatti sono i segni che contraddistinguono il progetto ambientale: il campanile e la plasticità degli elevati. Il volume esterno – così come l’invaso interno – sembrano modellati su un tornio; le dinamiche rotanti generate dal disegno ovale della pianta sviluppano con coerenza le superfici e le masse di ogni spazio, comprese le coperture. Tutto è articolato in modo da produrre un manufatto capace di presentarsi come un luogo vivo, pensato non soltanto per essere visto, ma per ispirare in osmosi con il paesaggio campestre protezione e fiducia.

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Processi e contesti

Il complesso iter edilizio, fatto di avvii, pause, contrarietà e ripartenze, è almeno nella prima fase strettamente connesso alla vita di don Elia [1]. Nel mese di ottobre 1969, in un momento di preghiera durante un breve viaggio a Urbino, il giovane ciabattino bergamasco vive una delle sue consuete esperienze mistiche, in cui riceve il mandato di costruire un Santuario dedicato al Sacro Cuore di Gesù proprio nella città marchigiana. Nei successivi anni, dopo aver reso pubbliche tali volontà, si trasferisce a Fano dove riprende il suo cammino di discernimento vocazionale (già intrapreso nel 1940 ma interrotto a causa delle apparizioni) fino all’ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1976 all’età di 65 anni. Ad ottobre 1981 in un altro colloquio mistico gli viene indicato di adoperarsi, oltre che per il santuario, anche per la costruzione di «una Casa di Spiritualità, perché ci sono tanti universitari che ne hanno bisogno. Sono come pecore senza pastore […]» (dal testo del colloquio). Ecco così tracciato il programma edilizio che, in termini di fattibilità progettuale, verrà articolato in tre lotti. Il primo caratterizzato da una casa di spiritualità con spazi per il culto e per la pastorale catechistica, il secondo interessato dalla chiesa-santuario, il terzo lotto da una casa di accoglienza per la pastorale universitaria. Anche la localizzazione di queste articolate strutture sembra “suggerita” dall’Alto: in una visione è chiesto a don Elia di ricercare un campo con un albero di melo; tale area è individuata proprio a nord del nucleo cittadino, lungo la strada provinciale per Montefabbri verso Pesaro, in località Ca’ Staccolo. Le trattative per l’acquisto del terreno si concludono a luglio 1985 a cura e spese di don Elia. Il 4 giugno 1989 l’Arcivescovo di Urbino mons. Ugo Donato Bianchi presiede la prima celebrazione eucaristica sull’area di progetto.

 

[1] La biografia del sacerdote bergamasco è consultabile al sito: https://doneliabellebono.com/wp-content/uploads/2021/02/biografia-in-breve-2.pdf

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Progetto liturgico e programma iconografico

Il disegno dell’impianto architettonico della chiesa è tracciato in stretta connessione con l’ideazione artistica; sintassi geometrica, misurazioni armoniche e calcolati rapporti proporzionali governano con continuità lo studio della forma e dello spazio dall’involucro esterno al dettaglio dei contenuti più piccoli. Tuttavia tali “attenzioni concettuali”, tipiche della cifra stilistica del maestro Walter Valentini, non sono finalizzate a se stesse e confinate a un mero virtuosismo espressivo. Il lessico formale adoperato nella chiesa del Sacro Cuore acquisisce il suo significato più pieno solo se in rapporto all’atio ritualis del Popolo Santo radunato. Già la planimetria dell’aula liturgica, che trova il suo “perfezionamento” geometrico nel disegno dell’uovo ottenuto dal perimetro del sagrato e degli spazi esterni, traduce bene il posizionamento ecclesiologico del progetto: la ricerca dell’unità spaziale (ad intra e ad extra) come interpretazione plastica dell’azione dello Spirito sull’ecclesia «che la unifica nella comunione e nel ministero» (Lumen Gentium 4). Tra l’interno e l’esterno il monumentale portale non è pensato come barriera, come margine, ma al contrario come soglia di accoglienza e richiamo. Il manufatto, realizzato in bronzo patinato a cera persa, presenta una complessa composizione di linee, di elementi sferici e forature, che «richiama l’infinito, la bellezza del cielo e il mistero dell’Universo» (dalla relazione di progetto). Gli stessi riferimenti compositivi si ritrovano nei portali laterali, ma in quello principale il richiamo iconografico alla Genesi è interpretato con maggiore plasticità; in esso infatti la ritualità dell’azione umana, l’atto dell’“aprirsi e del chiudersi” si carica di un agire simbolico più pieno: «dell’accogliere il pellegrino e lo straniero, che si recano nella casa del Signore per trovare in essa conforto e ristoro spirituale e, con l’accoglienza, il riunirsi della comunità cristiana nella preghiera, per preservare con essa il valore della Parola e del Verbo, e con la Parola e il Verbo testimoniare la Verità della fede in Nostro Signore, nel segno tangibile del suo Sacro Cuore» (R. M. Budassi) [1].

 

[1] Roberto Maria Budassi, Teofania e astrazione. Walter Valentini per il Santuario del Sacro Cuore di Gesù a Urbino, in “Uniti nel cuore di Cristo” n.42 anno 22, p.15.

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  • Visione di Elia Bellabono con consegna del “mandato” di costruire la nuova chiesa [ottobre 1969]
  • Prima condivisione pubblica con la comunità di Urbino del “mandato” [1970]
  • Visione di Elia Bellabono con consegna del “mandato” di costruire la casa di spiritualità e accoglienza universitari [ottobre 1981]
  • Acquisto del lotto di progetto [12 luglio 1985]
  • Istituzione Fondazione Opera del Sacro Cuore di Gesù [12 novembre 1992]
  • Incarico al gruppo di progettazione [1996]
  • Rilascio prima concessione edilizia [1998]
  • Benedizione prima pietra [18 ottobre 1998]
  • Conclusione lavori primo lotto (cappella e casa di spiritualità) [giugno 2000]
  • Prima celebrazione eucaristica in cappella [30 giugno 2000];
  • Interruzione cantiere chiesa [2007]
  • Trasferimento titolarità della chiesa alla parrocchia San Martino di Pallino [16 luglio 2017]
  • Invio della proposta progettuale agli organismi della CEI [luglio 2018]
  • Approvazione della proposta progettuale dagli organismi della CEI [maggio 2019]
  • Affidamento lavori imprese esecutrici [7-18 maggio 2020]
  • Pianta chiesa, sagoma esterna [lunghezza 43,50 m ca, larghezza massima 28,80 m ca]
  • Pianta aula liturgica, sagoma interna [lunghezza 35,90 m ca, larghezza massima 26,30 m ca]
  • Pianta cappelle del Battesimo e della Penitenza [lunghezza 8,70 m ca, larghezza 6,00 m ca]
  • Prospetto principale aula liturgica [altezza 10,60 m ca]
  • Interno aula liturgica [intradosso cupola 17,50]
  • Portale [altezza 4,70 m, larghezza 3,50 m]
  • Campanile [altezza 28,00 m]

Ruoli e professionalità

Cronologia

  • Visione di Elia Bellabono con consegna del “mandato” di costruire la nuova chiesa [ottobre 1969]
  • Prima condivisione pubblica con la comunità di Urbino del “mandato” [1970]
  • Visione di Elia Bellabono con consegna del “mandato” di costruire la casa di spiritualità e accoglienza universitari [ottobre 1981]
  • Acquisto del lotto di progetto [12 luglio 1985]
  • Istituzione Fondazione Opera del Sacro Cuore di Gesù [12 novembre 1992]
  • Incarico al gruppo di progettazione [1996]
  • Rilascio prima concessione edilizia [1998]
  • Benedizione prima pietra [18 ottobre 1998]
  • Conclusione lavori primo lotto (cappella e casa di spiritualità) [giugno 2000]
  • Prima celebrazione eucaristica in cappella [30 giugno 2000];
  • Interruzione cantiere chiesa [2007]
  • Trasferimento titolarità della chiesa alla parrocchia San Martino di Pallino [16 luglio 2017]
  • Invio della proposta progettuale agli organismi della CEI [luglio 2018]
  • Approvazione della proposta progettuale dagli organismi della CEI [maggio 2019]
  • Affidamento lavori imprese esecutrici [7-18 maggio 2020]

Dimensioni architettoniche

  • Pianta chiesa, sagoma esterna [lunghezza 43,50 m ca, larghezza massima 28,80 m ca]
  • Pianta aula liturgica, sagoma interna [lunghezza 35,90 m ca, larghezza massima 26,30 m ca]
  • Pianta cappelle del Battesimo e della Penitenza [lunghezza 8,70 m ca, larghezza 6,00 m ca]
  • Prospetto principale aula liturgica [altezza 10,60 m ca]
  • Interno aula liturgica [intradosso cupola 17,50]
  • Portale [altezza 4,70 m, larghezza 3,50 m]
  • Campanile [altezza 28,00 m]
Autore della scheda
Arch. Giuseppe Giccone

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