Recorrido
Un antico fonte battesimale presso San Dalmazzo
Un antico fonte battesimale presso San Dalmazzo
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Un’antica omelia, pubblicata dallo storico locale Alfonso Maria Riberi e da lui attribuita a Valeriano di Cimiez, descrivendo il luogo di culto del martire san Dalmazzo, pur non nominato, indica elementi precisi del luogo, individuabile bene presso la chiesa di Borgo San Dalmazzo.
Viene descritto l’ambiente presso la confluenza del Gesso e del Vermenagna, come luogo dove un tempo vi era un tempio di Apollo e di culti pagani:
“Lì, dove due corsi d’acqua uniscono le limpidissime acque, un tempo sorgevano templi di maghi e l’ara di Apollo, ormai vacillante, elevava fumo di incenso e di sangue; di là si traevano vermene con formule deliranti e risuonavano formule esecratrici; in quel luogo vi erano un recinto di belve ruggenti ed un ritrovo di demoni, da cui uscivano come cani rabbiosi, i divoratori di Cristo, per assalire gli uomini e tormentare le anime”.
Ora presso le antiche rovine sorge la memoria di santa Tecla, presso cui le acque, un tempo insozzate dalle bestie, sono diventate sorgente battesimale per la vita eterna:
“Osserva i ruderi senza forma…e come ora si erge la memoria consacrata alla beata Tecla. Considera infine le acque, un tempo inquinate e sporcate dalle giovenche, ora, cessata l’amarezza delle offerte votive, sono redente, rese dolci e salutari dal battesimo e conducono alla vita eterna”.
Accanto al dono rigenerante del battesimo, l’omelia pone gli effetti della testimonianza dei martiri e gioisce al vedere il seme da loro sparso che è cresciuto in un albero alla cui ombra vengono a ritemprarsi i pellegrini. L’aspetto del posto è mutato:
“dov’era spazio abituale di fiere e serpenti, ora è iniziata la familiarità di uomini santi e dove si sentivano le grida delle belve ed i sibili dei serpenti, ormai incominciano a risuonare gli strumenti di inni celesti, e dove era il luogo per seppellire i corpi umani, sta diventando un luogo per la salvezza delle anime”.
L’area a cui si riferisce questa omelia è individuabile: nonostante i lavori dovuti al posizionamento di una rotatoria, lungo via Rocchiuse, permane, in condizioni pessime, il pilone dedicato a santa Tecla. Qui è stata individuata una parte della necropoli romana, ma di questo rimane solo più il nome di Via Necropoli romana.
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