Un vescovo tra fede, società e progresso
Il corpus delle lettere pastorali di mons. Giovanni Pietro Losana, figura centrale nella storia della Chiesa e della provincia biellese nell’800, comprende oltre cento pastorali e circolari alle quali sovente il vescovo affiancava libretti d’istruzione, avvisi, e pubblicazioni d’occasione. Uomo del suo tempo eppure modernissimo, mons. Losana è il vescovo che più di altri ha lasciato l’impronta profonda del pastore e del modernizzatore civile. Della trasformazione economico-sociale del Biellese si fece promotore favorendo l’insegnamento tecnico ed agricolo e la cultura del risparmio. Si fece interprete del rinnovamento del Cristianesimo come fonte inesauribile di opere di carità, fondando scuole, ricoveri, ospizi e case di cura. Si trovò a fronteggiare due volte l’epidemia di colera e a difendere gli ideali di “libertà, uguaglianza, indipendenza nazionale” durante il periodo risorgimentale. Le sue lettere pastorali testimoniano l’impegno e le fatiche di un lungo ministero vescovile durato ben 39 anni al quale si dedicò una volta rientrato dall’Oriente, dove aveva ricoperto la carica di vicario apostolico di Aleppo.
Carità, educazione e cultura
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Con le sue accorate pastorali mons. Losana coinvolgeva i fedeli nelle sue innumerevoli opere di carità: sempre vicino alle esigenze della sua comunità, nel 1835 si adoperava per fondare l’asilo infantile di Biella Piano con annessa la scuola femminile che affidava alle suore della Congregazione istituita dall’amico Antonio Rosmini, che assunsero poi anche la direzione dell’Orfanotrofio femminile di Biella, la didattica dell’Istituto Santa Caterina e la sezione femminile dell’Ospizio di Carità.
Raccolse tra i ceti abbienti fondi per istituire un ricovero di Mendicità destinato ai bisognosi, ai vagabondi e senza fissa dimora della città e provincia di Biella e non mancò di sostenere l’opera dei grandi apostoli della carità, Don Giovanni Bosco e Leonardo Murialdo. Appoggiò l’iniziativa dei Fratelli delle Scuole cristiane presso la Chiesa di S. Filippo. Fu grande benefattore degli infermi della Piccola Casa della divina Provvidenza, l’odierno Cottolengo di Biella, “Ospitaletto pei cronici .. respinti dalle famiglie e dagli ospedali o da altri enti di ricovero”. Sostenne il clero e i giovani talenti, promuovendo le arti, l’oratoria sacra e la musica; nel 1843 aprì al pubblico generico la Biblioteca del Seminario, attuale biblioteca diocesana, a quel tempo l’unica e sola biblioteca esistente nel Biellese.
Globalizzazione, emancipazione, industrializzazione: l’eredità di mons. Losana al popolo biellese
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Con la fondazione della Società Biellese per l’avanzamento delle arti, dei mestieri e dell’agricoltura il vescovo diede inizio a un’opera di promozione di studi e attività volte a modernizzare il Biellese e rompere l’isolamento dei suoi abitanti con il resto del mondo. Nel marzo 1845 Losana formulava il concetto di globalizzazione utilizzandone addirittura la parola come si ricava dagli atti della Società, dove si esprimeva così: “Quello intanto che è certo si è che tantosto tutti si abbracciano i popoli come se tutti un punto solo abitassero del nostro globo; scomparvero le distanze e ciò che si aveva per sogno, ora è realtà: impossibile credevasi la navigazione a vapore transatlantica e da Liverpool a Nuova York (sic.) in dieci giorni al momento si compie; in meno ancora dalla regia dei Faraoni si riceve il buon capo d’anno a Biella … Nebbie, notti, acque, antipodi, tutto è vinto. Come mai diviene piccola la terra!”
La Società fondata da Losana diede origine alle scuole tecniche di Biella nello stesso 1838-39, ad un centro di sperimentazione agricola con il podere sperimentale di Sandigliano nel 1841 e alle scuole tecniche di Mosso e Campiglia. Nel 1851, precursore della dottrina sociale cristiana, si preoccupava della questione proletaria, sostenendo l’associazionismo operaio con la prima Società Generale di Mutuo Soccorso di Biella di cui fu presidente onorario insieme ad Alfonso Lamarmora e poi benefattore. Nel 1856 convinto sostenitore dell’emancipazione popolare tramite la cultura del risparmio fondò la Cassa di Risparmio e nel 1869 si fece sostenitore della Banca Biellese fondata da Giuseppe Venanzio Sella, fratello di Quintino Sella. Sempre in quell’anno declamava con orazione l’apertura della linea ferroviaria che avrebbe collegato Biella a Santhià, primo passo per il collegamento con la capitale Torino.