Tre vescovi del Risorgimento biellese: storia e fede nelle lettere pastorali
Bernardino Bollati (1818-1828)
Bernardino Bollati (1818-1828)
Il vescovo della Restaurazione
Durante il periodo napoleonico la Diocesi di Biella era stata soppressa ed accorpata a quella di Vercelli; con il ritorno dei Savoia, e in particolare su interessamento del re Vittorio Emanuele I, la situazione ecclesiastica venne riportata com’era prima del 1803. La nomina del nuovo vescovo francescano Bernardino Bollati avvenne nel 1818 e per l’occasione furono stampati componimenti, sonetti di illustri personaggi locali e discorsi delle autorità a testimonianza della gioia popolare per la ristabilita Diocesi.
Il nuovo vescovo dovette metter mano a una situazione amministrativamente complessa e variegata: erano 99 le parrocchie e tre i santuari; dalle numerose lettere pastorali e circolari si evince che il vescovo rinnovò e stipulò nuovi regolamenti in tutte le amministrazioni parrocchiali, diede alle stampe un Compendio della dottrina cristiana per far fronte alla necessità di uniformare l’insegnamento religioso nelle parrocchie, fu protagonista nell’organizzazione della terza Incoronazione della Madonna di Oropa del 1820, ravvivando nel popolo la devozione mariana. La convocazione nel 1825 del primo Sinodo diocesano gli permise di riscrivere e aggiornare le regole che governavano la vita della Diocesi; fece costruire il Seminario Minore per la formazione dei giovani aspiranti allo stato ecclesiastico e ampliare la Cattedrale di Biella.
Queste grandi opere furono realizzate in un periodo storico travagliato che vedeva nel Biellese, come in altre parti del Paese, ritornare le idee di libertà rivendicate dalla borghesia e poi culminate nei moti piemontesi del 1821. Mentre le fasce popolari erano ancora nella grande maggioranza credenti e praticanti, le classi istruite abbandonavano i sacramenti, rifiutavano gli ammonimenti dei pastori, e giungevano anche in casi estremi a combattere le stesse leggi della Chiesa. Il vescovo Bollati non dimostrò mai nessuna simpatia per le posizioni liberali; alcune lettere pastorali come quella in occasione della concessione della Costituzione da parte del reggente Carlo Alberto di Savoia, poi revocata immediatamente da Carlo Felice, sembrano scritte solo per dovere. Dalle lettere pastorali emerge il tentativo di mettere ordine al susseguirsi dei continui cambiamenti degli scenari politici, che interessarono il Piemonte nei nove anni del suo intenso episcopato.
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