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I paramenti sacri. Le tipologie decorative dei tessuti del Museo
I paramenti sacri. Le tipologie decorative dei tessuti del Museo
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Il patrimonio tessile conservato nel Museo diocesano permette di tracciare, attraverso molti episodi salienti, un percorso delle diverse tipologie decorative che hanno caratterizzato la produzione dei tessuti in Europa. La rete dei rapporti commerciali che ha contrassegnato la storia di Livorno dalla fine del XVI secolo ha sicuramente favorito l’arrivo di stoffe e manufatti provenienti dai paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Tra i numerosi esemplari ricoverati nel deposito ed esposti a rotazione, sono documentate anche le tipologie diffuse tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, nelle diverse varianti del tradizionale modulo cinquecentesco a rete di maglie ogivali (aperte o chiuse) che trovò largo successo nei tessuti destinati alla confezione di vesti liturgiche grazie ai soggetti attinenti alla simbologia religiosa che li decorano, quali ad esempio il giglio, il fiore di cardo e la melagrana.
Nel nucleo di esemplari esposti è presente una pianeta in damasco broccato verde che documenta la produzione di stoffe con disegno di piccole e medie dimensioni reso attraverso la decorazione di fondo, eseguita in damasco, arricchita da motivi broccati (Vetrina 6). Si tratta di una tipologia che si sviluppa nel terzo quarto del XVII secolo in risposta all’esigenza di nuove soluzioni tessili capaci di avere un maggior effetto visivo con un risparmio della materia prima.
Le tipologie decorative del XVIII secolo rappresentate nel nucleo di tessuti conservati presso il Museo documentano le soluzioni disegnative ispirate alla produzione tessile francese, all’avanguardia per la messa a punto di tecniche più elaborate e per la creazione di moduli compositivi capaci di assecondare velocemente i cambiamenti dettati dalla moda. Nelle stoffe trionfano i disegni ispirati all’arte orientale e di forte impatto cromatico, ricchi di motivi floreali, talvolta commisti con elementi architettonici, resi attraverso moduli di grandi proporzioni impostati su impaginazioni meno rigide e simmetriche, di solito ad andamento verticale sinuoso. Si inseriscono in questa categoria i tessuti a disegno “bizarre” caratterizzati da motivi di difficile identificazione, spesso astratti, combinati con elementi floreali, documentati nel percorso museale dal parato rosa salmone (Vetrina 1) e dalla pianeta rossa con trofei di fiori che si accompagnano pesci stilizzati, paesaggi orientaleggianti ed elementi astratti (Vetrina 3).
Nel ricco e complesso panorama delle tipologie decorative Settecentesche si inserisce lo stile “Revel” (ideato del disegnatore Jean Revel, 1674-1751) che si affermò nel disegno tessile europeo nel secondo quarto del XVIII secolo, rappresentato all’interno del nostro percorso espositivo dalla pianeta verde con fondo in damasco e disegno a grandi cespi di fiori disposti per teorie parallele sfalsate (Vetrina 6). Se pur semplificato rispetto alle complesse composizioni che solitamente contraddistinguono i tessuti di questa tipologia (dove gli elementi botanici fanno da cornice a vedute e scenette di genere), la nostra pianeta ripropone gli effetti pittorici del disegno tipici dello stile “Revel” ottenuti attraverso la raffinata tecnica del “point rentrè” che permette la resa di numerose gradazioni nelle sfumature di colore.
I paramenti della seconda metà del Settecento configurano pienamente il cambiamento stilistico avvenuto in questa fase della storia del disegno tessile, quando viene abbandonato il carattere esotico e rigoglioso per prediligere un maggior naturalismo. Primeggiano fra tutti per diffusione i parati confezionati con i tessuti “a meandro”, stoffe di ideazione francese, ma molto imitate in Italia e negli altri paesi europei (Vetrina 5).
La scarsa presenza di parati confezionati con tessuti del XIX secolo probabilmente è una conseguenza del declino di Livorno come piazza di commercio internazionale e della crisi economica che ne derivò. Sono invece numerosi quelli ricamati in oro e argento, opera di ricamatrici sicuramente influenzate dalle tipologie tessili più diffuse, come dimostrano i motivi decorativi degli esemplari conservati (Vetrina 2).
Per quanto riguarda il Novecento, il nucleo di vesti liturgiche conservate si riduce notevolmente rispetto a quelli delle epoche precedenti. Nell’ambito della produzione tessile, l’Italia del XX secolo è ormai al margine degli eventi europei e dai cambiamenti che ha introdotto la rivoluzione industriale. Nei tessuti conservati non sono documentati esemplari di particolare pregio ad eccezione del parato in velluto nero decorato da scene della Passione (Percorso virtuale – Vetrina 7).
La difficoltà di reperire tessuti pregiati e adeguati alla confezione di vesti liturgiche è documentata dalla pratica di riportare i ricami di vecchi manufatti ormai consunti e non più decorosi per l’uso o nell’integrare le parti maggiormente danneggiate con tessuti nuovi o recuperati da altri paramenti.
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