Sant'Evasio: martire e patrono

La vicenda delle reliquie di Sant’Evasio

La vicenda delle reliquie di Sant’Evasio

Nonostante la complessa e non definita vicenda biografica, Sant’Evasio è sempre stato per la comunità casalese oggetto di una profonda e sentita devozione che, nel corso della storia, si è strettamente legata a un forte sentimento identitario, mantenuto vivo anche in momenti di forte instabilità politica e sociale. L’affetto per il proprio patrono si manifestò nella particolare devozione alle reliquie che dal momento del suo martirio furono conservate nella chiesa di San Lorenzo, che almeno dall’VIII secolo fu intitolata a S. Evasio. Fu probabilmente proprio in virtù di tale attaccamento e allo scopo di scalfire le mire indipendentiste del borgo, all’epoca parte della Diocesi di Vercelli, che nel 1215 le truppe alessandrine entrarono in città e rubarono le reliquie del santo che vennero trasferite nell’antica Cattedrale di Alessandria. Secondo gli storici, fu probabilmente già da questi anni che la chiesa casalese, non ancora sede di Diocesi e spogliata delle sante reliquie, alimentò la tradizione della prestigiosa fondazione della propria chiesa per volontà del re Liutprando, strenuo difensore del cristianesimo. Nonostante papa Onorio III richiedesse l’intervento del vescovo di Pavia al fine di costringere gli alessandrini a restituire quanto sottratto alla collegiata casalese pena la scomunica, la città rimase privata del proprio patrono per quasi due secoli. Fu solo nel 1403 che il condottiero di ventura Facino Cane, su mandato della comunità casalese e del marchese Teodoro Paleologo II, asportò dalla Cattedrale alessandrina le reliquie di Sant’Evasio, appropriandosi, in segno di risarcimento, anche del pregevole crocifisso ligneo ornato di pietre preziose e in lamina d’argento, tutt’oggi collocato nel presbiterio del Duomo di Casale. Le reliquie, dopo una sosta nelle chiese parrocchiali di Borgo San Martino e di Santa Maria del Tempio, rientrarono in città trasportate su un carro trionfale il 7 ottobre 1403. Nello stesso anno gli abitanti di Borgo Vercelli, comune poco distante da Casale, invocarono il santo per liberare la città dalla peste con la promessa di effettuare ogni anno un pellegrinaggio sulla tomba del santo, come ancora oggi si verifica ogni 8 settembre. Il ritorno delle reliquie, scena raffigurata in uno dei tondi ad alto rilievo posti nella cappella del santo e nell’aula capitolare, rappresenta un momento centrale per la chiesa casalese tanto da essere evocato annualmente nella festa patronale celebrata il 12 novembre. Tale data fu introdotta a ricordo delle ripetute traslazioni del corpo del santo e del voto espresso nel 1706 dalla comunità casalese per aver la libertà dall’assedio delle truppe del Principe Eugenio di Savoia che, infatti, annessero in modo pacifico il territorio monferrino al regno sabaudo. La devozione a Sant’Evasio portò, nel corso del tempo, alla commissione di preziosi reliquiari la maggior parte dei quali si trova conservata in Cattedrale: nella cappella dedicata al santo è collocata la preziosa urna d’argento realizzata nel 1853 in sostituzione di quella settecentesca realizzata dallo scultore bolognese Francesco Passarino, mentre il capo del santo e il braccio sono custoditi presso il tesoro del duomo in due preziosi reliquiari della prima metà del XV secolo. Un braccio reliquiario in legno dorato si conserva, invece, presso la chiesa di Pozzo Sant’Evasio posta a pochi chilometri dal centro cittadino.

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