ORTONA: LE CHIESE SCOMPARSE
Chiesa di San Bartolomeo
Chiesa di San Bartolomeo
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La Chiesa di San Bartolomeo figurava tra i complessi religiosi ortonesi più antichi, citata come “Ecclesia Sancti Bartolomei” nel 1324 per il pagamento delle decime alla Corona.
La chiesa era situata all’angolo tra Corso Vittorio Emanuele e Via del Giglio, con ingresso sul Corso, e al suo interno era conservata una statua della Madonna della Croce.
Le successive e scarne informazioni sulla Chiesa di San Bartolomeo arrivano da citazioni archivistiche e si limitano alla celebrazione di matrimoni annotati nel Liber matrimoniorum e alla menzione all’interno di un atto notarile redatto nel 1699 riferito ad una casa esistente nella strada di San Bartolomeo, ovvero nella zona intorno alla chiesa.
A metà Ottocento sono invece documentati interventi di risanamento strutturale e di rifacimento complessivo dell’edificio avviati con lo scopo di porre riparo ai gravi problemi di staticità e alle precarie condizioni conservative: nel 1862 il mastro muratore Francesco Paolo Ciufici fu incaricato di eseguire un’ampia gamma di lavori estesi oltre che al rinforzo delle strutture portanti persino all’intonacatura interna ed esterna e al rifacimento totale del pavimento. Infine, la Congrega di Santa Maria della Croce vi trasferì la propria sede agli inizi del Novecento dopo aver lasciato la prima sede nella Chiesa di San Biagio.
La Chiesa di San Bartolomeo fu gravemente danneggiata dai bombardamenti degli anni 1943-1944, non fu ricostruita e al suo posto nei primi anni del dopoguerra fu costruito un edificio privato, mentre la pala d’altare con il santo eponimo è conservata nel Museo Diocesano di Ortona.
Celato dietro la mancata ricostruzione delle due chiese dislocate lungo Corso Vittorio Emanuele e intitolate rispettivamente a San Giuseppe e a San Bartolomeo era l’intento di dislocare gli edifici religiosi in maniera più capillare sul territorio. A tal proposito, nel 1955 l’architetto Ennio Villante di Lanciano fu incaricato di eseguire un “progetto per la ricostruzione di chiese in sostituzione di quelle di S. Bartolomeo e S. Giuseppe distrutte da eventi bellici nell’abitato di Ortona, da trasferirsi nella zona portuale della città stessa”, che fu poi riutilizzato per l’edificazione della Chiesa di Cristo Re, dunque con intenti diversi rispetto agli ambiziosi propositi iniziali.
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