Analisi di uno stato delle anime
Parrocchia di San Nazaro in Como. Lo stato delle anime del 1696
Parrocchia di San Nazaro in Como. Lo stato delle anime del 1696
Nota storica
La parrocchia di San Nazaro è menzionata tra le chiese di Como fin dal secolo XIII.
Si estendeva interamente all’interno della città murata, al suo limitare verso nord, presso il porto di Como. Uno spazio ristretto, ma densamente abitato.
La chiesa era conosciuta per le sue reliquie, in particolare la reliquia della Santa Croce (ora nella cappella del Crocifisso del duomo di Como), oggetto di una diffusa venerazione.
Vi erano famiglie nobili, come gli Olginati, ma anche artigiani, in particolare falegnami, e commercianti con le loro botteghe. Non secondaria era la presenza del macello con tutte le attività ad esso legate.
Nel 1768 la parrocchia venne soppressa e divenne chiesa sussidiaria della cattedrale di Como.
Per necessità legate al nuovo piano regolatore della città la chiesa fu demolita con decreto del vescovo di Como, Alessandro Macchi, datato 25 febbraio 1938.
Analisi
- Foto 3. Lo stato delle anime si apre con il casato più importante della parrocchia, gli Olginati, il cui nucleo familiare nel 1696 era composto da quattordici membri. Il capofamiglia, Giovanni Battista di anni 77, vedovo, viveva con un figlio chierico, la nuora vedova e i nipoti, oltre a un cappellano. Personale di servizio era costituito da ben sette persone, un auriga e sei domestici.
Nello stato delle anime si era soliti evidenziare i chierici e i sacerdoti residenti, specificando nel caso di San Nazaro l’appartenenza al capitolo o al collegio dei mansionari della cattedrale di Como. - Foto 4. Riguardo all’origine delle persone veniva indicato se qualcuno era un “trovatello”, portato presso il Luogo pio degli esposti, all’interno dell’ospedale Sant’Anna di Como (sede anche di una parrocchia sui generis), da tutta la diocesi, compreso il territorio svizzero (generalmente il Canton Ticino).
A San Nazaro risultavano due “figli dell’ospedale”, come si era soliti chiamarli: una bambina di 7 anni, Maria, presa, si può supporre, a balia e, quindi, mantenuta dal luogo pio (in questo modo si aiutava anche la famiglia di Marta Porro, vedova, con tre figlie femmine e un maschio chierico?), e in altra pagina dello stato delle anime Caterina, di anni 40, di cui non viene aggiunto nulla, ma che quasi sicuramente svolgeva mansioni di domestica in una casa con madre vedova e cinque figli. - Foto 5. Numerosi erano i soldati, alcuni di origine spagnola, che abitavano con le loro famiglie all’interno della parrocchia, identificati come «miles» o con maggior precisione «miles pręsidii», con riferimento alla vicina fortezza, la cosiddetta “Cittadella” di età viscontea, sul lato dell’abside della cattedrale, demolita nel primo decennio dell’Ottocento per far posto al teatro Sociale e annessa piazza.
Nello stato delle anime, soprattutto se si ha familiarità con i cognomi, è possibile desumere la provenienza. Talora, invece, è riportato con chiarezza che si era “forestieri”, come per una donna che veniva da Lugano, citata alla fine del documento.
Ancor più importante è l’indicazione dell’essere “assenti” dalla parrocchia: è il caso del marito di questa pagina. Altre volte tale segnalazione era riportata prima del nome con l’abbreviazione “Abs”, come nello stato delle anime di Abbadia (vedi foto 2.2, 2.4), oppure si stilava un elenco a parte, come fece il parroco per lo stato delle anime di Pognana (vedi foto 2.3).
Gli stati d’anime costituiscono una fonte primaria per lo studio del fenomeno migratorio. - Foto 6. Non manca, anche se in nessuno dei duecento stati delle anime risulta sistematica, la specifica inerente il lavoro svolto.
Troviamo un pittore, già morto, ma nella cui casa abitavano ancora la madre e le sorelle, un tal Girolamo Perlasca (chi era?), e un «faber lignarius (“legnamaro”, falegname), professione assai diffusa nella zona.
REPERTORIO DEGLI STATI DELLE ANIME NELL’ARCHIVIO STORICO DELLA DIOCESI DI COMO
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