I secoli della peste: XV e XVI

Il lazzaretto di San Bartolomeo

Il lazzaretto di San Bartolomeo

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Il lazzaretto di San Bartolomeo

Nel 1427 Brescia viene raggiunta dalla peste che aveva avuto origine dalla Riviera di Salò sul Lago di Garda. Per tentare di arginare il contagio, il provveditore veneto (dall’anno precedente la città era entrata a fare parte dei territori di terraferma della repubblica di Venezia ed era governata da due provveditori e da un consiglio di cittadini bresciani) ordina al consiglio cittadino di trovare un luogo adatto per isolare i malati. Il 5 novembre dello stesso anno nel monastero agostiniano extra moenia di San Bartolomeo si costituisce il lazzaretto omonimo che resterà il più grande e il più importante del capoluogo per tutti i secoli e le epidemie successive. Il lazzaretto era controllato dalle autorità municipali che si avvalevano della collaborazioni di medici e religiosi per l’assistenza ai malati. Subito dopo la sua istituzione i malati alloggiavano in baracche, tettoie, capanne di legno disordinate e spesso precarie. Solo dopo la cosiddetta “peste del mazzucco” che mostrò i limiti strutturali del lazzaretto che sfruttava gli ambienti dell’ex monastero agostiniano, le autorità si decisero a costruire un edificio funzionale. A pianta quadrangolare, prevedeva edifici a due piani con stanze e corsie ampie e luminose in grado di ospitare diverse centinaia di malati. I quattro corpi di fabbrica si affacciavano sul cortile centrale con portici e loggiati.

Durante l’epidemia del 1576/1577, arrivò ad ospitare fino a duemila persone. Un così grande affollamento e la mancanza di un effettivo controllo e di una gestione diretta da parte delle autorità cittadine, lo rese un luogo inospitale oltre che teatro di violenze e disordini fino a quando non vi arrivò il frate cappuccino Paolo Bellintani nell’ottobre del 1577.

Originario della riviera di Salò, il Bellintani si era già distinto fronteggiando la peste di Milano e proprio l’arcivescovo Carlo Borromeo a cui il vescovo bresciano Domenico Bollani aveva chiesto aiuto, lo mandò a Brescia. Il suo intervento fu provvidenziale: confortò e assistette infermi e moribondi, ma riorganizzò completamente anche il lazzaretto e la sua gestione guadagnandosi la gratitudine dei cittadini e delle autorità civili ed ecclesiastiche.

Dopo il XVII secolo, l’edificio del lazzaretto venne gradualmente adibito ad altri usi, modificato e parzialmente demolito. Oggi le strutture più significative rimaste sono il portico con colonne e capitelli quattrocenteschi e la loggia con archi trilobati che caratterizzavano le facciate meridionale e orientale dell’edificio.

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Il lazzaretto di San Bartolomeo

Musica: Chopin- Sonata n. 2 op. 35, Marcia Funebre

 

 

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