La Confraternita della Beata Vergine detta del Ponte di San Donato nella chiesa della Madonna del Ponte

Chiesa di San Secondo

Chiesa di San Secondo

La chiesa di San Secondo è ubicata a Ovest di Gubbio, fuori dall’antica cinta muraria, la chiesa, con l’annessa canonica, rappresenta uno dei siti storici più importanti per la città e per i Canonici Regolari di Sant’Agostino.

I Canonici Regolari di San Secondo autonomi fino dalla riforma del secolo XIII, aderirono alla Congregazione del SS. Salvatore di Bologna e poi ai Canonici Lateranensi all’inizio del secolo XIX.

La canonica è molto cara agli eugubini anche perché l’amato vescovo e patrono Sant’Ubaldo vi ricevette i primi insegnamenti, in un ambiente particolarmente formativo per la vocazione al sacerdozio e per la vita comunitaria. Il santo rimase sempre legato alla canonica, dotandola di un certo patrimonio e rendendola autonoma dalla giurisdizione episcopale.

La leggenda vuole che questa chiesa sia stata eretta nel 292 per volontà di Eudossia Gabrielli per riporvi i resti di San Secondo, martirizzato in Amelia (284) durante la persecuzione dell’imperatore romano Massimiano. Egli era un soldato romano convertito al cristianesimo, che venne ucciso e gettato nel Tevere. Il suo corpo, trovato da un pescatore di nome Mauro, fu portato a Gubbio da Eudossia.

La storia invece ci tramanda altre notizie tramite gli antichi documenti come il “Codice Bavaro”, dal quale apprendiamo che quando Gubbio era parte del Corridoio Bizantino fra il VI e l’VIII secolo (vi facevano parte anche Jesi, Cagli, Fossombrone, Urbino, garantendo la sicurezza della via di comunicazione fra Roma e Ravenna), l’arcidiocesi ravennate aveva presso la chiesa di S. Secondino, un rectorio, cioè una sede amministrativa dei suoi beni posseduti nel territorio eugubino. Nel 1141 papa Innocenzo II pone sotto la sua diretta protezione Letone, priore della chiesa dei Santi Agapio e Secondino e i suoi canonici, confermandovi la regola di S. Agostino da poco adottata. Da queste prime notizie si rileva subito l’equivoco che può sorgere dalla somiglianza del nome dei Santi Secondo e Secondino.

Tra il V e VI secolo, dalla Sardegna (forse dall’antico centro fenicio-punico e poi romano di Sulci, l’attuale S. Antioco, dove si hanno memorie del passaggio dei primi testimoni della fede) furono traslate a Gubbio le reliquie di alcuni Santi Martiri di Numidia († 259): quelle di Mariano (lettore) e Giacomo (diacono) furono portate nella cattedrale, di cui divennero i titolari; quelle di Emiliano, soldato martire e di una santa donna con due figli gemelli e martiri, vennero portate in località Congiuntoli, dove poi venne eretta un’abbazia. Quelle di Secondino e Agapio, vescovi, di Tertulla e Antonia, vennero trasferite nella chiesa di San Secondo di cui per molto tempo, i due vescovi divennero i titolari. Ecco il motivo della loro citazione in molti documenti, finché l’intitolazione a San Secondo soldato, di culto locale, prese il sopravvento.

Della primitiva chiesa non si hanno notizie, mentre l’attuale è il risultato di una lunga serie di trasformazioni, alcune radicali, che si sono succedute dalla sua costruzione nel XIII sec. ad oggi.

Gli interventi del XV sec. si possono notare, all’esterno, nelle arcate del chiostro del sec. XII lungo il viale d’ingresso, ora tamponate, che lasciano intravedere le colonne in pietra serena e nella cappella dedicata a Sant’Antonio Abate, posta sulla sinistra della porta d’ingresso della chiesa, costruita nell’anno 1490 dalla famiglia Oddi, come si legge nella scritta sulla trabeazione; e all’interno con la costruzione della volta a vele che, tagliando gli arconi originali tipici dell’architettura ecclesiastica eugubina del XIII e XIV sec., ha ridotto lo slancio delle primitive linee gotiche, evidenziate solo nel presbiterio, dove si può ammirare la splendida abside restaurata nel 1942 dall’ultimo prestigioso abate di San Secondo, Don Giuseppe Ricciotti (1890-1964).

L’interno, dalle linee architettoniche molto sobrie, è caratterizzato dalle trasformazioni, a cura dell’abate Morosini di Venezia, risalenti all’anno 1712, con sei altari laterali, completati negli stucchi e nelle tele dall’abate Montagnani di Ferrara nel triennio 1795-97. La canonica ospita al suo interno la Biblioteca Agostino Steuco, biblioteca di conservazione con la sua ricca collezione di testi antichi e moderni, e l’Archivio “Casa San Secondo” della Provincia italiana dei Canonici Regolari Lateranensi.

 

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