Tra XIX e XX sec: la moralità e l'esclusione del civile
Il rapporto civile-religioso
Il rapporto civile-religioso
Nel corso dell’Ottocento si assiste ad una crescente cura meticolosa della forma sia del rito che della sua registrazione; in parte si assiste anche a forme nuove di cura della preparazione pastorale al battesimo.
Per quanto riguarda la forma non cambia il rituale, con rinnovate edizioni del Rituale Romano di Paolo V del 1614, ma cresce nella cura con cui i parroci vi si dedicano; questo può essere anche un riflesso della presenza del Vescovo nella nuova sede cuneese. Questo comportava un ritmo più frequente di visite pastorali e di controlli vicariali.
Nei registri parrocchiali, in casi di battesimi in pericolo di morte del neonato, vi sono parroci che già nel corso del Settecento lo annotavano, precisando a lato: “rite” oppure “sub forma dubia” o più semplicemente ripetono il rito “sub conditione”.
Altro elemento da segnalare è la continuazione del termine “catechizzare” in riferimento ai riti di esorcismo con cui nel rituale si era mantenuta traccia dell’antico catecumenato per gli adulti.
Non erano rari i neonati esposti, che venivano battezzati “sub conditione”. Si trovano pure alcuni esempi di annotazioni per esposti ritrovati con indicazione di battesimo, ovviamente relativa alla sola infusione dell’acqua fatta alla nascita; così si trova la scritta precisa: “inventa exposita cum schedula” che quindi viene battezzata “sub conditione”. Fin dall’inizio dell’attività a fine 1200 la confraternita di Santa Croce si era occupata di accogliere e seguire gli “esposti”. Questo compito venne ribadito nel 1801 dal governo francese e dal 1830 l’onere di questa cura venne assunta dallo Stato per mezzo della Provincia. Dal 1838 presso la parrocchia di Santa Maria, nel cui territorio sorge Santa Croce, si tennero i registri dei Processi Verbali degli Esposti.
Dallo stesso anno vennero imposti registri prestampati anche per gli atti di nascita, da redigere in copia per l’amministrazione comunale, utilizzati fino al 1865. Dall’anno seguente iniziò l’anagrafe civile nei comuni del regno d’Italia; e le parrocchie ebbero nuovi registri prestampati per la registrazione degli atti sacramentali, utilizzati fino al presente, pur con qualche variazione.
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