Tra XIV e XVI sec: nascono le parrocchie

La bottega degli scultori Zabreri

La bottega degli scultori Zabreri

La bottega degli  Zabreri (o Chiabreri), originari di Pagliero in valle Maira, è una delle più attive e conosciute dell’area cuneese; ad essi  è stata attribuita la maggior parte della produzione epigrafico scultorea della seconda metà del XV secolo: acquasantiere, fonti battesimali, capitelli, architravi con iscrizioni accomunati da un canone di scrittura pressoché identico e dall’affinità delle forme. Il ritrovamento dell’atto di allogazione alla loro bottega del portale della parrocchiale di Dronero (1455 – 1461), ha fatto sì che venisse ricondotta alla loro mano una quantità eccessiva di manufatti disseminati in tutta la Provincia, che va ridimensionata in virtù dell’uniformità di schemi che accomunava le diverse botteghe. Nel contratto – conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Dronero – i sindaci della città Giovanni Donadey e Giovanni vacca si impegnano con i maestri Stefano, Costanzo e Maurizio Zabreri per la fattura del portale; molte sono le indicazioni tecniche sull’utilizzo dei materiali e la forma del manufatto, ma anche sulle modalità di esecuzione e pagamento. Agli scultori spettano tutte le operazioni di cava, scalpello e montaggio dell’opera, alla comunità toccano il trasporto dei marmi e delle pietre e le altre forniture. Il pagamento avviene in denaro, grano e vino. La formazione degli Zabreri avvenne nel vallone di Pagliero, dove la presenza di cave di marmo determinò probabilmente la nascita di maestranze locali che si specializzarono nella lavorazione di questo tipo di pietra. Caratterizzati da uno stile vicino al gusto tardogotico, incline alla calligrafia e al linearismo, gli Zabreri  monopolizzarono la produzione della seconda metà del Quattrocento nel marchesato di Saluzzo e in tutta l’area cuneese, dalle vallate alpine alla pianura. Questa bottega diede origine ad una vera e propria  dinastia locale, proponendo un repertorio figurativo piuttosto ristretto e basato sulla ripetizione in serie delle decorazioni e delle tipologie. Questo modus operandi assicurò la sopravvivenza dei medesimi schemi per diversi decenni. La pratica di inserire spesso la data di realizzazione del manufatto sui bordi di acquasantiere e fonti permette di collocare la loro produzione dalla metà del XV secolo fino agli inizi del XVI.

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