L'arte della miniatura
La tecnica della miniatura medievale
La tecnica della miniatura medievale
Nella tecnica della miniatura medievale, per la coloritura ci si avvale di una tempera composta da quattro elementi:
– i pigmenti, che portano il colore alla composizione e possono essere a base di terre (gesso e lacche su base gesso, ocra), minerali naturali (polvere di oro/argento, lapislazzulo, azzurrite, …) o artificiali (fuliggine, minio, cinabro, …), metalli, piante (derivanti da fiori, come ad esempio lo zafferano, erbe, bacche, cortecce o radici) o animali (carminio: femmina dell’insetto Coccus ilicis il cui corpo arrotondato di colore rosso bruno contiene un principio colorante).
– i leganti, che legano il composto permettendone la tenuta sulla pagina. I principali sono la gomma arabica, le gomme di alberi da frutta con nocciolo (ciliegio, albicocco, prugno), gomma adragante, colle animali (colla di pergamena, colla di pesce, colla di ossa), albumina e tuorlo d’uovo;
– gli ammorbidenti; additivi igroscopici (miele, zucchero, glicerina) che migliorano la flessibilità del colore impedendogli di seccarsi completamente e screpolarsi;
– i solventi come l’acqua
Altri strumenti necessari per la realizzazione di un codice nelle sue varie parti erano:
– penne d’oca: strumento scrittorio per eccellenza in età medievale, si ricava dal piumaggio di uccelli come oche e cigni. Le penne utilizzate sono quelle remiganti, quelle cioè che determinano il volo, in quanto più lunghe, rigide, strette e con un profilo ben definito con una sorta di curvatura; Prima di essere utilizzate, erano temperate per pulirne e indurirne l’estremità, tagliate “a punta tronca” per permettere il fluire dell’inchiostro e tolte le barbe, in prossimità dell’impugnatura, per renderle più leggere e maneggevoli.
– inchiostri: nel Medioevo erano due i principali tipi di inchiostro utilizzati: il nerofumo, una sospensione ottenuta con carbone, acqua e gomma arabica, e l’inchiostro ferro-gallico, ottenuto attraverso una reazione dalle galle di quercia con l’aggiunta di solfato ferroso. Quest’ultima tipologia di inchiostro, completava la sua reazione negli strati della pelle di pergamena, risultando a volte eccessivamente acido da corrodere il supporto sino a bucare la pelle.
– oro: la foglia d’oro era applicata sulla pagina attraverso il procedimento della doratura. Si stendeva una base chiamata assiso (composto di gesso, colla di pesce, biacca e bolo armeno), sulla quale si applicava l’oro mediante azione pneumatica (attraverso il respiro si inumidiva l’assiso per qualche secondo e velocemente si applicava la foglia d’oro). Terminata l’applicazione l’oro poteva essere lucidato con l’agata.
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