Gli Amboni di Salerno

Ambone d’Ajello

Ambone d’Ajello

Sul lato destro è posto l’altro ambone di forme più imponenti e voluto dal vescovo Niccolò D’Ajello, figlio dei vicecanceliere del regno normanno, Matteo, intorno ai primi anni del suo episcopato. Questo secondo ambone è costituito da dodici colonne su cui poggiano i plutei mosaicati a pasta vitrea. I capitelli sono iconograficamente più semplici raffiguranti uccelli esotici, telamoni e motivi floreali. Sul lato rivolto verso il coro vi è il lettorino, raffigurante due chierici che sorreggono la base su cui poggiare il libro liturgico ed alla base due leoni. L’esecuzione artistica rimanda a stili e forme del mondo antico ma qui rielaborate secondo il gusto tipico della scultura dell’Italia meridionale nel periodo romanico.  Il secondo lettorino è costituito dalla figura umana morsa dal serpente ed artigliata dall’aquila con alla base il bue e l’orso che lo azzanna al collo. Un’esecuzione scultorea dal forte rimando simbolico e pervasa da un’esecuzione artistica tipicamente romanica ed innovativa per la sua esecuzione formale. La presenza di due lettorini è sicuramente insolita e verosimilmente frutto di lavori successivi che, come per l’ambone Guarna, hanno modificato le forme originarie. Sul lato frontale è collocato il candelabro per il cero pasquale acceso durante la veglia pasquale, con caratteristiche tipologiche e stilistiche simili ad altri presenti in Campania. Quattro fiere sono alla base del candelabro, suddiviso in tre cilindri mosaicati terminanti con un “bocciolo scolpito con figure virili e muliebri danzanti”.

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