LA CONCATTEDRALE DI SAN TOMMASO APOSTOLO DI ORTONA

Ricostruzione post bellica

Ricostruzione post bellica

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Ortona, 21 dicembre 1943: “un polverone soffocante si leva al cielo: è saltato in aria il Semaforo e con esso la Torre dell’Orologio, distruggendo contemporaneamente anche metà Cattedrale e la Cupola!”. Il drammatico racconto di Don Antonio Politi, unito alle fotografie storiche, sintetizza una visione di estrema rovina e desolazione, compiuta ai danni della Concattedrale all’alba della festività di San Tommaso Apostolo: l’edificio sacro appariva completamente squarciato, la cupola era ridotta a un lacerto, un cumulo di pietre e calcinacci era ciò che restava della torre duecentesca, mentre completamente distrutti erano gli affreschi della cappella di Santa Maria Maddalena e, in parte, il portale trecentesco di Nicola Mancino e il porticato quattrocentesco.

In attuazione delle direttive emesse nel 1944 dal Ministro De Ruggero, in meno di due anni si diede seguito alle operazioni preliminari di sgombero delle macerie, recupero delle suppellettili e dei frammenti, puntellamento, protezione delle parti pericolanti e consolidamento risolutivo della struttura. Il 10 novembre 1945 si diede inizio ai lavori di ricostruzione da parte del locale Genio Civile, improntati tuttavia – per esiguità dei fondi per danni di guerra e per l’urgenza di riappropriarsi del maggior edificio religioso cittadino – all’esecuzione di partiture più semplici, lontane dall’idea della ricostruzione dell’immagine della Concattedrale precedente alla distruzione bellica. Secondo tali premesse, non si diede luogo al restauro del porticato quattrocentesco e si costruì una monumentale cupola al posto del tiburio settecentesco. All’interno, si segnalano il rifacimento della Cappella di San Tommaso nel 1958 e la demolizione, nel 1968, dell’antica cappella dell’Immacolata Concezione per far posto alla nuova cripta, del monumentale altare maggiore in marmo, e della scalinata centrale di accesso al presbiterio, quest’ultima visibile da fotografie storiche. Con il pioneristico intento di conservare e tutelare le opere d’arte provenienti dalla Cattedrale e da altri edifici di culto cittadini sopravvissute ai bombardamenti del 1943-1944, il 3 maggio 1980 fu aperto al pubblico il Museo, già della Cattedrale e successivamente Diocesano, i cui spazi espositivi sono ricavati all’interno delle cappelle del Rosario (sala 1), del Battistero (sala 2) e di Sant’Onofrio (sala 4) e di un piccolo ambiente di raccordo (sala 3).

In definitiva, il risultato finale della ricostruzione post-bellica della Concattedrale di Ortona è una “sterile versione moderna delle forme medievali”, in parte sopravvissute alle numerose distruzioni e ricostruzioni culminate con i danni del conflitto bellico. “La nuova Cattedrale presenta l’aspetto anonimo e triste delle riproduzioni, pur senza esserlo poiché le differenze fra l’organismo attuale e quello antico sono numerose e sostanziali”, citando Gaetano Miarelli Mariani.

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