Il pergamo della Chiesa di San Michele in Borgo di Pisa, tra passato e futuro
Un modello da seguire: pergamo e pulpito quali elementi della scena liturgica
Un modello da seguire: pergamo e pulpito quali elementi della scena liturgica
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Il termine pulpito è stato, e viene ancora oggi spesso utilizzato per indicare genericamente sia la struttura fissa destinata alla predicazione, sia quella da cui veniva proclamata la Parola. Tanto nella letteratura, quanto nelle fonti documentarie viene usato in maniera piuttosto disinvolta a indicare quando una struttura, quando l’altra.
Il pergamo, o ambone, si trovava in posizione elevata e in relazione con il presbiterio, direttamente inserito al suo interno o posto in
collegamento con esso attraverso strutture connesse, esplicitando il rapporto tra parola proclamata e parola che si fa ‘pane’ sulla mensa, legame tra liturgia della Parola e liturgia eucaristica (ne è un chiaro esempio l’ambone di San Miniato al Monte legato architettonicamente alla recinzione corale). Prima delle riforme tridentine la lettura avveniva su tre differenti livelli dell’ambone e prevedeva la presenza del diacono per la proclamazione del Vangelo, del lettore per quella del Lezionario e del salmista, al livello più basso, per il Graduale. Dal pergamo, inserito nelle chiese toscane a partire dal Duecento, i fedeli “impararono ad ascoltare con gli occhi” (Timothy Verdon, E la parola si fece bellezza, p. 7), potendo “vedere la voce” (Severino Dianich, L’ambone: ascoltare e vedere la parola di Dio”, p. 116); come per i cicli pittorici sulle superfici murali, vere e proprie pagine di fede cristiana, così come per i rotoli degli Exultet, la parola proclamata si materializzava in forme e colori. Nel medioevo il pergamo – la cui struttura e apparato iconografico, dalla forte espressività, segue un ben preciso intento narrativo – diventa quindi un elemento essenziale della scena liturgica, del dramma sacro che viene ‘recitato’ all’assemblea dei fedeli.
Per un approfondimento sulle tipologie e caratteristiche del pergamo in Toscana si rimanda alla pagina relativa.
Tra XI e XIII secolo, con Bernardo di Chiaravalle e poi con la nascita degli ordini mendicanti, la predicazione assume un ruolo predominante, anche come funzione autonoma. La proclamazione della Parola viene sostituita dalla sua dotta narrazione e il luogo della Parola diviene il luogo della predicazione, in
posizione elevata e collocato circa a metà navata, nettamente separato dal luogo dei ministri e della loro celebrazione. Il pulpito a sagoma poligonale, a volte parzialmente ricurva, veniva generalmente appoggiato a una colonna o alla parete in ‘cornu evangelii’ affinché la voce del predicatore fosse udita più facilmente. In un ricordo del 1453, giunto a noi in copia del 1679, risultano presenti nella cattedrale pisana, oltre al “grande e superbo Pergamo tutto istoriato […]” di Giovanni Pisano, due “pergami da predicare, uno historiato e l’altro no”, di cui non viene indicata la posizione all’interno dell’edificio. Tra il 1319 e il 1320, come ci riferisce Caleca (1993), viene commissionato a Lupo di Francesco, capocantiere dell’Opera del Duomo di Pisa dal 1315, la realizzazione di un un “pulpitum preconis”, molto probabilmente un piccolo pergamo destinato alla lettura del praeconium pasquale (Milone – Novello), distrutto nell’incendio del 1595. Ricordiamo che sempre nel Duomo di Pisa fu realizzato nel 1630 un altro pulpito dallo scultore fiorentino Chiarissimo Fancelli, riutilizzando parte degli elementi dello smembrato pergamo di Giovanni Pisano. Da varie fonti documentarie (secc. XVII – XIX) sono attestati ancora due pulpiti “in legno barocchi” ai lati del coro, appoggiati ai due pilastri”, corredati da “due spalliere d’arazzo”, rappresentanti un Cristo e l’Assunta con “arme detro” e da “tre altre [spalliere] per leggii di su pulpiti” (inventario dell’Opera del Duomo, 1606). Questi pulpiti furono demoliti in occasione del ripristino del pergamo di Giovanni Pisano (1923 – 1926) e furono sostituiti da “due poggioli” per cantarvi l’Epistola e il Vangelo, sui quali furono inseriti i leggii: uno di quelli che si trovava a metà della scala del pulpito demolito e uno rappresentante la Pietà, attribuito a Giovanni Pisano, in sostituzione del leggio con l’aquila, che si trovava sull’altra scala, appartenente al pergamo smembrato. Per la presenza dei pulpiti nelle chiese pisane si vedano le fonti documentarie indicate in fondo alla pagina.
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